SIRIA / MASSACRATA DAL TERREMOTO. MA ANCOR DI PIU’ DAGLI AMERIKANI 

Massacrato dal più tremendo dei terremoti, il popolo siriano,

ma ancor di più, molto di più, dagli americani, dai vertici della Casa Bianca che continuano da anni nella politica di ‘sanzioni killer’ che ha ammazzato migliaia e migliaia di cittadini innocenti e reso il paese un vero deserto.

Nella più totale indifferenza internazionale.

Una vergogna senza confini, degna della più raffinata crudeltà hitleriana.

 

AVANTI CON LE SANZIONI KILLER MADE IN USA

Leggiamo subito un dispaccio del sito ‘AntiWar’, firmato dal reporter di guerra Dave DeCamp. Ecco l’incipit: “Dopo che il terremoto ha devastato la Siria, gli Stati Uniti non mostrano alcun interesse a revocare le sanzioni. Le sanzioni statunitensi sono specificamente progettate per impedire la ricostruzione della Siria”.

E prosegue: “Dopo che un devastante terremoto ha colpito la Siria e la Turchia, uccidendo migliaia di persone, il Dipartimento di Stato degli Usa non ha mostrato alcun interesse a revocare le paralizzanti sanzioni economiche contro la Siria. Il portavoce del Dipartimento, Ned Price, ha detto lunedì (il 6 febbraio, ndr) che gli Stati Uniti lavoreranno con le ONG nel paese ma non si impegneranno con il governo del presidente Bashar al-Assad. Non ha dato alcuna indicazione che gli Usa avrebbero revocato le sanzioni alla Siria. In Turchia abbiamo un partner nel governo – ha affermato Price – in Siria abbiamo un partner sotto forma di ONG sul campo che stanno fornendo sostegno umanitario”.

Ned Price

Rammentiamo che il ‘Dipartimento di Stato’ è guidato dai super-falchi Tony Blinken (fresco di missione in Africa occidentale per razziare, complici i governi locali, le più preziose risorse minerali e naturali) e Victoria Nuland, ‘inviata speciale’ Usa a Kiev, nel 2014, per organizzare il golpe bianco di piazza Maidan e l’Operazione Biolaboratori Militari (ne ha ammessi davanti al Congresso Usa 13, in realtà sono 45: tante piccole Wuhan con cavie umane ucraine…).

Torniamo alle news firmate da Dave DeCamp: “Alla domanda sul motivo per cui gli Stati Uniti non si sarebbero impegnati con Damasco, Price ha detto che ‘sarebbe abbastanza ironico, se non addirittura controproducente, per noi raggiungere un governo che ha brutalizzato la sua gente nel corso di una dozzina di anni’. Price ha affermato che nessun altro paese ha fatto più degli Usa per fornire aiuti al popolo siriano. Ma le sanzioni statunitensi alla Siria hanno un impatto devastante sulla popolazione civile, come ha recentemente spiegato in un rapporto un relatore speciale delle Nazioni Unite dopo aver visitato il paese”.

Secondo ‘Al Jaazera’, l’American Arab Anti-Discrimination Committee (ADC), un gruppo di difesa con sede negli Usa, lunedì -riferisce sempre DeCamp – ha chiesto l’immediata revoca delle sanzioni alla Siria. ‘La revoca delle sanzioni – afferma ADC – aprirà le porte ad aiuti aggiuntivi e supplementari che forniranno un sollievo immediato a chi ne ha bisogno’. Le sanzioni statunitensi hanno ostacolato gli sforzi di soccorso dopo i terremoti in passato. Nel giugno 2022, un terremoto in Afghanistan ha ucciso oltre 1.100 persone e funzionari delle Nazioni Unite hanno dichiarato che le sanzioni stavano complicando le consegna degli aiuti. Ma le sanzioni statunitensi contro l’Afghanistan sono rimaste e sono tuttora in vigore nonostante gli avvertimenti delle Nazioni Unitesecondo cui 6 milioni di afghani stanno affrontando il rischio di carestia”.

