Generali, statunitensi o europei, a fare da ‘pompieri’ per evitare una catastrofica escalation nel conflitto ucraino, come del resto cerca di fare il Pentagono negli Stati Uniti.
Politici USA e UE, invece, in perfetto assetto di guerra perché l’Ucraina sconfigga il ‘macellaio’ Vladimir Putin, con la punta di diamante rappresentata, negli States, dal ‘Dipartimento di Stato’ guidato dai super falchi Tony Blinken eVictoria Nuland.
Ma vediamo, in rapida carrellata, le posizioni espresse da tre vertici militari, ovviamente freschi di pensione, perché altrimenti ‘non potrebbero’ certo parlare in modo esplicito, per il timore di ovvie ritorsioni.
Partiamo dal colonnello in congedo Douglas McGregor, ex consigliere capo del Pentagono, quindi un pezzo che ha contato non poco ai vertici militari Usa.
Ecco cosa racconta nel corso di un podcast realizzato da ‘Judging Freedom’.
“L’umore a Washington è certamente cambiato. Mi riferisco a importanti senatori e membri della Camera, ad alti funzionari, al presidente e al vicepresidente. Credono che questa sia una causa persa, che l’Ucraina perderà assolutamente. Cercano di capire come prolungare la sofferenza, come continuare a lottare. Dicono ormai pubblicamente che questo è stato fatto ‘per danneggiare la Russia’. Si è rivelato un fiasco completo e un disastro. La Russia, francamente, non ha subito molti ‘danni’. Direi che non ha sofferto affatto, né dal punto di vista economico né di quello finanziario”.
“Ma questa è solo una parte del problema. La seconda parte è che stanno davvero infastidendo gli europei, in particolare i tedeschi, spingendoli a intraprendere azioni che potrebbero essere legalmente riconosciute come azioni militari contro la Russia. Credo che il governo tedesco stia riflettendo se vuole davvero inviare armi pesanti, carri armati, artiglieria e altro in grandi quantità. Stanno ipotizzando di diventare complici? Non credo ci siano dubbi: sono complici”.
A proposito dei tanto decantati carri armati M1 Abrams statunitensi, così la pensa Douglas Mc Gregor: “L’M1 Abrams ha un sacco di problemi. Non vogliono vederlo in azione per paura dell’imbarazzo. E non si tratta della potenza dell’arma o della professionalità dell’equipaggio, ma della macchina stessa. Ma il fatto sostanziale resta sempre lo stesso: non credono che l’Ucraina vincerà questo conflitto. Abbiamo mentito per mesi su ciò che sta accadendo tra le forze ucraine e russe. Abbiamo esagerato le perdite dei russi e minimizzato quelle degli ucraini. La verità sta trapelando, non può più essere nascosta”.
E rincara la dose, l’ex colonnello: “Quindi, prima di tutto, sanno di non poter vincere. In altre parole: stiamo perdendo una guerra indiretta, il nostro ‘proxy’ non può vincere! In secondo luogo, gli europei stanno arrivando alla conclusione che è pericoloso. Fino a che punto possiamo spingerci? Detto questo, non hanno la potenza militare-industriale per produrre qualcosa in tempi brevi. E credo che questo sia incredibilmente importante”.
“Se si pensa a tutti i missili e ai sistemi di combattimento che abbiamo promesso agli ucraini, è chiaro che non li otterranno nel breve periodo. Per fare un solo esempio, le parti dei missili AMRAAM, un’arma molto importante: ebbene il problema è che ci vorranno 32 mesi dal momento della richiesta dei missili prima di ottenerli, il tempo necessario per produrli. I tedeschi stanno parlando di trasferire i Patriot agli ucraini: ma i missili si esauriranno rapidamente e non ci sarà nulla per sostituirli. Né noi, né gli europei abbiamo la capacità di riserva per combattere in un grande conflitto armato. I russi invece lo fanno: le loro fabbriche lavorano 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Ora hanno più di tutto di cui hanno bisogno rispetto al passato. Tutto questo è pericoloso: gli europei ce lo stanno facendo capire privatamente”.
Passiamo ora ad un generale tedesco in pensione, Harlad Kuiat – figlio di un militare che è diventato capo dell’esercito tedesco e poi dello stato maggiore della NATO – che non è meno duro nella sua analisi. Si scaglia con violenza, soprattutto, con gli ‘alleati’ NATO che, a suo giudizio, “hanno pugnalato la Germania alle spalle”.
