‘WORLD ECONOMIC FORUM’ / TUTTI I BIG PER DAVOS. CI SARA’ ANCHE IL PRESIDENTE-GUITTO ZELENSKY?

Sta per alzarsi il sipario su uno degli eventi clou dell’anno, il ‘World Economic Forum’ (WEF) che si svolge ritualmente a gennaio nella splendida delle montagne elvetiche, Davos.

Tutto sembra ormai pronto per il 16 (terminerà il 20), quando il padrone di casa, il fondatore e animatore dell’evento, ossia il banchiere tedesco di storiche simpatie nazi, Klaus Schwab, riceverà gli illustri ospiti in arrivo da mezzo mondo, il gotha della politica, dell’economia e della finanza a livello internazionale.

L’argomento base per l’edizione 2023 è ‘Cooperation in Fragmented World’, ossia ‘Cooperazione in un mondo frammentano’: “Il mondo si trova innanzi a un punto critico – sostengono i promotori – e per la prima volta più crisi riescono a condizionarsi a vicenda”. Una prima, epica scoperta.

 

ECCO A VOI ‘THE GREAT RESET

Sarà, per tutte le guest star, l’occasione di fare il punto su una situazione che più drammatica non si può, caratterizzata dalla pandemia iniziata tre anni fa esatti, e dal conflitto in Ucraina, che dura a 11 mesi.

E sarà, soprattutto, l’occasione per oliare al punto giusto i meccanismi di quel ‘Great Reset’ intorno al quale Schwab sta lavorando da anni, soprattutto in sinergia con due grandi amici: in pole position Bill Gates, affiancato da George Soros, i due miliardari-filantropi. E soprattutto il primo, da oltre un decennio, sta dedicando la gran parte del suo prezioso tempo a due obiettivi ben precisi: le pandemie e i cambiamenti climatici. Fu il fondatore di Microsoft, infatti, a ‘profetizzare’ nel 2009 che quello seguente (2010-2020) sarebbe stato il decennio delle grandi pandemie. Mentre il successivo avrebbe visto  drammaticamente salire alla ribalta i cambiamenti climatici.

George Soros. Sopra, Klaus Schwab e Bill Gates

La ‘Voce’ ha più volte scritto del ‘WEF’, una prima grossa inchiesta ad inizio anni 2000. E nel corso degli anni ha seguito la progressiva elaborazione di ‘The Great Reset’, che rivoluzionerà le nostre vite future – secondo gli auspici dei suoi promotori – sotto tutti i profili, e in prima fila, of course, sul versante ‘economico’ e ‘sociale’. Ad esempio, sempre più lavoro a distanza, come è stato già sperimentato nel corso della pandemia; quindi lavoro meno pagato, meno tutelato, totalmente de-sindacalizzato; mentre, sul versante sanitario e del controllo sociale, robot (pardòn individui) superchippati, ossia dotati di quel miracoloso chip sottopelle attraverso cui ricevere vaccini e non solo, pagare al supermercato o al ristorante, nonché essere continuamente monitorato, vigilato, controllato minuto minuto, passo per passo.

Perdita totale di libertà e autonomia, in cambio di un lavoro sicuro, di una vita senza tanti scossoni: un esercito di robot, appunto, al servizio di una super ‘Oligarchia Democratica’, che ti dà il necessario ma contro la quale non devi osar mai dire un ‘no’.

Siamo in un film distopico, in una realtà capovolta? No, se vanno a buon fine gli obiettivi di Schwab & C, se viene realizzato quell’ orwelliano Great Reset di cui discuteranno, tra poche ore, i ‘grandi’ della Terra, protetti da un bell’esercito da 5.000 militari svizzeri. Ottimo e abbondante.

Ma passiamo in rassegna una buona fetta dei protagonisti, visto che la lista ufficiale è ancora coperta dal più stretto riserbo.

 

ECCO LE TRUPPE A STELLE E STRISCE

Apriamo le danze con la folta rappresentanza Usa. Che invia, oltre a un bel manipolo di membri del Congresso (più democratici, dieci, che repubblicani, appena tre), pezzi da novanta dei Servizi segreti, big dell’imprenditoria e soprattutto della finanza.

