LA MARCIA SU MOSCA / COSA C’E’ DIETRO LA ‘SCENEGGIATA’ DEL CAPO WAGNER PRIGOZHIN

La clamorosa ‘sceneggiata’ del capo dell’esercito mercenario Wagner, al secoloEvgenij Prigozhin, a quanto pare per qualche tempo ‘cuoco’ personale di Vladimir Putin.

Un crescendo, nei mesi scorsi, di critiche non solo al Cremlino ma soprattutto ai generali russi e al ministro della Difesa, da lui bollati come totalmente incapaci.

Fino alla sceneggiata, appunto, finale, con la marcia su Mosca, stoppata a 200 chilometri esatti dalla meta. Ricorda, sinistramente, la marcia su Roma di un altro ducetto di casa nostra.

Quanto di peggio possa esistere al mondo una milizia mercenaria, pagata per uccidere dal miglior offerente.

E cosa di più credibile che il capo di una simile truppa (di cui si ignora perfino il numero: 5 mila, 10 mila o addirittura 20 mila?) si sia – e non da oggi – venduto al miglior offerente?

Lo vediamo dal mondo del pallone: oggi i milioni di euro o di dollari volano al cielo come noccioline, 80-100 milioni per un giocatore di buon valore, e neanche un campione come quelli di un tempo.

Non c’è bisogno di una zingara per ‘intuire’ che una lauta offerta griffata CIA – la quale dispone di palate miliardarie in ‘nero’ per i lavori sporchi – sia finita sul piatto del capo mercenario. Che, in questo modo, può cambiare idea, e passare dall’altra parte della barricata. E all’ultimo momento con ogni probabilità ha capito che, pur nuotando in una piscina zeppa di dollari come il mitico Paperòn de’ Paperoni, poteva finir male e non goderseli più, quei dollari. Da qui il dietrofront: l’improvviso stop a 200 chilometri dal traguardo moscovita. Intanto, comunque, già un bel ‘danno’ l’aveva provocato: mostrando che la Russia è molto, molto vulnerabile.

Fanta-geopolitica? Fanta-strategie militari? Tutto è possibile, in un conflitto dove ormai può succedere ogni cosa, con gli Stati Uniti che non mollano la presa e non possono accettare ormai che l’Ucraina non esca vincitrice dal conflitto, con un Putin umiliato e detronizzato.

A questo punto, ecco di seguito un’analisi dell’ottimo sito di contro-informazione ‘Piccole Note’.

A seguire, una altrettanto ottima lettura dei fatti firmata dall’analista politico italo-americano Umberto Pascali e pubblicata dal blog di Maurizio Blondet: la potete leggere cliccando sul link in basso.

E, infine, vi proponiamo un altro interessante intervento pubblicato sul sito ‘Minima Cardiniana’, animato dallo storico e medievalista Franco Cardini.

 

 

La variabile Prigozhin entra in azione

Ancora poco chiari i contorni di quel che sta avvenendo in Russia a causa della rivolta di Prigozhin. Di sicuro si sa che la Wagner si è attestata nel Comando militare di Rostov prendendo il controllo dell’intera città e che Putin, in un discorso alla nazione, ha parlato di tradimento e di severe punizioni.

 

Una sfida che parte da lontano

Quanto sta avvenendo avrebbe dovuto essere un colpo di Stato, “Stiamo bloccando la città di Rostov e andando verso Mosca”, ha detto Prigozhin in un video riferito dal New York Times.

Ma ad oggi, il golpe sembra già fallito: la marcia verso la capitale della Wagner non sembra aver preso forma e l’esercito russo sembra aver preso contromisure adeguate. Fallito l’effetto sorpresa, le chanche di successo diminuiscono.

Resta da capire come evolverà la situazione, dal momento che il confronto a Rostov e nelle vicinanze potrebbero sfociare in scontro aperto tra la Wagner e l’esercito russo, ancora limitato ad alcune scaramucce.

Ad oggi sembra che il tentativo di Prigozhin sia isolato (cioè sia stato relativamente isolato perché è alquanto ovvio che ha goduto di connivenze in qualche alta sfera).

Probabile che il suo pronunciamento sia arrivato troppo presto. Cioè che si sia mosso troppo in fretta, incalzato dagli eventi. E, avendo dovuto anticipare, ha perso lo slancio.

Così veniamo a ricostruire la storia del cosiddetto cuoco di Putin che da tempo ha ingaggiato un duello verbale, e non solo, con l’alto comando dell’esercito russo.

In un altro articolo, riassumiamo, avevamo spiegato che la polemica mirava a destabilizzare il Comando dell’esercito e a prenderne il controllo, passo che avrebbe permesso a lui, meglio ai suoi sponsor, di controllare il Cremlino.

