La buona TV

È materia per i successori di Sigmund Freud, è la lettura psicanalitica di un’invasione onirica notturna, in corrispondenza con il disgusto per la palude mediatica in cui sguazza la destra con protervia di regime sovranista, dittatoriale.  Il sogno nasce con un’orripilante prolusione. Mette in fila gli innumerevoli step dell’informazione asservita alla destra. Immagini e parole compongono un osceno mosaico di faziosa falsità, entusiastici ‘like’ per la burattinaia della Garbatella, che firma un selfie librario, evidentemente elaborato a quattro o più mani, disseminato di comodi omissis. Ed è solo una quota di quanto emerge con evidenza dalla cronaca politica, purtroppo colto solo da pochi analisti di settore e dai vaccinati contro l’invasione barbarica dell’informazione affidata ai sudditi imbarcati da “Yo soy Giorgia” nel cargo della destra-destra. La lista degli assoldati ha in cima il coro a più voci di Mediaset, in condominio con la Rai bruscamente occupata ‘militarmente’. Allo schiacciasassi, che guida la cordata degli arrembanti, si accoda il vasto pianeta dell’emittenza locale, da sempre asservita al ‘benefattore appena scomparso’, che destinava alle tv private parte delle risorse incassate da Mediaset con gli introiti della pubblicità.

L’incubo notturno si popola di giullari alla corte della destra: Porro, Del Debbio, Sallusti, Brindisi, Veronica Gentili, i 5 minuti di Vespa post Tg1, il famigerato ‘Porta a Porta’.

Ma improvviso capovolgimento del tema. Lo sceneggiatore autore del sogno spegne la telecamera e le facce dei meloniani spariscono. Lasciano il posto a uno studio televisivo ‘spartano’, alla rituale foto di gruppo, uno accanto all’altro, sorridenti, di Mentana, Floris, Formigli, Iacona, Gad Lerner, Lilli Gruber, Lucia Annunziata, Santoro, Purgatori, Gramellini, Giovanna Botteri, Mannoni. Scorrono i sottotitoli della clamorosa notizia: “I giornalisti che vedete, riuniti in assemblea finora tenuta segreta, si sono costituiti nella ‘Fondazione giornalismo libero’. Formalizzate le dimissioni con i network di appartenenza, hanno concordemente deciso di investire i loro tesoretti (che poca cosa non sono) nell’acquisto di un canale televisivo, con l’obiettivo di  operare in sintonia, per produrre informazione indipendente dalla politica e dal potere finanziario, per ripristinare il giornalismo d’inchiesta e condurre il loro Tg, i giornali radio, a turno, per ogni giorno della settimana, per anteporre la cultura a ogni altro genere  televisivo, bandire la tv trash, il gossip, i processi in tv, le fiction diseducative, il turpiloquio, le risse tra politici dei talkshow, l’estate degli scarti d’archivio riproposti da giugno a settembre.

Suggerisce la smorfia di giocare una quaterna su tutte le ruote, ovvero  13 (i giornalisti associati della potenziale  nuova Tv), 32 (la televisione), 49 (la rivoluzione) e 90 (la paura che tutto svanisca al risveglio). 


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