Voglia di tregua

Scoppia la pace. L’Italia, il mondo intero, nelle piazze dei cinque continenti si veste di arcobaleno. Si astengono dallo “stop Putin, stop war”, la Cina, perché motivata dalla crescente incompatibilità con gli Stati Uniti e pronta replicare l’espansionismo neocolonialista della Russia con l’annessione di Taiwan, delle sue ricchezze naturali. Si associano l’India, economicamente dipendente dalla Russia, dalla Cina e la Corea del Nord, succursale di Putin, ma anche alcune oasi territoriali africane.  Votano contro, virtualmente, esplicitamente, frange italiche di filo putinismo. La straordinaria mobilitazione di questi giorni, è insieme tardiva e incalzante. Si fa strada la consapevolezza di retroscena che poco o nulla hanno a che fare con la follia della guerra fratricida spacciata per rivendicazioni nazionaliste da Putin e Zelenski. L’obiettivo dei due belligeranti è palese: appropriarsi di territori gratificati dalla natura con preziose risorse naturali. Su questa disputa hanno rapidamente speculato i ‘signori delle armi’, i despoti che monopolizzano le risorse energetiche, la politica. L’incontestabile presupposto dell’aggressione russa a un Paese sovrano ha spento sul nascere le istanze del pacifismo, l’impegno alla neutralità attiva dettata in Italia e purtroppo non altrove dalla Costituzione per scongiurare una nuova tragedia dopo settantacinque anni di quiete mondiale, con alcune eccezioni.  A tappe tutt’altro che forzate, l’idea di una guerra dissennata, non dichiarata, tra Stati Uniti-Europa e grandi potenze dell’Est ha provato a irrobustirsi per contrapporre motivazioni umanitarie alla ignominia di vittime innocenti, città rase al suolo, milioni di ucraini in fuga dalla loro terra, di vite brutalmente spezzate.  Il mondo ha finto di mediare, di collocare Putin e Zelenski uno di fronte all’altro per un risolutivo regolamento di conti. Altrettanti bluff. A imbavagliare le speranze hanno concorso l’evidente timidezza dei movimenti pacifisti, le indecisioni onnicomprensive di pro Zelenski e pro Putin, il pensiero unico a difesa dell’indipendenza ucraina senza se o ma e sul fronte opposto il diritto ad annettere l’Ucraina per impedire l’espansione dell’Europa e della Nato ai confini diretti con la Russia.

Se il mondo si mobilita, se l’Italia fa altrettanto dopo un anno intero di accettazione quasi passiva della guerra, di forte disagio sociale, di contrapposizioni politiche sterili e ora risponde “presente” alle manifestazioni per la pace sollecitate dall’accorato appello di Papa Francesco, è forse meno impossibile la missione di far tacere le armi, di sanare il vulnus di un conflitto crudele, i crimini contro l’umanità.

Conforta che Wellington (Nuova Zelanda), New York (Stati Uniti) e in Europa  Roma, Milano, Napoli, città dove risiedono cittadini russi e profughi ucraini  sensibilizzino il mondo sulla tragedia della guerra.


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