“Il fatto non costituisce reato”.
Con queste parole il tribunale di Roma si è pronunciato, il 22 dicembre, in merito al processo intentato dal pm Lucio Giugliano contro il regista americano Kelly Duda, assolvendolo da ogni addebito. Duda aveva reso una coraggiosa e documentata testimonianza al processo napoletano per il “sangue infetto”, al termine della quale l’autore dello choccante docufilm ‘Fattore VIII’ aveva osato commentare l’operato del pm.
La ‘Voce’ ha scritto della vicenda che tira direttamente in ballo la libertà d’informazione e di espressione, in un articolo di qualche giorno fa, che potete leggere cliccando sul link in basso, dove è contenuto anche un denso reportage firmato dallo stesso Duda mesi fa sull’incredibile story e pubblicato da una rivista americana.
Sempre cliccando in basso, trovate anche un lungo articolo sull’ultima udienza del processo che vede contrapposti, a Napoli, la Voce e tutta la dinasty dei Marcucci (Andrea, Marilina, Paolo) che si è sentita lesa nell’onore (così come la corazzata degli emoderivati ‘Kedrion’) da 4 articoli pubblicati nel 2020 dalla Voce. Si tratta del ‘secondo round’ tra la Voce e i Marcucci, visto che il primo, che tirava in ballo 3 articoli, sempre del 2020, e di tenore molto simile, è stato ampiamente vinto dalla Voce, dal momento che il gip del tribunale di Napoli, Valentina Gallo, ha archiviato con un’ordinanza dell’8 giugno 2021 la denuncia, sottolineando che la Voce ha pienamente rispettato i criteri base del buon giornalismo (verità dei fatti; interesse pubblico ai fatti; continenza espositiva) e soprattutto quegli articoli rientravano pienamente nel diritto di ‘cronaca e di critica’ espressamente tutelati dalla nostra attuale Costituzione (prima che venga manomessa, visti i tanti tentativi portati avanti nel corso degli anni e culminati nel referendum promosso da Matteo Renzi e sonoramente bocciato dagli italiani).
Di seguito, pubblichiamo quanto ha scritto, sulla vicenda Duda-Giugliano, il sito di ‘Ossigeno per l’Informazione’, un vero baluardo contro le aggressioni ai giornalisti (spesso giovani free lance), sia ‘fisiche’ (minacce e intimidazioni mafiose) che ormai sempre più spesso per ‘via giudiziaria’ con liti che più temerarie non si può.
Fondato una quindicina d’anni fa da Alberto Spampinato, fratello del giovane cronista dell’Ora di Palermo, Giovanni, ucciso dalla mafia (ma non solo), ‘Ossigeno’ ha istituito il preziosissimo ‘Sportello Legale’, coordinato dall’avvocato Andrea Di Pietro, che ha assistito di persona Duda nel suo processo.
Anche la Voce è stata ed è assistita legalmente da ‘Ossigeno’: l’ultima vicenda (siamo patrocinati dall’avvocato Emilia Faraglia) che si avvia ormai alla conclusione, ci vede contrapposti ad un grosso gruppo internazionale sul fronte della commercializzazione dei farmaci, guidato dall’italiano – ormai americanizzato – Stefano Pessina.
Non basta. Perché ‘Ossigeno’ ha fornito una preziosa collaborazione (per quanto concerne i giornalisti italiani minacciati e intimiditi) all’Unesco, che ha appena preparato un voluminoso dossier proprio sullo scottante tema che mette a repentaglio quel che resta della libera informazione.
Ecco quindi, di seguito, il pezzo di ‘Ossigeno’ sul caso Duda-Giugliano.
SANGUE INFETTO. ASSOLTO CRONISTA USA DENUNCIATO DA PM NAPOLI
Kelly Duda ringrazia Ossigeno che lo ha assistito nel processo – Era accusato di oltraggio a un pm di Napoli per aver criticato la gestione della sua testimonianza resa in aula in un processo sullo scandalo degli emoderivati
OSSIGENO 22 dicembre 2022 – Il Tribunale di Roma ha assolto con formula piena il giornalista statunitense Kelly Duda, processato con l’accusa di oltraggio a un pubblico ministero di Napoli, difeso in aula dall’avv. Andrea Di Pietro su incarico dell’Ufficio di Assistenza Legale Gratuita di Ossigeno per l’Informazione, in collaborazione con Media Defence, che hanno sempre creduto nella sua innocenza. Il Giudice Dionisio Pantano ha assolto Kelly Duda perché “il fatto non costituisce reato”, accogliendo così le tesi della difesa.
IL COMMENTO DI KELLY DUDA – “Oggi a Roma è un bel giorno per la libertà di espressione. Grazie al team legale di Ossigeno per l’Informazione e al meraviglioso lavoro del mio avvocato Andrea Di Pietro, sono stato dichiarato non colpevole di tutte le accuse penali. Ringrazio anche Media Defence e Free Press Unlimited. Senza l’aiuto di queste importanti organizzazioni per i diritti dei giornalisti, non so come avrei potuto affrontare tutto questo da cittadino americano. Inizialmente ho dovuto affrontare due processi penali. Se condannato, avrei potuto essere condannato a tre anni di carcere per reati che non avevo commesso. Il verdetto è stato equo e giusto e sono grato al giudice per la sua decisione. In tutto il mondo, i giornalisti sono sempre più sotto attacco per aver fatto semplicemente il loro lavoro. In questo momento, 21 reporter italiani sono sotto scorta 24 ore su 24 a causa di minacce alla loro vita. Invito i legislatori italiani a rivedere l’art. 343 del codice penale affinché sia riformato. Esorto inoltre i legislatori italiani a depenalizzare la diffamazione. L’uso della diffamazione penale e delle SLAPP per mettere a tacere le voci critiche è una minaccia diretta alla libertà e alla giustizia per tutti. Non c’è libertà senza libertà di stampa e di parola. Viva l’Italia e viva la libertà!”.
