IL NUOVO PD DI ELLY SCHLEIN / ALLA RICERCA DELL’UNITA’ E DELL’IDENTITA’ PERDUTE. MA QUALI?

Luci e ombre all’assemblea del PD che ha visto la proclamazione del nuovo segretario, Elly Schlein.

Palpabile un clima effervescente, nuovo, diverso rispetto ai clichè delle nomenklature precedenti. Si respira il senso di un cambio di rotta, di un vento comunque diverso.

Ha suscitato applausi, e non poteva non essere così, la promessa di ‘cacciata dal tempio’ dei ‘capibastone e dei cacicchi’ che hanno imperversato e dettato legge per anni. L’annuncio di ‘una nuova primavera’, i cui segnali cominciano a vedersi nella fresca ondata di nuovi iscritti, ‘circa 10.000’. Così come, proprio su questo terreno, la volontà di tagliare con un passato che presentava non poche opacità e ‘stranezze nei tesseramenti’.

Ma i punti focali sono due, come emerge dalle sue parole: Unità e Identità.

 

ALLA RICERCA DELL’UNITA’ PERDUTA

Partiamo dall’Unità (a proposito: tra poco più di un mese, per il 18 aprile, è annunciato il ritorno in edicola della testata fondata da Antonio Gramsci: che, come in un gioco di prestigio, non sarà altro che ‘il Riformista’, edito da Alfredo Romeo e diretto da Piero Sansonetti con tutta la sua redazione al seguito: ma sull’intricato argomento torneremo presto).

Sorge spontaneo l’interrogativo: è certamente auspicabile una ‘ ‘Unità’, ma può essere solo trovata sui temi, sulle proposte, sugli obiettivi, sulla stessa Identità da dare al partito. Non così, in astratto.

Possono convivere sotto lo stesso tetto – per fare un solo un paio di esempi – Schlein e il Massimo D’Alema che si dà alle consulenze estere superpagate? Schlein e gli ex renziani ancora ben presenti tra le fila del Pd come l’ultimo capogruppo al Senato Simona Malpezzi?

Massimo D’Alema

Se le anime, anzi le CORRENTI, fino a ieri non si contavano, possibile che magicamente scompaiano tutte?

E poi: quanti burosauri del vecchio apparato faranno di tutto per darsi un rapido lifting, un restyling per sembrar nuovi di zecca?

Possibile sperare che i capibastone e i cacicchi giustamente citati

dal neo Segretario perdano il pelo, si trasformino altrettanto d’incanto in compagni veri per le battaglie future?

Difficile, molto difficile, salvare capre e cavoli, mantenere l’unità del ‘tutti dentro con tutti’ che fino a 24 ore fa perseguivano obiettivi diversi e soprattutto avevano visioni del mondo diametralmente opposte.

Certo, non si può spaccare il partito a fette, questa sì questa no. Ma sarà un lungo e difficile cammino, mentre i tempi sono non stretti, ma strettissimi, visto che questo governo di inetti e fascistoidi ne sta combinando ogni giorno di più e di peggiori; per questo va incalzato OGGI, seduta parlamentare su seduta parlamentare, contrastato con la maggior forza possibile.

Primo banco di prova: sono tutti d’accordo nel nuovo Pd, tutti, per un’opposizione senza se e senza ma, capace anche di dare una spallata a questo esecutivo che rischia di portarci alla catastrofe?

E allora veniamo subito ad un tema che sarà certo divisivo: ma meglio afferrare subito il toro per le corna invece di far finta di niente.

Il conflitto in Ucraina. Schlein, su questo punto, è stata molto vaga: un ovvio colpo al cerchio e l’altro alla botte. L’Italia non accetta l’invasione russa, che continua a condannare, quindi gli ucraini vanno aiutati e armati. Ma bisogna intraprendere anche la via diplomatica, bisogna avviare seri negoziati.

Enrico Letta

Questa non è chiarezza: significa tenere – come si suol dire – due piedi in una scarpa. Continuare nell’equivoco. Seguire il Letta-pensiero che è stato il più fedele alleato della NATO, rendendo l’Italia uno strapuntino degli Usa.

La Meloni non si è discostata di un filo dalla linea iper-atlantista del governo Draghi: anzi ha combinato ben di peggio, facendo le bizze per poter andare a Kiev e abbracciare l’amico Volodymyr Zelensky, il presidente fantoccio degli Usa: una scena penosa, che uno dei pochi rimasti con il sale in zucca – ci tocca dirlo – Silvio Berlusconi ha bocciato in toto: da premier non sarei mai andato ad incontrare Zelensky.

E allora, nuovo PD, cosa fai? Il doppio gioco o che?

E Schlein deve chiarirsi le idee: ancora armi a Kiev? Perché se così è, cade del tutto, perde ogni logica e credibilità la pista diplomatica, delle trattative. Quindi, ci vorrebbe un PD schierato COMPATTO per una forte, decisa, prioritaria accelerazione dei negoziati, facendosi parte attiva, prendendo ad esempio Papa Francesco che implora: mi basta una finestrina aperta, uno spiraglio e vado a Mosca e a Kiev per parlare di pace.

