“Fetentoni miei!”: Lauro secondo Gassman

“Fetentoni miei! Non parliamo di politica, stiamo allegri, in buona compagnia, e quanto a votare non datevi preoccupazione! Votate “Forca e Corona” e avrete, oltre agli spaghetti di cui vi faccio ora omaggio, la scarpa destra, simile in tutto a quella sinistra che ora ed i miei collaboratori passeranno a distribuirvi! Non datevi pensiero!”.

Ci voleva davvero poco, anche per chi non viveva a Napoli negli anni Cinquanta, a riconoscere in questo passaggio oratorio lo stile inconfondibile del sindaco monarchico Achille Lauro.

Una parodia efficace (la lettura dell’intero monologo, pubblicata l’11 aprile 1959 sulla “Settimana Incom Illustrata”, è tuttora esilarante) ma fin troppo riconoscibile per non turbare il sonno degli occhiuti censori della Rai-Tv. Nonostante che a indossare i panni del finto (ma non troppo) Comandante fosse il più popolare attore teatrale, Vittorio Gassman, e che il suo sketch fosse inserito nel Mattatore, uno dei programmi di maggiore ascolto della giovane Rai, considerato ancora oggi una pietra miliare nella storia della televisione italiana.

Non era la prima volta che il programma subiva dei tagli. Qualche settimana prima era stato depennato lo sketch sulla rivalità tra le due soprano più famose del mondo, Maria Meneghini Callas e Renata Tebaldi, ribattezzate dagli autori con il solo cognome (Menegotti Prunas e Baraldi) ma ugualmente decifrabile.

L’imitazione di Lauro era prevista nella puntata sui Commendatori, nella quale Gassman prendeva di mira altri vip: il commendatore-editore (Rizzoli), il commendatore-produttore (Peppino Amato) e un industriale laniero del Nord facilmente riconoscibile fin dal cognome, modificato da Gassman all’ultimo momento, per la sorpresa di due illustri autori del programma come Zavoli e Montanelli, solo nell’iniziale: Barzotto. Il commendatore-nocchiero, infine, pur senza un nome (Gassman lo definiva “il grosso uomo politico meridionale”), era facilmente identificabile, per il nome della sua lista elettorale, che nella realtà era “Stella e Corona”, e soprattutto per i contenuti e i toni di quel comizio – scritto da uno degli autori della trasmissione, il commediografo Federico Zardi – in cui sciorinava tutto il campionario del populismo reazionario, con forti accenti qualunquistici e una ostentata nostalgia “di quel Ferdinando di Borbone, sovrano amatissimo della Due Sicilie”, a cui lo accomunava il disprezzo per gli intellettuali, o per meglio dire “i pennaruli”.

L’anteprima dello sketch mise a dura prova le coronarie (e la carriera) dei più alti dirigenti della Rai, subissati di pressioni “da molto in alto”, riportava il settimanale. Con Gassman iniziò un vibrante braccio di ferro prima della messa in onda di Il Mattatore. Alle cinque del pomeriggio i dirigenti Rai gli comunicarono la soppressione della scenetta su Lauro, ma di fronte alla reazione furiosa dell’attore la recuperarono alle sei e mezza, eliminando solo la scena finale (“I napoletani insorgerebbero”, era la motivazione) con il commendatore che da un grosso camion lanciava al popolo pacchi di spaghetti e scarpe spaiate, in cambio del voto al suo Movimento Borbonico Popolare. Ma neanche questo bastò a tranquillizzare i vertici della Tv di Stato, e alle 20.05, a pochi minuti dalla sigla iniziale, a Gassman fu comunicato il taglio definitivo dello sketch. Deciso da chi, non si è mai saputo: “Da più in alto, mi hanno detto. È tutto quello che so. La Tv sembra a volte il castello di Kafka. Non si sa mai bene che nome e che aspetto dare alle ombre”, commentò sconsolato l’attore alla “Settimana Incom”.

Ci sarebbero voluti ancora quattro anni per svelare al mondo, grazie al film di Rosi Le mani sulla città, la vera faccia del laurismo.

Quello sketch, intanto, ha riacquistato una stringente verosimiglianza: il populismo (oggi diffuso soprattutto oltre il Po), la ventata neoborbonica, l’ostilità verso la cultura e la scienza. Nell’anno del duplice anniversario di Lauro e di Gassman sarebbe un’idea peregrina riproporlo in teatro?

 

 


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