Finalmente una buona notizia che apre il cuore alla speranza, una ‘good new’ in arrivo dagli Stati Uniti.
C’è la concreta possibilità che Robert Kennedy junior, figlio di Robert e nipote di John Fitzgerald, possa correre per le prossime presidenziali Usa, sfidando Joe Biden alle primarie.
Lo annuncia ‘Fox News’, perché poche ore prima, parlando ad una gran folla di cittadini del New Hampshire, s’è lasciato sfuggire: “Ci sto seriamente pensando. E per ora ho superato l’ostacolo più grande, ho cioè ottenuto l’ok di mia moglie”.
Sarebbe davvero straordinario per il futuro degli Stati Uniti, ma anche di tutto il mondo, poter contare su un terzo Kennedy in pista, con tutto la passione civile, l’impegno, il coraggio e l’integrità che la sua figura è grado di mettere in campo.
Sarebbe un colpo durissimo, anche se solo il suo nome comincia a circolare e prende piede, per il ‘Deep State’, quel monolitico blocco di potere che ha ingessato, ingabbiato la Politica dell’ultimo trentennio negli Usa: sia con la maglietta repubblicana che ancor più con quella democratica – incredibile ma vero – tutti i numeri uno della Casa Bianca hanno fatto il gioco dei grandi Poteri, hanno ‘servito’ di tutto punto non i cittadini americani – come era loro dovere costituzionale oltre che civile e morale – ma solo le grandi lobby.
Quattro prima di tutte: le sempre più potenti industrie farmaceutiche (Big Pharma per intendersi), le sempre potenti industrie delle armi (i grandi appaltatori della Difesa, e il conflitto in Ucraina lo dimostra), le altrettanto potenti banche e soprattutto i sempre più dominanti colossi della speculazione finanziaria (per fare solo i due più grossi nomi, ‘BlackRock’ e ‘Vanguard’, ma non solo); e la comunque potente industria petrolifera.
Si è sempre saputo, negli Usa, che queste lobbies hanno suddiviso i loro colossali finanziamenti per le campagne presidenziali in modo quasi bipartizan: metà ai repubblicani metà di democratici. Ma nell’ultimo quindicennio la bilancia si è spostata sensibilmente verso chi certo non immagineresti mai, i democratici, tali sono a parole ma nei fatti più conservatori dei conservatori.
L’unica variabile ‘impazzita’, in questo melmoso contesto a botte da milioni e milioni di dollari, è rappresentata stata proprio da Donald Trump, che – dato forse lo smisurato Ego e la ricchezza personale accumulata – del Deep State se ne è quasi fregato: lo testimonia, per fare un solo esempio, il ceffone assestato a Big Pharma, quando ha profondamente dissentito dalla politica sanitaria griffata Anthony Fauci (genuflesso davanti ai Moloch in pillole), con il clamoroso spot pro ‘Idrossiclorochina’ che sparigliò il castello di carte scientificamente costruito dalla poderosa macchina di Big Pharma.
Ma torniamo a Robert Kennedy junior. Che nasce come un ‘environmental layer’, e cioè un ‘avvocato per l’ambiente’, come si vede in tanti film a stelle e strisce di successo, con il coraggioso, giovane legale che osa sfidare i colossi farmaceutici oppure delle assicurazioni o delle armi.
Ha fondato e animato, una dozzina d’anni fa, ‘Children’s Health Defence’, l’associazione che tutela i più indifesi, vale a dire i bambini, sul fronte sanitario e soprattutto proprio sul terreno ‘minato’ dei vaccini. Proprio come il Nobel francese Luc Montagnier e il nostro Giulio Tarro, ha raccomandato a medici, sanitari e genitori di usare sempre la massima cautela e precauzione nel somministrare ai piccoli i vaccini: stiamo parlando di quelli tradizionali, figuriamoci adesso con quelli ‘sperimentali’ anti-covid, che la collusa ‘Food and Drug Administration’ (FDA) ha autorizzato in mondo del tutto anomalo e illegale. Pesanti i j’accuse lanciati da Robert Kennedy contro la più grande Autorità di Controllo negli Usa, che non ha controllato un bel niente, anzi ha obbedito agli ordini della Casa Bianca e di Big Pharma.
