Il regista statunitense Kelly Duda affronterà al tribunale di Roma, il prossimo 19 dicembre, il processo che lo vede contrapposto al PM Lucio Giugliano, che lo ha querelato perché si è sentito offeso per alcune affermazioni fatte da Duda al termine dell’udienza in cui ha testimoniato, il 4 dicembre 2017, in occasione del processo di Napoli per il ‘sangue infetto’.
Duda verrà difeso dall’avvocato Andrea Di Pietro, che cura lo ‘Sportello legale’di ‘Ossigeno per l’Informazione’, la battagliera associazione di cui abbiamo scritto alcuni giorni fa per la preziosa collaborazione fornita all’Unesco in occasione della stesura del suo rapporto sulle sempre più frequenti “intimidazioni legali” contro i giornalisti (vedi link in basso).
Durato per ben tre anni – dal 2016 al 2019 appunto al tribunale di Napoi – il processo per il ‘sangue infetto’ si è concluso con la piena assoluzione di tutti gli imputati, tra cui l’ex re Mida della Sanità Duilio Poggiolini e diversi ex dirigenti e funzionari delle aziende del gruppo Marcucci, all’epoca oligopolista nel settore della lavorazione e commercializzazione di emoderivati.
Tutti assolti, gli imputati, perché, secondo il verdetto del giudice Antonio Palumbo, “il fatto non sussiste”: non sarebbe stato provato dai legali delle parti civili – secondo Antonio Palumbo – il fondamentale nesso “causa-effetto” tra l’infusione ‘decisiva’ e il decesso della persona cui era stato somministrato l’emoderivato killer.
Sul processo e sulla lunga storia della strage per il ‘sangue infetto’ la ‘Voce’ ha scritto, a partire dal 1977, una serie di articoli e inchieste. Gli ultimi dei quali – pubblicati dopo la sentenza del tribunale di Napoli – hanno provocato le ire funeste dei fratelli Marcucci: l’ex senatore e capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, l’ex coeditrice dell’Unità Marilina Marcucci, e il Ceo di Kedrion, la corazzata del gruppo dall’inizio degli anni 2000, Paolo Marcucci.
Articoli scritti nei primi mesi del 2020 e subito querelati in due tranche, ossia presentando due distinte querele. Per la prima (che comprendeva 3 articoli) siamo stati prosciolti dal gip del tribunale di Napoli Valentina Gallo, che ha sottolineato come i pezzi della Voce fossero perfettamente in linea con i diritti di cronaca e di critica, tutelati dalla Costituzione.
Rinviati a giudizio per la seconda querela che riguarda quattro articoli più o meno dello stesso tenore, se non più ‘leggeri’ (uno della prima tranche riguardava i rapporti di lavoro tra Kedrion e alcuni laboratori del distretto di Wuhan, tanto per intenderci).
Potete rendervi conto di quanto è successo nella fresca udienza del 23 novembre leggendo un breve resoconto delle testimonianze di Paolo a Marilina Marucci cliccando sul link in basso.
A proposito del pm Lucio Giugliano, il legale dei Marcucci, Carla Manduchi, lo avrebbe voluto come teste nel processo tra i Marcucci e la Voce. E così ha motivato, nella precedente udienza del 22 settembre, tale richiesta: “Sotto due profili. Innanzitutto per dimostrare la consapevolezza di quanto andava accadendo e di cosa è accaduto nel processo napoletano da parte dell’Imputato (Andrea Cinquegrani, direttore della Voce, ndr) che è sempre stato presente a tutte le udienze e lo potrà confermare il Dottor Giuliano. Tra l’altro c’è anche un’altra circostanza menzionata, in cui si dà ampio credito al Teste Duda che, viceversa, mi risulta, e questo ce lo dovrà confermare il Dottore Giugliano, è stato rinviato a giudizio per oltraggio al Magistrato in udienza nel corso di quel processo proprio per le offese rivolte al Dottore Giugliano”.
Il giudice non ha ammesso la testimonianza del PM Giugliano, non essendo adeguatamente probante rispetto alla circostanza della presenza di chi scrive a tutte le udienze napoletane del processo sul ‘sangue infetto’; presenza che con orgoglio si ribadisce essere stata assidua, poiché grande fu l’attenzione della ‘Voce’ per quel giudizio.
D’altronde l’avvocato Manduchi parrebbe aver stigmatizzato l’aver ‘dato ampio credito al teste Duda’, che lo meritava appieno per la sua conoscenza dei dettagli della vicenda e per il suo coraggio nella ricerca della verità
Ma torniamo a Duda. Che ha avuto, appunto, il coraggio (anche economico) di venire dagli Stati Uniti a Napoli, e ancor più di realizzare quello choccante docufilm, ‘Fattore VIII’ di cui si videro alcuni spezzoni nel corso dell’udienza. Raccapricciante nei contenuti: perché documenta i traffici a base di sangue prelevato addirittura dai reclusi nelle galere dell’Arkansas. Sangue pagato poco o niente che doveva fornire la materia prima per le big internazionali nel settore degli emoderivati: tra cui, per l’Italia, in pole position le aziende del gruppo Marcucci, come Biagini, Farma Biagini e, soprattutto, la star dell’epoca, ‘Sclavo’, nel cui consiglio d’amministrazione sedevano Paolo e Marilina Marcucci, nonché Renato De Lorenzo, fratello di Francesco De Lorenzo, alias ‘Sua Sanità’.
Eccoci adesso al clou. Ossia un lungo reportage intitolato ‘Bad Blood’ (‘Sangue Cattivo’) firmato da Kelly Duda e pubblicato mesi fa da una rivista americana ‘Index on Censorship’. Si parla sia del docufilm che della ‘rocambolesca’ avventura napoletana durante la quale – come descrive – temeva addirittura di essere arrestato.
A seguire potete leggere in PDF le pagine originali del corposo reportage.
BAD BLOOD — Index on Censorship
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Un commento su “STRAGE SANGUE INFETTO / A ROMA IL PROCESSO TRA IL PM E IL REGISTA-TESTE”