Ma ormai sappiamo bene da anni che le Nazioni Uniti contano come il 2 di briscola e ogni loro ‘raccomandazione’ resta regolarmente lettera morta.

 

LE SANZIONI, TAPPA PER TAPPA. DI SANGUE

Ecco, in sintesi, la tremenda story delle sanzioni killer ideata & organizzata dagli Usa contro la Siria.

Bashar al-Assad

Cominciamo dal 1979, quando il paese viene colpito per la prima volta dalle sanzioni decise da Washington: la Casa Bianca, infatti, definì la Siria uno ‘Stato canaglia’, accusandola di fiancheggiare il terrorismo internazionale. La ‘bolla’ di Stato-canaglia verrà in seguito usata per perseguitare tutte le nazioni che non obbediscono ai diktat di Washington o che comunque non si genuflettono ai voleri della Casa Bianca. Come strumento per massacrare intere popolazioni, sfruttandone le risorse di ogni tipo (da quelle petrolifere a quelle minerarie fino alla vasta gamma di risorse naturali).

In quel caso, la esemplare punizione venne decisa per il sostegno fornito dalla Siria all’Iran, impegnato nel conflitto contro l’Iraq.

Un anno cruciale è il 2011, quando l’Occidente – capitanato, of course, dagli Usa – scatena la guerra contro la Siria, che sprofonda il paese nel baratro economico e sociale. Distrutti interi settori economici, rasi al suolo edifici civili e infrastrutture vitali: il tutto, ovviamente, accompagnato dalle ormai rituali sanzioni economiche, che penalizzano in maniera devastante soprattutto l’import-export e paralizzano interi settori, come sanità e istruzione.

Ed è proprio dello scorso anno una delle più feroci bordate sanzionatorie, il ‘Captagon Act’ del 2022, che ha preso di mira l’intero apparato industriale farmaceutico locale, creando un danno enorme alla salute di milioni di creature più deboli, come i bimbi e gli anziani: a quel punto, infatti, non solo la Siria non poteva importare, come accadeva da anni, medicine anche essenziali e salvavita, ma non era neanche più in grado in produrle con le sue aziende, distrutte dagli americani.

E tre anni prima, nel 2019, gli Usa hanno usato il pugno di ferro, attivando il ‘Cesar Act’, finalizzato a colpire soprattutto le nazioni che ‘osano’ intraprendere relazioni commerciali con la Siria-canaglia.

Aveva aperto le danze, per fare un salto indietro proprio a quel 2011, l’amministrazione Obama, che decise di rafforzare tutti i pacchetti di misure già in campo, aggiungendone di nuovi, ai sensi del ‘Syria Accountability Act’varato nel 2004.

Come si vede siamo ormai a quasi un ventennio di sanzioni che hanno devastato il paese e pesato come un macigno sulle esistenze di un intero popolo, ridotto in quasi schiavitù come neanche ai tempi delle conquiste dell’impero romano.

Per la serie: tanti Cesare alla Casa Bianca, tutti assetati di sangue & potere, poco importa fossero repubblicani o democratici (sic).

 

Il giornalista Pepe Escobar.

A questo punto vi vogliamo proporre la lettura di un interessantissimo e soprattutto istruttivo reportage appena pubblicato (a poche ore dal devastante terremoto) da ‘The Cradle’, il sito di contro-informazione fondato e animato da un grande reporter, Pepe Escobar. ‘The Cradle’ si occupa di geopolitica soprattutto nella bollente area mediorientale e di una serie di conflitti sparsi in mezzo mondo.

L’inchiesta che potete leggere a seguire, del 6 febbraio, è titolata “Syria under the American whip: Sanctions that Kill”, che sta per “La Siria sotto la frusta americana: Sanzioni che Uccidono”.

Cliccando sui link che seguono, potete leggere sia la versione originale in inglese, che la traduzione in italiano (mai un granchè, per via del ‘traduttore automatico’).