Fior tra fiori: il direttore dell’FBI Chris Wray, il numero uno dell’intelligence nazionale e vicedirettore della CIA Avril Haines, gli amministratori delegati di colossi come ‘Amazon’ (numero uno della distribuzione mondiale), ‘BlackRock’(il fondo d’investimento più grosso a livello internazionale, col suo potentissimo numero uno, Larry Fink), la super banca d’affari Goldman Sachs(col suo Ceo David Salomon), l’altro colosso finanziario Jp Morgan Stanley (col Ceo Jamie Dimon), Pfizer (la star di Big Pharma e regina dei vaccini anticovid), l’editore del New York Times, i vertici delle  tanto care ‘Bill and Melinda Gates Foundation’ e della ‘Open  Society Foundation’ griffata Soros.

Larry Fink

La Casa Bianca spedisce a Davos la rappresentante per il Commercio Katherine Tai, il segretario per il Lavoro Martin Walsh, l’amministratore dell’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale Samantha Power, e l’immancabile ‘zar del green’, e consigliere presidenziale per l’ambiente John Kerry, il candidato (alla Casa Bianca) trombato ma sempre a galla, pronto a consolarsi sposando lady Heinz, la super ereditiera dell’impero targato salsa ketchup.

Ecco la truppa congressuale: Chris Coons, Maria Cantwell, Joe Manchin (uno degli imprenditori-politici più potenti al mondo), James Risch, Kyrsten Sinema,Don Beyer, Joaquin Castro, Darrell Issa, Gregory Meeks, Seth Moulton, Maria Salazar, Mikie Sherill, Juan Vargas.

 

QUINDI IL CONTINGENTE UE

Passiamo al contingente UE. Che invia i pezzi da novanta.

A cominciare dalla Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen (che potrà così distrarsi per un po’ dai crucci per il ‘Pfizergate’), per continuare con il vicepresidente del Parlamento europeo Valdis Dombrovskis, i commissari del Bilancio (l’austriaco Johannes Hahn) e dell’Energia (la estone Kadri Simson), e il nostro strategico commissario per gli Affari economici, Paolo Gentiloni(nome completo di registrazione: Paolo Gentiloni de Siverjy, proprio come i cav.lup.mann di fantozziana memoria).

Non potrà mancare naturalmente la presenza del presidente della BCEChristine Lagarde, che converserà amabilmente, in un forum finanziario, con il numero uno del ‘Fondo Monetario Internazionale’ Kristalina Georgieva.

Paolo Gentiloni

Eccoci ad alcune specifiche nazioni. La Germania manda in campo il suo Cancelliere Olaf Scholz, il vicecancelliere Robert Habeck (un Verde sui generis), il ministro delle Finanze Christian Lindner, il presidente del colosso europeo del credito ‘Bundesbank’, ossia Joachim Nagel. Un bel poker.

Dalla Francia arriva il ministro dell’Economia Bruno Lemaire, quello per gli affari europei Laurene Boone, nonché il governatore della Banca Centrale di Parigi Villeroy de Galhau.

Arci qualificato il drappello polacco, che vuol sottolineare la sua super fedeltàNATO: ecco quindi come portabandiera il capo dello Stato Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki.

Vogliono essere della partita anche Lettonia e Lituania, ma non si conoscono ancora i nomi dei rappresentanti.

Prevista, ma non ancora ufficializzata, la presenza del primo ministro della Georgia arci filo Usa, Irakli Garibashvili; e della presidente della Moldavia, la super pro Occidente Maria Sandu, la Meloni locale.

 

E L’ITALIA CHI MANDA IN CAMPO?

E per l’Italia? A quanto pare – nobil Gentiloni a parte, ma in versione UE – ci sarà il solo ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che prenderà parte al Forum su ‘Piano Scuola 4.0’.

Ha dato forfait il nostro numero uno dell’Economia, il leghista e braccio destro di Mario Draghi nell’ultimo esecutivo, Giancarlo Giorgetti, alle prese con le non poche gatte da pelare causate dai due primi disastrosi mesi dell’esecutivo Meloni e dalla ridicola ‘manovra finanziaria’ di fine anno: aveva forse timore di sberleffi, pernacchie e tric trac?

