Clima sempre più incandescente nelle ex repubbliche sovietiche, che fanno presagire possibili ‘golpe bianchi’ in stile ‘Euromaidan’ come successe a Kiev nel 2014, quando venne organizzata dagli americani la ‘caduta’ del presidente legittimamente eletto dal popolo Viktor Yanukovich.
Prima la Moldavia, ora è la volta della Georgia, dove sono in corso da giorni manifestazioni di piazza contro il progetto di legge proposto dal partito di governo ‘Sogno Georgiano’ sugli ‘agenti segreti’ che agirebbero per condizionare media e social.
Proposta che poche ore fa è stata ritirata dal governo, per placare le proteste, visto che perfino la presidente della Repubblica, Salomè Zourabichvili (nella foto in alto), si era schierata dalla parte dei manifestanti.
Una situazione davvero ‘ibrida’, quella georgiana, e piena di contraddizioni, nella quali ovviamente sguazzano i servizi segreti a stelle e strisce, pronti a cogliere la prima occasione per ‘inscenare’ le primavere ‘arancioni’ costate molto care a tanti, troppi paesi (il primo caso su tutti, la Libia, dove c’è stata un partnership franco-americana per detronizzare e ammazzare Gheddafi), passati da un regime che consentiva autonomia e dignità umana, ad un totale caos che non vede mai termine.
Torniamo alla Georgia. Che appunto cerca di barcamenarsi tra la più volte manifestata (anche da ‘Sogno Georgiano’) volontà di passare armi e bagagli sotto l’ombrello NATO e far ingresso nella UE (pur se la distanza geograficamente non è da poco) e il desiderio di non rompere traumaticamente con la Russia. Tanto che il governo, fino ad oggi, non ha aderito alla campagna organizzata dagli Usa per le sanzioni anti Mosca.
In sostanza, non pochi vorrebbero cercare di assumere un atteggiamento come quello di Turchia e Ungheria, con il piede in due scarpe: difficile da reggere, come posizione, perché il Paese non conta, sullo scacchiere internazionale, né come la nazione guidata da Recep Erdogan né come quella capeggiata da Viktor Orban.
In fibrillazione la situazione anche nelle due regioni della Georgia alle quali Mosca ha riconosciuto piena sovranità: parliamo di Sud Ossezia e Abkhazia: un po’ il copione del Donbass, con le due regioni di Donetsk e Lugansk massacrate per ben 8 anni dalle truppe ucraine, provocando circa 14 mila morti, nel più totale silenzio politico e mediatico internazionale. Motivo per cui è del tutto assurdo parlare di conflitto ucraino che dura da 1 anno, quando è cominciato, appunto, nel 2014 e per la sola volontà del governo golpista e fantoccio Usa nato proprio a piazza Maidan, per la regia del numero due del ‘Dipartimento di Stato’ Usa, la super falco Victoria Nuland, fra l’altro di origini ucraine.
E fu proprio Nuland a dirigere un’altra operazione che più sporca non si può: quella per organizzare la fitta rete di biolaboratori militari segreti localizzati in Ucraina; 13 quelli ufficiali (ammessi dalla stessa Nuland solo pochi mesi fa davanti al Congresso americano), ma la cifra reale è di almeno 45 biolaboratori, tante piccole Wuhan dove gli ucraini sono serviti come ‘cavie’ umane.
E lo stesso è successo in altri ex paesi sovietici: ad esempio in Kazakistan e proprio in Georgia, come la ‘Voce’ ha documentato in un reportage del 14 febbraio 2022 che potete leggere cliccando sul link in basso.
Incredibile ma vero: dopo gli accordi del 1991 stabiliti con la Russia dal blocco costituto da Stati Uniti-Francia-Germania-Gran Bretagna, accordi secondo i quali la NATO non si sarebbe allungata (o allargata, se preferite) di un metro oltre “la linea dell’Oder”, è successo di tutto e di più. Quei patti vennero letteralmente traditi, calpestati tanto che negli anni successivi la NATO ha potuto fare allegro ‘shopping’ di paesi ex sovietici o comunque orbitanti nell’influenza sovietica.
Non basta: perché nei fatti gli Usa, con i bracci armati del ‘Pentagono’ e del ‘Dipartimento di Stato’, hanno ancor più esteso la loro influenza come una metastasi: ed infatti Ucraina, Georgia e Kazakistan sono tre nazioni non sotto l’ombrello NATO né UE eppure sotto il tallone degli Usa che, appunto, vi hanno potuto tranquillamente installare i loro biolaboratori, dove vengono condotti esperimenti ritenuti ‘illegali’ negli stessi Usa (li bocciò l’amministrazione Obama) e quindi condotti in modo totalmente fuorilegge in paesi nei quali gli americani possono comandare a loro piacimento: come Ucraina, Georgia e Kazakistan.
Capito?
Ovvia, a questo punto, l’incazzatura di Putin: che si vede circondato dai missili NATO puntati da Romania e Polonia, e attorniato da paesi che pur non aderendo (ancora) a NATO e UE comunque obbediscono totalmente ai diktat Usa, senza fiatare, fino ad ospitare strutture, come i biolaboratori, dai quali può un bel mattino partire tranquillamente un drone che trasporta e sgancia un virus letale sul territorio russo, uno dei tanti lì studiati per allestire le ‘biologic wars’ del presente e soprattutto del futuro.
Più volte, va rammentato, Putin ha ‘avvertito’ i vertici Usa e NATO di quelle minacce ai confini russi: ma non è mai arrivata alcuna risposta. Of course, agli Usa conveniva tirare la corda per provocare l’odiato nemico, il ‘macellaio’ del Cremlino.
Un ultimo cenno alla Moldavia. Anche qui, è in fibrillazione una sua regione filo-russa (come già abbiamo visto in Ucraina e in Georgia), quella della Transnistria, vera e propria ‘separata’ (si dichiara infatti ‘separatista’) in casa. La presidente della Moldavia, Maia Sandu, lancia continue accuse a Mosca di voler minare la sua autonomia. L’ultimo j’accuse contro il Cremlino l’ha intonato a due voci: l’altra era quella del guitto-presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Del quale perfino alla Casa Bianca – corrono voci – ne hanno le scatole piene. E’ tutto dire.
Link
PENTAGONO / PROVOCAZIONI E ‘BIOLOGIC WARS’ CONTRO LA RUSSIA, DALL’UCRAINA ALLA GEORGIA
14 Febbraio 2022 di Andrea Cinquegrani
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