 

 

Syria under the American whip: Sanctions that kill – The Cradle

 

 

 

TRADUZIONE

 

La Siria sotto la frusta americana: sanzioni che uccidono

L’arma delle sanzioni occidentali non è nuova per la Siria, ma dal 2019 è diventata letale, distruggendo interi settori siriani e uccidendo la sua gente.

 

Circa 83 anni dopo essere state impiegate contro la Germania nel 1940, le sanzioni economiche sono diventate lo strumento più utilizzato nell’arsenale di Washington per costringere gli stati avversari. Le sanzioni sono diventate una politica parallela o alternativa alle invasioni militari, soprattutto dopo che il dollaro si è consolidato come valuta dominante nel mondo essendo ancorato al petrolio nel 1975 e ulteriormente rafforzato dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991.

Questa arma finanziaria ed economica degli Stati Uniti ha causato sofferenza alla Siria per decenni, ma il suo impatto è diventato letale negli ultimi anni, in particolare dopo il 2019.

Le sanzioni incidono negativamente su tutti i settori vitali dell’economia, dalla medicina all’istruzione, dall’energia alle comunicazioni, dall’agricoltura all’industria, fino alla gestione delle emergenze catastrofiche, come il terremoto che ha colpito la Siria e Turkiye la mattina presto del 6 febbraio, che finora ha provocato la morte di 1.300 civili, feriti di massa e la distruzione di migliaia di case.

L’impatto delle sanzioni occidentali e dell’occupazione militare statunitense della Siria ha paralizzato l’economia della nazione e minato la sua capacità di rispondere a gravi disastri naturali di questo tipo. La situazione incalza, tanto che il 6 febbraio il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha emesso una richiesta per l’immediata revoca delle sanzioni alla Siria, in modo che Damasco possa far fronte alle ricadute umanitarie del tragico terremoto.

Nel 1979, la Siria è stata sottoposta per la prima volta alle sanzioni di Washington quando è stata designata uno stato sponsor del terrorismo e le è stato vietato di esportare beni e tecnologia negli Stati Uniti. Ciò avvenne come punizione per il sostegno della Siria all’Iran durante la guerra Iran-Iraq (1980-1988), portando anche alla sospensione degli aiuti finanziari dalle monarchie del Golfo Persico (circa 1,5 miliardi di dollari all’anno) e a una soffocante crisi economica, nota come la “crisi degli anni ottanta”.

Meno di un decennio dopo un breve periodo di prosperità economica in Siria (il prodotto interno netto è aumentato di circa il 49% tra il 2000 e il 2010), è stata lanciata la guerra sostenuta dall’estero del 2011, che ha devastato l’economia siriana. Danni diffusi sono stati inflitti sia dalla distruzione diretta di strutture e settori economici durante le operazioni di combattimento, sia da una serie di sanzioni guidate dagli Stati Uniti, che hanno raggiunto il loro apice con il   Caesar Act del 2019 e il Captagon Act  dello scorso anno che hanno  preso  di mira le industrie farmaceutiche e sanitarie indigene della Siria .

 

Una doppia morsa

Contrariamente alla maggior parte dei casi in cui gli Stati Uniti ei suoi alleati UE e NATO impiegano sanzioni economiche per imporre un blocco economico esterno alle nazioni, le sanzioni contro Damasco sono accompagnate da un ulteriore blocco interno.

Ciò è ottenuto dal controllo militare straniero sulle risorse petrolifere e sui campi agricoli critici nella Siria nord-orientale – il “cestino del pane del Levante” – che sono sotto il controllo delle Forze democratiche siriane (SDF) sostenute dagli Stati Uniti e dominate dai curdi nel “ aree “Amministrazioni Autonome”.

Damasco subisce così una doppia morsa privandola del suo petrolio ( principale fonte di valuta estera). Le vendite di energia costituiscono circa un quarto dei proventi delle esportazioni della Siria e coprono il 90% del fabbisogno del mercato interno. Prima della guerra, nel 2010, la Siria produceva 4 milioni di tonnellate di grano, alimento agricolo strategico che fornisce autosufficienza alimentare e sostentamento domestico, di cui circa un quarto viene poi esportato.