OSSIGENO esprime soddisfazione per l’assoluzione di Kelly Duda. “Questa sentenza – ha dichiarato Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno per l’Informazione – riconosce pienamente il diritto di esprimere la propria opinione anche riguardo al comportamento dei pubblici ministeri. Nei paesi democratici i magistrati rivestono un ruolo istituzionale importante, meritano grande rispetto, ma non sono figure sacrali e non sono immuni da critiche. Fa riflettere il fatto che in Italia sia ancora necessario svolgere un processo penale per riconoscerlo”.
CHI E’ KELLY DUDA – E’ l’autore del celebre documentario video “Factor 8” pubblicato nel 2008. Da allora è stato il testimone chiave in molti processi penali che si sono svolti in vari Paesi per lo scandalo nato della commercializzazione di sangue infetto proveniente da donatori detenuti nelle carceri USA malati di epatite B, utilizzato dalle case farmaceutiche per produrre emoderivati impiegati nelle trasfusioni in vari paesi, fra cui l’Italia.
In Italia è stato accusato formalmente del grave reato di “offesa all’onore o il prestigio di un magistrato in udienza”, da Lucio Giuliano perché, a Napoli, nel 2017, al termine di un’udienza nel processo sul “sangue infetto” in cui aveva deposto come persona informata dei fatti, aveva criticato la sua condotta in veste di pubblico ministero, in merito alla gestione della sua testimonianza.
IL PROCESSO DI NAPOLI – Il 4 dicembre 2017 Kelly Duda fu chiamato dalle parti civili (rappresentate dagli avvocati Bertone e Zancla) a testimoniare al processo penale che era in corso a Napoli a carico di Duilio Poggiolini e dei rappresentanti delle aziende farmaceutiche che negli anni 80-90 produssero e commercializzarono in Italia degli emoderivati (principalmente il Fattore VIII) ottenuti a partire da plasma infetto proveniente in parte dal sangue donato dai detenuti nelle prigioni dell’Arkansas.
LA FRASE CONTESTATA – A mettere nei guai Kelly Duda fu la frase che egli, al termine dell’udienza, avrebbe rivolto al pm quando andò a stringergli la mano: “In my country what you did today, would be considered a disgrace”. Il pm reagì chiamando la polizia giudiziaria che fermò il giornalista e si fece consegnare il suo passaporto. Il magistrato chiese di trattenere Kelly Duda per il suo comportamento, ma le accuse non furono ritenute tali da giustificare tale misura. Tuttavia il magistrato denunciò il giornalista per il reato di cui adesso è stato assolto dal Tribunale di Roma.
LA TESTIMONIANZA – In quella udienza a Napoli, i difensori degli imputati e il pubblico ministero Lucio Giuliano si erano opposti alla decisione di ammettere la testimonianza di Kelly Duda, che era presente in aula. Però, alla fine, la testimonianza fu ammessa. Il giornalista depose. Fu ascoltato per quattro ore. Da vero esperto e conoscitore della vicenda del sangue infetto, contribuì a chiarire la dinamica dei fatti e il ruolo di alcune parti in causa. Durante l’udienza, ebbe modo di mostrare un estratto del suo documentario video “Factor 8”: l’intervista al dottor Henderson, proprietario e direttore medico di Health Management Associates, la società statunitense che acquisiva e commercializzava il sangue donato nella prigione dell’Arkansas. Henderson teneva i rapporti con le società che acquistavano il sangue donato e lo trasformavano in emoderivati. Henderson dichiarò che nell’ottobre-novembre 1982 si recò in Italia, e incontrò i rappresentanti di una casa farmaceutica con sede a Rieti di cui non ricordava il nome (è stato accertato che era AIMA Plasmaderivati del gruppo Marcucci con sede a Rieti) per spiegare la sua posizione sulla questione del plasma richiamato.
DOPO QUELL’UDIENZA – Il 25 marzo 2019 il Tribunale di Napoli ha prosciolto Duilio Poggiolini e i nove rappresentanti del gruppo farmaceutico Marcucci, una società farmaceutica italiana, che erano imputati di omicidio colposo per una serie di decessi di pazienti ai quali era stato trasfuso plasma prodotto negli anni ’80 e ’90 risultato infetto. All’epoca della distribuzione di quel plasma, Duilio Poggiolini era a capo del settore farmaceutico del dipartimento del Ministero della Salute. In quegli anni 2.605 italiani furono infettati e contrassero HIV ed epatite.
Della denuncia del magistrato al giornalista statunitense si è occupata la stampa internazionale, in particolare il Guardian. Il caso è stato segnalato come una potenziale “intimidazione” sulla Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti. ASP
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