Accusa senza mezzi termini gli Usa di aver creato “una minaccia nucleare diretta contro la Russia con le batterie missilistiche ‘Aegis’ ora installate in Polonia e in Romania”; per aver reso la Germania una parte diretta del conflitto, permettendo “agli Stati Uniti di addestrare soldati ucraini in Germania”; e “per aver distrutto i gasdotti Nord Stream verso la Germania”. Accuse, come si vede, estremamente gravi.
E continua nel suo j’accuse: “Più a lungo dura la guerra, maggiore è il rischio di espansione o escalation. L’esercito tedesco, la sicurezza territoriale tedesca e la nostra potenza industriale saranno i veri perdenti, perché la Russia potrebbe superare l’escalation occidentale in ogni momento con tutte le armi che ha…”.
“Ho sempre creduto che questa guerra dovesse essere e avrebbe potuto essere prevenuta”. E di ciò incolpa senza peli sulla lingua l’ex Cancelliera Angela Merkel “per la sua politica di ingannare la Russia sugli accordi di Minsk, e ciò rappresenta una grave violazione non solo della fiducia ma anche del diritto internazionale”.
Passando ai tragici scenari nucleari, Kujat sottolinea che “la sopravvivenza della Germania è minacciata da questo squilibrio nucleare, perché le armi nucleari russe sono ora direttamente minacciate dagli Stati Uniti e dall’escalation delle armi convenzionali americane e della NATO sul campo di battaglia ucraino. Devi fare i conti con quello: più a lungo dura la guerra, maggiore è il rischio di espansione o escalation”.
Kujat lascia chiaramente intendere che il cancelliere tedesco Olof Scholz sta subendo “segretamente” forti pressioni dagli Usa. Non vuole rivelare con precisione quali siano, ma puntualizza che “americani e inglesi mirano ad indebolire politicamente la Germania in Europa e a soppiantare le armi dell’industria tedesca con quelle prodotte dalle proprie aziende. Gli attuali sforzi degli Stati Uniti per indurre gli europei a fornire più armi possono avere a che fare con questa situazione”.
Terminiamo il giro delle stellette militari, che parlano in modo ben più razionale dei politicanti e dei media occidentali, con alcune frasi del generale Giuseppe Cucchi, ex direttore del ‘Centro militare di studi strategici’ e rappresentante militare permanente dell’Italia presso NATO e UE.
“Spero si riesca a trovare qualche soluzione che blocchi questa corsa in avanti, estremamente pericolosa. Potremmo trovarci a renderci conto che o lasciamo andare a fondo l’Ucraina oppure entriamo in guerra anche noi, ammesso che non lo siamo già, visto che per i russi diventa sempre più chiaro che l’Occidente è in guerra. Una soluzione possibile in questo momento non si vede. Stiamo tutti aspettando di vedere cosa succederà in primavera”.
“Mi spiego meglio. Si tratta di capire se ci sarà ancora una superiorità parziale, limitata, concentrata in determinati posti dell’Ucraina, con i rinforzi in armamenti e il sostegno di vario tipo che riceverà dall’Occidente; oppure se la primavera dimostrerà che la Russia sta pian piano riuscendo ad esprimere tutto il suo potenziale che, almeno sulla carta, è ancora nettamente superiore a quello ucraino”.
“C’è una cosa che temo moltissimo. E’ l’entrata in guerra della Bielorussia, in grado di consentire ai russi di rientrare con forze diverse e una piena conoscenza di quello che c’è dall’altra parte: una manovra a tenaglia che punti su Kiev, dalla Bielorussia da un versante e dall’altro da quella parte dell’Ucraina in cui oggi si combatte, quella rivendicata dai russi”.
Continua nella sua analisi, il generale Cucchi: “In più mi spaventano le divisioni che emergono in seno all’Occidente, in particolare la differenza di visione che c’è tra un’Europa che avrebbe tutto l’interesse a chiudere la guerra e a recuperare al più presto un rapporto con la Russia, e gli Stati Uniti che questo interesse non ce l’hanno. E’ una guerra lunga e che rischia di diventare una guerra di logoramento. La possiamo sopportare per un certo periodo, ma poi man mano che crescono i danni anche al nostro interno cominceremo a chiederci: ma chi ce lo fa fare?”.
“Berlino non può né vuole rompere con gli Stati Uniti e al tempo stesso, per quanto riguarda la Russia, non intende mettersi in condizioni tali da rendere difficile o addirittura impossibile un recupero, a cose finite e in tempi relativamente brevi, di un rapporto con Mosca. Un gioco di equilibrio molto difficile da reggere”.
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