Oggi, il paese non solo ha perso l’accesso alle sue terre agricole vitali, ma le sanzioni occidentali impediscono a Damasco di importare questi prodotti essenziali per nutrire la sua popolazione.

Ciò ha esacerbato gli effetti del blocco sul popolo siriano, che attualmente sta attraversando una delle più gravi crisi abitative, economiche e sanitarie della sua storia moderna e non è in grado di garantire i bisogni quotidiani di base di pane e medicine.

Fonti informate dicono a  The Cradle che Damasco sta sostenendo un doppio onere per assicurarsi i beni di prima necessità – perché questi non possono essere importati direttamente – il che costringe il governo siriano a ricorrere a società di intermediazione per aggirare le sanzioni statunitensi ed europee.

Le fonti sottolineano il ruolo fondamentale della Russia nell’assicurare il grano a Damasco, ma anche questo comporta un onere finanziario di elevate spese di spedizione. Allo stesso modo, mentre  l’Iran fornisce petrolio alla Siria attraverso una linea di credito, il suo trasporto è effettuato da società private che subiscono vessazioni da parte delle autorità statunitensi, sia bloccando le spedizioni (ad esempio a Gibilterra e in Grecia) sia includendo le petroliere partecipanti agli elenchi delle sanzioni statunitensi.

Sotto sanzioni, la Siria sta affrontando grandi difficoltà nel ricostruire i suoi settori chiave dell’agricoltura, dell’industria, dell’energia, dell’istruzione e della sanità che sono stati distrutti in una guerra in cui Washington ha svolto un ruolo di primo piano. Damasco si è ridotta a cercare alternative regionali e società intermediarie per aggirare la sua morsa, oa ricevere aiuto da paesi amici come la Russia o l’Iran.

Questo, ovviamente, ha i suoi lati negativi per gli Stati Uniti, poiché aiuta a stringere legami politici ed economici siriani più stretti con gli avversari di Washington. Oggi sono le aziende iraniane, ad esempio, che effettuano operazioni di manutenzione e costruiscono nuove centrali elettriche in Siria.

 

Sanzioni su sanzioni

La maggior parte delle sanzioni unilaterali contro la Siria risalgono al 2011, quando l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ampliato le misure punitive esistenti ai sensi del Syria Accountability Act (2004). Le nuove sanzioni includevano il divieto di voli, restrizioni sulle esportazioni di petrolio, restrizioni finanziarie su entità e individui, congelamento dei beni siriani all’estero, divieti di viaggio per funzionari e imprenditori siriani e interruzione delle relazioni diplomatiche con Damasco.

Nel 2019, gli Stati Uniti hanno promulgato il Caesar Act specifico per la Siria, concedendo a Washington l’autorità di imporre sanzioni a chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, conduca affari con la Siria, partecipi a progetti infrastrutturali ed energetici, fornisca supporto al governo siriano o fornisca beni o servizi all’esercito siriano.

Il Captagon Act, approvato dal Congresso degli Stati Uniti nel 2022 per combattere il commercio illecito di una droga resa famosa dai jihadisti sostenuti dall’estero in Siria, ha la temerarietà di incolpare Damasco per le origini di Captagon e cerca di distruggere ciò che resta del rinomata industria farmaceutica del paese.

Nel 2011, l’UE ha vietato le esportazioni di armi, beni e tecnologia energetica in Siria. Ha inoltre imposto il divieto di importazione di petrolio e minerali siriani e qualsiasi transazione commerciale e finanziaria con il settore energetico siriano. Queste sanzioni sono state ampliate nel 2018 per includere il congelamento dei beni e il divieto di viaggio per individui ed entità presumibilmente coinvolti nell’uso di armi chimiche.

La Gran Bretagna ha imposto sanzioni parallele alla Siria dopo la sua uscita dall’UE, con diversi stati alleati che hanno saltato il carrozzone, tra cui Canada, Australia e Svizzera. Anche i paesi arabi, tra cui il Qatar e l’Arabia Saudita, che hanno contribuito finanziariamente e materialmente alla guerra contro la Siria, hanno imposto la propria variante di sanzioni a Damasco.