Prigozhin aveva guadagnato i suoi allori, che ora tenta di rivendere ai cittadini russi, sul campo di battaglia di Bakhmut. Conquistata la città, a un prezzo indicibile per entrambe le parti, si era inaspettatamente ritirato dal fronte. Questa la prima mossa che preludeva all’attuale sviluppo.

La seconda mossa, nelle sue intenzioni, era quella di piazzare la Wagner nella regione al confine con l’Ucraina, quella di Belgorod, in maniera legittima, cioè su mandato del Cremlino.

A tal fine aveva tentato di sfruttare la relativa destabilizzazione locale provocata dalle incursioni dei cosiddetti volontari russi anti-Cremlino, chiedendo di essere inviato a domarla. Di fatto, Prigozhin aveva intenzione di attestare meglio la sua Wagner nella regione, ma senza scoprire ancora le carte, per aspettare il momento più opportuno.

 

Pronunciamento anticipato

Probabile che Prigozhin contasse su uno sfondamento della linea difensiva russa in Ucraina. Nella destabilizzazione conseguente, il suo pronunciamento, rafforzato dalla debacle del Comando russo, avrebbe goduto di maggiore incisività.

Ma l’atteggiamento sempre più apertamente ostile a Mosca del capo della Wagner ha indotto il Cremlino a rompere gli indugi e a ordinare una stretta sulle formazioni mercenarie, a cui è stato chiesto di firmare un contratto che le pone sotto il controllo del Ministero della Difesa.

Prigozhin ha rifiutato sdegnosamente di rientrare nei ranghi, proseguendo nelle sue polemiche verbali, nelle quali è arrivato addirittura a criticare l’invasione dell’Ucraina – nonostante ne sia stato un protagonista assoluto – per attirarsi le simpatie dell’Occidente, con il quale da tempo gioca di sponda. L’implicito in tali dichiarazioni era che se avesse preso il potere avrebbe ritirato le truppe dall’Ucraina e fatto fuori Putin, responsabile dell’invasione.

Resta un mistero di come l’apparato russo non abbia preso provvedimenti prima del precipitare degli eventi, monitorando con più attenzione la situazione. Ciò sembra derivare, appunto, da connivenze nelle alte sfere, ma questo aspetto resta avvolto nel mistero, che forse rimarrà tale dal momento che Putin tende a circoscrivere gli avvenimenti.

Nonostante il suo discorso abbia avuto toni drammatici, sulla questione Prigozhin si è limitato ad affermare che occorre “stabilizzare” la situazione di Rostov (ma ha anche parlato della rivoluzione del ’17, accennando a uno sfondo più ampio della congiura).

Sviluppi da seguire. La Wagner dice di avere 25mila uomini, molto ben armati e ben addestrati. Tra questi, contractors professionisti a libro paga, ma anche volontari che più che per la paga si sono intruppati per partecipare di quella che era considerata la truppa d’élite russa, quella delle missioni più estreme.

Da vedere se gli uni e gli altri, se il confronto dovesse indurirsi ulteriormente, rimarranno fedeli al loro capo.

Di interesse notare che l’Occidente ha trovato una sponda invero sorprendente all’interno della Russia, la truppa considerata alla stregua di un’organizzazione terrorista e la più spietata nell’ambito del conflitto ucraino (“non faremo prigionieri”, ebbe a dichiarare Prigozhin durante la battaglia di Bakhmut, come riferiva Open).

E di come, ancora una volta, si sia disvelata una palese disinformazione della propaganda occidentale. Per anni si è parlato di Prigozhin come del “cuoco di Putin”, così da accreditare direttamente allo zar i duri interventi della Wagner sui vari campi di battaglia. Il cuoco, com’è evidente, destinava la sua cucina ad altri.

Resta da capire l’interazione tra il pronunciamento di Prigozhin e il fronte ucraino, se cioè il fronte interno aprirà spazi alla controffensiva delle forze di Kiev. Ma perché ciò avvenga, la querelle Prigozhin deve durare tempo. Peraltro, più dura, più è possibile l’ampliarsi della destabilizzazione interna. Sviluppi da seguire.

 

FONTE

Piccole note

 

 

LINK 

Scott Ritter: MI6, CIA e i “dipendenti” di Kiev hanno reclutato Prigozhin

di Umberto Pascali

 

 

CRONACA (BREVE E INCOMPLETA) DI UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA
PUTIN PRONTO A TUTTO CONTRO I “TRADITORI”. PER WAGNER “È INIZIATA LA GUERRA CIVILE”

 

 


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