Doping finanziario e doping sportivo nel calcio.
E’ uno degli argomenti caldi del giorno, soprattutto dopo la clamorosa penalizzazione della Juve, da un lato, e dopo le varie esternazioni di calciatori seguite alla tragica morte di Gianluca Vialli.
Partiamo dal primo. La seconda batosta alla squadra più blasonata del calcio nostrano dopo la ancor più clamorosa retrocessione in serie B di una quindicina d’anni fa e l’assegnazione a tavolino di un paio di scudetti all’Inter. Una vicenda mai chiarita fino in fondo. Primo per l’anomalia di quella assegnazione: se il campionato era falsato, ‘taroccato’, tutto marcio, bisognava non assegnare quel titolo (o quei titoli).
Punto e basta, non attribuirlo senza senso alla seconda classificata, l’Inter, che pure aveva i suoi begli scheletri nell’armadio: basti pensare alle mai veramente indagate intercettazioni telefoniche bollenti in cui parlava l’allora dirigente dell’Inter Giacinto Facchetti, peraltro uno dei più grandi (e puliti) calciatori di sempre.
Perché, allora, non si aprì un filone d’inchiesta sull’Inter di Moratti? La quale, in quegli anni, non solo si beccò gli scudetti a tavolino tolti alla Juve, ma vinse a mani basse tre campionati di fila anche grazie ai calciatori scippati alla Juve (retrocessa in B) a prezzi di saldo, come Zlatan Ibrahimovic e Patrick Vieira (gli scudetti griffati Mancini-Mourinho).
Passiamo all’oggi. Ma forse che tutti i bilanci delle big (Juve esclusa, a questo punto) sono puliti, trasparenti e immacolati?
Che nessuno abbia comprato ‘brocchi’ pagandoli una fortuna tanto per inserirli a bilancio? Che tanti ‘scambi’ tra tutte le squadre non siano serviti a raggiungere risultati sportivi, ma per far ‘quadrare’ i bilanci?
Vogliamo scommettere che se un attrezzato team di super esperti in bilanci societari si mette al lavoro, trova che il marcio c’è in tutte le squadre? Ovviamente, fatte le debite proporzioni: proprio in base a quanto fatturano i club, al loro reale valore di mercato. Credete che qualcuna ne esca pulita?
Ma vogliamo scoperchiare il pentolone delle ‘vere’ proprietà, ossia chi sono i veri padroni delle squadre, soprattutto le sigle straniere che ormai la fanno da padrone? Vogliamo entrare nei giochi di scatole cinesi o americane (non è un eufemismo, se parliamo di Inter, Milan, Fiorentina, Roma in pole position) che ormai dominano la scena?
Il discorso vero, e solo, è che il calcio è ormai marcio da tempo, che il giocattolo si è rotto da tanti anni: in mezzo a diritti tivvù, procuratori che la fanno da padrone, ultrà che dettano legge, spezzatini di partite a più non possono che falsano – in concreto – la regolarità del torneo. E poi la ciliegina dei bilanci, con tutti gli artifici del caso per gonfiarli, sgonfiarli – proprio come un pallone – come meglio si crede.
Aveva proprio ragione il campione di ciclismo Gino Bartali: l’è tutto da rifare!
E arriviamo al doping sportivo, quello a base di sostanze e farmaci teoricamente vietati. E parliamo solo di calcio, altrimenti se ci aggiungiamo atletica e ciclismo non la finiamo più.
Giorni fa, dopo la tragica fine di Gianluca Vialli, ha cominciato a parlare Dino Baggio, un forte mediano che giocò in Juve e Torino, oltre che in Nazionale. “Ci facevano prendere di tutto”, le sue parole, seguite poi da una parziale retromarcia. Poi le frasi del manager (ma un tempo calciatore) Walter Sabatini, quelle della sorella di un calciatore, Bruno Beatrice, morto ancora giovane in circostanze mai chiarite. E ricordate il caso – altrettanto mai realmente chiarito – del capitano della Fiorentina Davide Astori, il cui cuore di ferma nella notte ad appena 30 anni compiuti? Non aveva fatto gli esami che avrebbero chiarito che c’era un’anomalia, la pezza a colori trovata. E il calciatore Christian Eriksen dell’Inter che crolla in mezzo al campo, salvato grazie all’immediato intervento del compagno di squadra Simon Kjaer?
Aveva avuto la vista molto lunga uno dei più ‘visionari’ allenatori, il ceco Zdenek Zeman, che faceva giocare una meraviglia le sue squadre, parecchi gol incassati ma gioco pirotecnico e valanghe di gol, spettacolo assicurato. Fu uno dei primi, se non il primo, ad accendere i riflettori sui troppi farmaci, i troppi prodotti, per migliorare le prestazioni e soprattutto le masse muscolari dei calciatori. Denunciò il ‘metodo Agricola’, il medico sportivo all’epoca della Juve.
Nessuno gli dette retta, anzi venne emarginato.
Ma esiste un reale controllo della Federazione su cosa prendono, oggi, i calciatori? Se guardiamo, a livello internazionale, a come si comporta la WADA(la ‘World Antidoping Agency’), non resta che mettersi le mani nei capelli, visto quante ne ha combinate – di illegalità – con il caso-Schwazer, di cui la ‘Voce’ si è tante volte occupata.
Ma da noi, cosa succede, cosa fanno? Un semplice controllo di urine di cui peraltro non si sente neanche più parlare? O cosa?
C’era una volta, vicino Roma, il Centro dell’Acquacetosa. Da anni non se ne ha più notizia. E allora?
Ma la domanda delle domande è questa.
C’è una reale volontà delle società, della Federazione, del CONI, della stessa politica, di fare vera luce e trasparenza?
O tutti preferiscono conservare lo status quo, restare nella penombra, affinche il ‘giocatolo’ non si rompa e fermi mai, costi quel che costi, perché altrimenti non si fanno più miliardi con la pala come fino ad oggi? E’ la regola. The show must go on.
A seguire, ecco un commento, all’indomani della pesante sanzione comminata alla Juve, di un sindacalista che ama il calcio e del quale pubblichiamo spesso i più che stimolanti interventi, Giorgio Cremaschi.
IL CALCIO È MARCIO
Sono appassionato da sempre di uno degli sport più belli e egualitari, che tutti possono praticare ovunque, senza distinzioni di classe, uno sport che non ha barriere.
Uno sport che a livello professionistico è stato rovinato da troppi soldi, affari speculazioni, Borsa, stadi privati, multinazionali e dalla spregiudicatezza dei suoi dirigenti.
Oggi il calcio è preda delle mostruosità del capitalismo finanziario, con la particolare cialtroneria del capitalismo italiono. Per questo oggi il calcio è marcio, dalle sponsorizzazioni dei mondiali in Qatar alle plusvalenze del nostro campionato.
Come era scritto in uno striscione di tifosi inglesi, il calcio è stato creato dal povero e rubato dal ricco.
Noi che lo amiamo davvero dovremmo pretendere che il calcio torni ad essere uno sport di popolo. In fondo anche il calcio, come tutta la nostra società, può essere salvato solo dalla lotta di classe contro il dominio dei ricchi.
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