 

Una crisi umanitaria

L’orribile deterioramento delle condizioni umanitarie e di vita della Siria – come risultato diretto di oppressive sanzioni unilaterali che violano le leggi e le convenzioni internazionali – ha spinto le Nazioni Unite a inviare a Damasco la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle misure coercitive unilaterali e i diritti umani, Alena Douhan, tra il 30 ottobre e 10 novembre 2022, per valutare l’impatto delle sanzioni .

In una dichiarazione dopo la sua visita di 12 giorni in Siria, la Special Rapporteur ha presentato informazioni dettagliate sugli effetti catastrofici delle sanzioni unilaterali in tutti i ceti sociali del paese.

Douhan ha riferito che un sorprendente 90 percento della popolazione siriana attualmente vive al di sotto della soglia di povertà, con accesso limitato a cibo, acqua, elettricità, riparo, combustibile per cucinare e riscaldare, trasporti e assistenza sanitaria, e ha avvertito che il paese si trova di fronte a un enorme cervello -drenaggio dovuto alle crescenti difficoltà economiche

“Con più della metà delle infrastrutture vitali completamente distrutte o gravemente danneggiate, l’imposizione di sanzioni unilaterali su settori economici chiave, tra cui petrolio, gas, elettricità, commercio, costruzioni e ingegneria, ha annullato il reddito nazionale e minato gli sforzi per la ripresa economica e ricostruzione.”

Il relatore delle Nazioni Unite ha affermato che il blocco dei pagamenti e il rifiuto delle consegne da parte di produttori e banche stranieri, insieme alle limitate riserve di valuta estera indotte dalle sanzioni, hanno causato gravi carenze di medicinali e attrezzature mediche specializzate, in particolare per le malattie croniche e rare.

Ha avvertito che la riabilitazione e lo sviluppo delle reti di distribuzione dell’acqua potabile e irrigua si sono bloccate a causa dell’indisponibilità di attrezzature e pezzi di ricambio, con gravi implicazioni per la salute pubblica e la sicurezza alimentare.

“Nell’attuale situazione umanitaria drammatica e ancora in via di deterioramento, mentre 12 milioni di siriani sono alle prese con l’insicurezza alimentare, esorto l’immediata revoca di tutte le sanzioni unilaterali che danneggiano gravemente i diritti umani e impediscono qualsiasi sforzo per una rapida ripresa, ricostruzione e ricostruzione”.

“Nessun riferimento a buoni obiettivi di sanzioni unilaterali giustifica la violazione dei diritti umani fondamentali”, ha aggiunto, insistendo sul fatto che “la comunità internazionale ha l’obbligo di solidarietà e assistenza al popolo siriano”.

 

Chiede di revocare le sanzioni alla Siria

Il rapporto delle Nazioni Unite fa ulteriore luce sui settori siriani oggetto di sanzioni, rivelando che l’economia siriana si è contratta di oltre il 90% e che i prezzi sono aumentati di oltre l’800% dal 2019.

Centinaia di migliaia di posti di lavoro sono stati persi e le sanzioni bloccano l’importazione di “cibo, medicine, pezzi di ricambio, materie prime e articoli necessari per i bisogni del Paese e la ripresa economica”, riferisce Douhan. Inoltre, la Siria “paga prezzi più alti di oltre il 50% rispetto ai paesi vicini per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare”.

Il relatore delle Nazioni Unite ha chiesto l’immediata revoca delle sanzioni unilaterali che Stati Uniti e UE hanno imposto alla Siria, sottolineando che sono illegali ai sensi del diritto internazionale. “Esorto la comunità internazionale, e gli Stati sanzionatori, in particolare, a prestare attenzione agli effetti devastanti delle sanzioni e ad adottare misure rapide e concrete per affrontare l’eccessiva conformità da parte di imprese e banche”, ha affermato.