E infatti è pesantissimo il j’accuse, firmato un anno e mezzo fa, dal coraggioso Robert contro il consigliere speciale per la salute di ben 7 presidenti Usa (solo con Trump, come detto, entrò in rotta di collisione), il Guru di tutti i Vaccini Anthony Fauci, oggi indagato da due procuratori generali Usa per il ‘Wuhangate’, come la ‘Voce’ ha più volte documentato.
E’ infatti uscito a novembre 2021, e ha venduto poi circa 1 milione di copie, ‘The Real Anthony Fauci – Bill Gates – Big Pharma and the Gobal War on Democracy and Public Health, che in modo profetico già documentava i più che anomali rapporti dei vertici della Casa Bianca (Fauci of course in pole position) con i ‘social media’, rapporti fatti di ‘pressioni indebite’ e di ‘forti censure’, come stanno documentando gli stessi due procuratori generali in un secondo filone d’inchiesta.
A proposito di ‘Wuhangate’, risalgono addirittura ad aprile 2020, quindi a poche settimane dallo scoppio della pandemia, le prime denunce di Robert Kennedy circa la collusione tra gli enti sanitari a stelle e strisce, come il ‘National Institute for Allergy and Infectious Deseases’ (NIAID) guidato a vita (dal 1984 al 2022) da Fauci, e l’Istituto di Virologia di Wuhan.
Un altro big mondiale è finito nel mirino di Robert Kennedy: stiamo parlando miliardario-filantropo (sic) Bill Gates, che ormai si è gettato a capofitto nel business dei vaccini (via ‘Moderna’ e ‘BionTech’) senza dimenticare l’altro suo chiodo fisso, i cambiamenti climatici: due temi tanto cari al ‘World Economic Forum’ alle prese con ‘The Great Reset’ che nelle intenzioni dei suoi grandi promotori (il fondatore del WEF, ossia Klaus Schwab, Gates, George Soros & C.) dovrà determinare il nostro Futuro.
Proprio per il coraggio delle sue battaglie, la piattaforma dell’associazione e il suo sito informativo, ‘The Defender’, sono stati più volte ‘attaccati’ proprio dai social media (di tutta evidenza compulsati dalla Casa Bianca).
Altre battaglie, poi, Robert le ha ingaggiate contro la CIA, che ben poco ha fatto per scoprire i veri mandanti degli omicidi di suo padre e di suo zio, ‘depistando’ in mondo smaccato. E non dimentichiamo che zio John Fitzgerald fu il presidente che disinnescò la minaccia nucleare in occasione della crisi cubana. L’esatto contrario di Joe Biden, che proprio al nucleare rischia, con il suo folle comportamento, di voler condurre il conflitto ucraino.
Avrà grossi competitor da fronteggiare, Robert, in campo democratico? Biden ha annunciato di voler scendere in campo, le quotazioni del vice, Kamala Harris, sono in ribasso. Bernie Sanders (oggi senatore del Vermont) è sempre in corsa ma gli anni passano e forse non ha più l’età. Altri governatori stanno scaldando i motori ma non paiono proprio all’altezza, a meno di clamorose sorprese: parliamo di Gavin Newsom dalla California, di JB Pritzkerdall’Illinois e di Gretchen Whitmer dal Michigan. Altro possibile outsider l’attuale Segretario (il nostro ministro) ai Trasporti, Pete Buttigieg.
Robert è a distanza siderale: ma sappiamo bene che negli Usa non contano solo capacità, intelligenza, onestà e senso della giustizia per catapultarti alla Casa Bianca. Le logiche sono ben altre, i percorsi ben diversi.
Una volta tanto i cittadini, il popolo Usa riceverà la giusta ‘illuminazione’? ‘I have a dream’, diceva Martin Luther King.
E allora permetteteci di sognare: “We have a dream”…
P.S. Come al solito, per leggere i tanti articoli scritti dalla Voce su Robert Kennedy junior e le sue iniziative, vi consigliamo di andare alla casella CERCA (che porta al nostro archivio) in alto a destra della home page, e digitare ROBERT KENNEDY junior. Ne troverete tanti. Qui sotto ne mettiamo uno solo, che vale come un auspicio.
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STATI UNITI / CI VORREBBE UN KENNEDY NEL MOTORE
1 Giugno 2020 di Cristiano Mais
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Un commento su “ROBERT KENNEDY JUNIOR / SCENDE IN PISTA PER LE PRESIDENZIALI? WE HAVE A DREAM…”