JOE BIDEN / LA BOMBA ‘BURISMA’ STA PER SCOPPIARE…

Grossi grattacapi per il capo della Casa Bianca Joe Biden.

Partiamo dai ‘macigni’ che ostacolano, in modo sempre più clamoroso, la sua corsa verso primarie democratiche in vista della corsa per le presidenziali e che potrebbero portare ad un ‘impeachment’.

Macigni ben più pesanti di quelli che si frappongono sul cammino dell’avversario storico, Donald Trump.

Con una grossa differenza, però: stranoti, iper-pubblicizzati dai grandi media occidentali quelli sul groppone di Trump: praticamente ‘oscurati’, ‘censurati’ quelli a carico di Biden.  Semplice, no?

Uno dei ‘macigni’ giudiziari più grossi, per Biden, si chiama ‘Burisma’, ossia il colosso energetico ucraino al centro di mille scandali e connection da milioni e milioni di dollari. Nel suo cda – dopo il golpe di piazza Maidan diretto dagli Usa che ha rovesciato il legittimo governo nel 2014 – venne nominato addirittura Hunter Biden, figlio dell’allora vicepresidente Joe nell’amministrazione Obama. Non capiva un cavolo di energia, eppure occupò quella poltrona, lautamente pagato e soprattutto in grado di tessere una grossa rete di potere & affari.

Sull’affaire Burisma ‘osò ficcare il naso il troppo curioso procuratore ucraino Viktor Shokin, proprio per questo ‘licenziato’ dal governo. E su Burisma da un paio d’anni ha acceso i riflettori l’FBI, che però ha letteralmente ‘nascosto’ quanto di compromettente ha trovato sia a carico di Hunter che, soprattutto, di Joe Biden.

Ma il bubbone prima o poi è destinato a scoppiare, tenuto anche conto che un Comitato speciale della Camera Usa ha finalmente deciso di vederci chiaro, sta spulciando tra le carte solo parzialmente consegnate dall’FBI e interrogando vari personaggi implicati nel maxi affare.

Ad un certo punto è spuntata un ‘gola profonda’, un super ‘informatore’ ritenuto dall’FBI ‘molto autorevole e attendibile’, il quale ne ha raccontate di cotte e di crude e ha fornito una serie di ulteriori documenti bollenti.

Top secret la sua identità per diversi mesi: ma il segreto è ‘caduto’ qualche giorno fa, quando si è scoperta la sua identità.

L’ha svelata il senatore Usa Chuck Grassley e la notizia è stata subito ripresa dal ‘Washington Examiner’.

Di chi si tratta? Nientemeno che del proprietario di Burisma, Mykola Zlochevsty, il grande ‘corruttore’ dei Biden, padre e figlio, che ha pensato bene di registrare i principali colloqui bollenti, ben 17, come “polizza assicurativa”, stando alle sue parole.

L’organigramma di Burisma

Non è certo finita qui. L’ufficio del Procuratore Usa del Delaware sta gestendo l’indagine penale federale in corso su Hunter Biden. La decisione finale, ossia se incriminare o meno il rampollo presidenziale, spetta al procuratore David Weiss, che venne nominato da Donald Trump. A febbraio 2021, Joe Biden ha chiesto le dimissioni di tutti i procuratori americani nominati da Trump, ad eccezione proprio del solo Weiss.

Si è chiesto giorni al Comitato speciale Grassley: “Che cosa sta facendo il procuratore Weiss rispetto a queste registrazioni di Joe e Hunter Biden che paiono rilevanti per il contesto di pesante corruzione?”.

Sempre giorni fa e sempre in sede di Comitato, il suo presidente   James Comer ha citato in giudizio l’ex socio d’affari di Hunter Biden, Devin Archer, il quale, secondo Comer, “ha svolto un ruolo significativo negli affari della famiglia Biden all’estero, ossia Ucraina, Russia e Cina”.

La testimonianza di Archer è di basilare importanza, visto il suo ruolo nella Biden story: ha infatti lavorato a lungo al fianco di Hunter nel cda di Burisma. E gli inquirenti hanno a disposizione centinaia e centinaia di e-mail intercorse negli anni tra Hunter e Archer.

Ma eccoci ad un secondo avvenimento clou di questi giorni. Un vero giallo.

Proprio per i prossimi giorni era prevista, davanti al Comitato, una testimonianza da novanta. Ossia quella del ‘capo contabile’ di Burisma. Peccato non possa più farlo: perché un paio di giorni fa è stato trovato il suo cadavere. Quindi non potrà più documentare e svelare i punti oscuri dell’affare Burisma. Comunque aveva già avuto modo di illustrare parecchi dettagli, mostrando un forte coraggio civile e la volontà di far chiarezza su uno scandalo di dimensioni gigantesche.

Si tratta di una donna, e soprattutto, moglie del secondo fondatore di Burisma, Mykola Lisin. Il quale, a sua volta, nel 2011, morì in un altrettanto misterioso incidente automobilistico a bordo della sua fiammante Lamborghini Diablo.

Una storia di morti drammatiche, confessioni, connection & maxi affari, quella targata Burisma.

Un autentico vaso di Pandora dal quale potranno uscire ‘dirty stories’ che più esplosive non si può.

Ma per allentare la tensione e rendere meno pesante il clima, passiamo alle ‘amenità’ di casa Biden.

Eva Longoria

Che nei giorni scorsi si è potuto distrarre soprattutto ospitando, nella ‘sua’ Casa Bianca, la proiezione del primo film come regista della famosa attrice, e fan democratica (ha finanziato le presidenziali di Obama e di Joe), Eva Longoria e il suo ‘Flamin Hot’. La pellicola celebra la comunità latino-americana (grosso bacino elettorale in vista del voto) raccontando la storia di un umile uomo delle pulizie messicano, Montanez, che inventò e fece la sua fortuna con gli ‘Snack Cheetos’. Centinaia di fans sui prati verdi della Casa Bianca, mentre una banda di mariachi si è esibita dal balcone Blue Room.

In brodo di giuggiole la consorte presidenziale, Jill Biden: “Questo film è dedicato a tutti quelli che nella vita sono stati trascurati e sottovalutati. Montanez è un esempio di come si possa farcela pur tra mille difficoltà”.

E in brodo di giuggiole anche il maritino Joe, che ha calorosamente abbracciato la sensuale Eva, in un fasciatissimo abito arancione. Ne ha anche carezzato il seno, con una Longoria costretta a scostargli la troppo ardita mano, come documentano le immagini (potete appunto vedere la imperdibile scena nelle immagini riportate dall’ottimo sito di contro-informazione ‘Renovatio 21’, in basso il link).

Il Biden a tutta birra ha definito la celebre interprete di ‘Desperate Housewives’come ‘flaming hot’ (fiammeggiante bollente), aggiungendo: “Ci conosciamo da tanto tempo, lei aveva 17 anni e io 40”…

E il giorno prima, nel corso dell’affollato ‘National Safer Communities Summit’ che si è svolto nel Connecticut, l’ormai leggendario gaffeur ‘Sleepy’ (perché spesso schiaccia un pisolino sotto gli occhi sbalorditi di tutti in pubbliche occasioni) Joe Biden, ha concluso con un indimenticabile ‘God Save the Queen’, facendo sgranare gli occhi e spalancare le orecchie ai tanti presenti.

Ora che la Regina è morta?

E cosa c’entrano gli Usa? Dove il motto rituale – per chiudere i discorsi eccellenti – è ‘God Bless America’…

 

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Biden sfiora il seno di un’attrice. Poi dice «Dio salvi la regina»

 


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