Il suo rapporto illustra chiaramente che l’inasprimento delle sanzioni unilaterali e delle restrizioni commerciali ha generato una crisi economica di lunga durata in Siria, con un crescente aumento del livello di inflazione e un continuo calo del valore della valuta locale da 47 lire siriane contro il dollaro nel 2010 a oltre 5.000 lire nel 2022.

 

Elettricità e acqua

Le sanzioni hanno anche impedito a Damasco di ricostruire le infrastrutture danneggiate, soprattutto nelle aree remote e rurali, e hanno causato una “carenza di elettricità”, che ha portato a blackout quotidiani.

Il rapporto delle Nazioni Unite ha fatto particolare riferimento al deterioramento dei sistemi pubblici di approvvigionamento idrico e di irrigazione, la cui riabilitazione è in fase di stallo a causa dell’indisponibilità di attrezzature e pezzi di ricambio, con gravi implicazioni per la salute pubblica e la sicurezza alimentare. Ha affermato che la mancanza di acqua potabile in vaste aree della Siria è la causadell’attuale epidemia di colera nel paese.

 

Settore sanitario

Il rapporto di Douhan mostra anche che le interruzioni di corrente hanno portato al guasto di apparecchiature mediche sensibili e costose, per le quali non è stato possibile acquistare pezzi di ricambio a causa di restrizioni commerciali e finanziarie. Rivela che il 14,6 per cento dei siriani soffre di malattie croniche e rare e che ci sono ostacoli di origine straniera all’acquisto di medicinali – soprattutto per i pazienti con cancro, necessità di dialisi, ipertensione e diabete, oltre agli anestetici – a causa del il ritiro dei produttori stranieri di droga dalla Siria e l’impossibilità di importare materie prime e reagenti di laboratorio per produrre medicinali a livello locale.

Sebbene i medicinali e i dispositivi medici non siano direttamente soggetti a sanzioni, l’ambiguità e la complessità dei processi di autorizzazione e il timore di sanzioni da parte di produttori e fornitori fa sì che l’accesso a soluzioni salvavita diventi molto difficile, soprattutto dopo l’adozione del Captagon Act di Washington .

 

Agricoltura e sicurezza alimentare

A causa della carenza di acqua ed energia e dei vincoli finanziari e commerciali, la quantità di input agricoli come fertilizzanti, sementi, pesticidi, foraggi e pezzi di ricambio per macchine agricole è diminuita. La produzione agricola della Siria è diminuita da 17 milioni di tonnellate all’anno nel 2000-2011 a 11,9 milioni di tonnellate nel 2021.

I raccolti di grano sono diminuiti da 3,1 milioni di tonnellate nel 2019 a meno di 1,7 milioni di tonnellate nel 2022. Sebbene la Siria fosse storicamente un esportatore di grano, ora lo importa attraverso una rete di intermediari, il che aumenta notevolmente l’onere finanziario di Damasco.

 

Una strategia per servire gli interessi di Israele

Gli Stati Uniti e i loro alleati giustificano le loro sanzioni alla Siria come mezzo per esercitare pressioni sui paesi “canaglia” per imporre un cambiamento nelle loro politiche. La vasta esperienza di questa politica statunitense in numerosi paesi, tuttavia, mostra chiaramente che le sanzioni sono principalmente uno strumento politico utilizzato per sottomettere i governi devastando le loro popolazioni .

Le sanzioni contro la Siria hanno provocato una grave crisi alimentare, con 12 milioni di siriani – oltre la metà della popolazione – che affrontano l’insicurezza alimentare e 2,4 milioni che soffrono di grave insicurezza alimentare, secondo il Programma alimentare mondiale (WFP).

Queste sanzioni stanno esaurendo le risorse vitali del popolo siriano, che Damasco ritiene sia in gran parte correlato al suo conflitto con Israele, con Tel Aviv vista come il più grande beneficiario della lenta distruzione della Siria. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle misure coercitive unilaterali e i diritti umani presenterà il suo rapporto finale sull’impatto delle sanzioni al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel settembre 2023.


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