Ma vogliamo seguire l’esempio di Bergoglio oppure le visioni del mondo di tanti guerrafondai che vestono ancora oggi la maglietta del PD e hanno comandato fino a ieri?

 

IL TEMA-BASE: IDENTITA’ VERA, NON TAROCCATA 

Passiamo al vero, grande nodo: l’IDENTITA’.

E qui non si scappa: la chiarezza, l’estrema chiarezza è l’unica via per tentare di raggiungerla, questa benedetta identità perduta da decenni, almeno da quando ci ha lasciati Enrico Berlinguer. Il quale aveva con chiarezza – proprio nel documento presentato al sedicesimo Congresso del Pci – indicato il percorso. Bisogna ripartire da lì, facendo piazza pulita di tutto il pattume politico rappresentato dalle variazioni sul tema, indecorose, vuoi Pds, vuoi Ds, vuoi Ulivo, ultime edizioni del Pd.

Enrico Berlinguer

Quale era la vera sostanza del messaggio di Berlinguer? La pace, senza se e senza ma, visto che ne abbiamo appena parlato. Un rifiuto totale della guerra e delle armi, come del resto sancisce la nostra Costituzione. La lotta politica per avviarci verso un mondo multipolare, dove la legge non venga dettata dal ‘militarmente’ ed e anche ‘economicamente’ più forte come gli Usa che hanno da 40 anni ad oggi esportato la loro democrazia a suon di bombe & missili, golpe e stragi, occupazioni di territori e invasioni sanguinarie.

Perché la Pace non è argomento centrale nella nuova Identità del Pd?

E come valore di egual peso, non un grammo di meno, la GIUSTIZIA SOCIALE. Volerla, cercarla, combattere per ottenerla sembra oggi quasi un reato: e invece, proprio oggi, in un momento tragico come questo per la spaventosa crisi economica innescata prima dalla pandemia e poi dal conflitto ucraino, è fondamentale.

Giustizia sociale vuol dire salario minimo garantito, quel salario universale che tanti paesi hanno e da noi neanche a parlarne. Vuol dire lavoro per tutti, vuol dire far funzionare sul serio i centri per l’impiego, rendere concreto il legame formazione-lavoro (non precario, non sottopagato, non schiavizzante come oggi).

Giustizia sociale vuol dire pensioni sociali minime – come abbiamo più volte sottolineato – da paese civile, come la Francia che pur scende in piazza, ma lì sono da 1.200 euro, mentre da noi esattamente la metà, da fame: e un governo che truffa i pensionati – ricordalo Schlein – dovrebbe essere mandato a casa a calci in culo. E così ha fatto l’esecutivo Meloni, con la mancetta dei 30 euro in più al mese, neanche una pizza in famiglia!

 

ALTRE BANDIERE

Dal neo Segretario, invece, giungono altre parole identitarie. Le ha pronunciate in questa precisa sequenza: il Pd dovrà essere un partito ECOLOGISTA, FEMMINISTA, INCLUSIVO.

Francamente, restiamo a bocca aperta.

Proprio in questi mesi stiamo vedendo in che modo l’Europa, con la sua malefica Agenda 2030, vuole ridurci. Per intenderci: c’è l’ambientalismo sano, autentico, quello forse d’un tempo, è c’è un ambientalismo ‘affaristico’, ‘predatorio’, proprio come lo intendono l’Europa, le Nazioni Unite, i miliardari-filantropi alla Bill Gates o George Soros, oppure i promotori del ‘World Economic Forum’: un green che arricchisce gli straricchi, alla faccia degli ultimi, di chi non ha neanche gli occhi per piangere.

Basta sventolare la bandiera dell’Ecologia per sentirsi l’animo in pace? E allora Schlein faccia chiarezza: per quale ambientalismo dovrà lottare il nuovo PD?

Sul femminismo poche parole: è stata una battaglia giusta e praticamente vinta. Bisogna procedere e completarla: salari uguali per uomini e donne, stessi diritti.

La battaglia per l’inclusività dovrebbe rientrare a pieno titolo in quello della Giustizia sociale: affinchè ogni essere umano – proprio in quanto tale – abbia diritti uguali a quelli del suo simile. E sui diritti civili vale lo stesso: la sfera sessuale è una questione privata in cui nessuno può dettar legge, prevaricare sull’altro. Ma anche qui: siamo nel campo della Giustizia sociale.

Ignazio La Russa

Motivo per cui: perché Elly Schlein, invece di sventolare bandierine poco riconoscibili, non ne sventola due, ben chiare, precise, identificabili: proprio PACE e GIUSTIZIA SOCIALE e tutti i diritti da difendere con i denti, come ad esempio quelli dei migranti?

Due parole, due battaglie politiche e civili: sui quali la destra certo non è d’accordo, perché impregnata del suo spirito fascista e razzista, che sono nel suo DNA.

Per dirne solo una: abbiamo dovuto ingoiare perfino il rospo di un fascista conclamato come seconda carica dello Stato, Ignazio BENITO La Russa! Ma un vero PD, quello che speriamo Schlein voglia e possa far vivere e crescere, avrebbe mai potuto accettare una roba del genere?


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