Folto, invece, il team imprenditoriale. Sul fronte del credito, sbarcano alla corte del collega e banchiere Schwab, i vertici di ‘Intesa San Paolo’ Carlo Messina eStefano Lucchini; quelli di ‘Unicredit’ Alexander Orcel e Pier Carlo Padoan, ex ministro del PD; ‘Unipol’, la banca un tempo ‘rossa’ (sic), spedisce Matteo Laterza.

Claudio Descalzi

I big del fu parastato, ENI ed ENEL, mandano rispettivamente in pista a Davos (a proposito, qualche sciatina sarà d’obbligo tra un summit e l’altro) l’inossidabile Claudio Descalzi e Lucia Calvosa da un lato, mentre sul fronte ‘elettrico’ possiamo contare sull’altrettanto inossidabile Francesco Starace eMichele Crisostomo.

Anche il settore privato dell’Italia che tira vuol dire la sua. E così si presenteranno al WEF il re del caffè Andrea Illy, Paolo Merloni per lo storico marchio ‘Ariston’ di frigo e lavatrici, il numero uno delle calzature che respirano ‘Geox’ ossia Paolo Moretti Polegato, Erica e Nerio Alessandri in sella al gruppo ‘Technogym’, leader mondiale nel settore degli attrezzi per ‘il fitness, il wellness e lo sport’.

Fitta, un tempo, la rappresentanza dei giornalisti di casa nostra: a quanto pare, stavolta, ci sarà, solo soletto, il vice direttore del ‘Corsera’ Federico Fubini. Forse anche al WEF di tanto in tanto danno una sbirciatina ai nostri media e seguono qualche talk: rendendosi conto – perfino loro! – che l’encefalogramma è ormai totalmente piatto e che l’informazione da noi è morta e sepolta da tempo.

 

QATAR OVUNQUE. E LA SORPRESA DA KIEV ?

Poteva mai mancare una qualificata presenza araba nell’oasi di Davos? Impossibile.

Come non poteva che aprire il drappello il Qatar, appena uscito dai fasti dei Mondiali di Calcio (pur se costati oltre 6000 operai morti sul ‘campo’, è tragicamente il caso di dire) anche se ammaccato dal ‘Qatargate’ che infuria al Parlamento UE: in prima fila il dinamicissimo ministro degli Esteri qatariota, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani.

Ahmed Nawaf Al-Ahmad Al-Sabah

Saranno della partita anche il premier del Kuwait Ahmed Nawaf Al-Ahmad Al-Sabah; e il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Adel bin Ahmad el-Jubair, che accompagnerà il principe Faisal bin Farhan Al Saud.

 

Resta in piedi un ultimo grosso punto interrogativo: farà l’onore di partecipare allo straordinario appuntamento del ‘World Economic Forum’ l’Uomo dell’Annosecondo la cover del ‘Time’, il   Salvatore del Nuovo Ordine Mondiale, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky?

Quest’anno non ha perso una sola occasione per propalare il suo Verbo e comparire con la sua ormai mitica canottiera green (sudata ad hoc in zona ascellare), muscoli al vento; non ha mancato un appuntamento che conta, Festival del Cinema compresi. Regolarmente in via virtuale, of course.

Ma vuoi vedere che stavolta fa il ‘Miracolo’ e il nuovo ‘Messia’ si presenta in carne ed ossa, muscoli appunto ben compresi?

Sarebbe un colpo da maestro, Herr Schwab.

Può servire, può far da ulteriore collante, l’idem sentire nazista?

E visto che ci siamo, perché non chiudere la kermesse con una altrettanto muscolare esibizione di un plotoncino del mitico ‘Battaglione Azov’?

 

P.S. Per leggere di più sul WEF, vi consigliamo di andare alla casella CERCA, lungo la barra in alto a destra, e digitare il nome KLAUS SCHWAB, oppure WEF, o ‘World Economic Forum’.

 

P.S. 2 – Risolto subito il mistero, nella seconda giornata del WEF. E’ arrivata in carne ed ossa lady Olena Zelenska, accolta con entusiasmo, fra gli altri, dal padrone di casa Schwab e da Ursula von der Leyen. Poteva mai farsi mancare il red carpet per una passerella a Davos e chiedere altre armi per la sua Ucraina?


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