La Corte Costituzionale si è finalmente espressa sui vaccini. Ha emesso uno scarno comunicato stampa, perché le – si immagina – ponderose motivazioni della sentenza si potranno conoscere non prima di una ventina di giorni.
Qualcosa comunque già emerge, e l’aria che tira non è certo buona. La gran parte dei quesiti (otto in tutto) riguardavano questioni più prettamente ‘lavoristiche’, sul diritto di poter esercitare la professione sanitaria pur non avendo ricevuto il vaccino o di percepire assegni a carico del datore di lavoro.
Solo due quesiti, in realtà, andavano al cuore del problema: vale a dire se lo Stato può imporre un trattamento sanitario obbligatorio (in questo caso il vaccino anti-covid) che secondo molti autorevoli ricercatori e anche le ultime statistiche dimostrano ‘inefficace’ nel contrastare la diffusione della pandemia e, soprattutto, ‘insicuro’, visti gli effetti avversi che si moltiplicano giorno dopo giorno in tutto il mondo.
Abbiamo più volte ricordato, in queste settimane, le raccapriccianti cifre (e pure per difetto) finalmente diffuse dai CDC americani (i ‘Centers for Deseases Control’) che mettono nero su bianco una cifra da bridivi: da quando sono cominciate le campagne vaccinali obbligatorie, si sono verificati oltre 10 milioni – avete letto bene – 10 milioni di effetti avversi nei soli Stati Uniti: effetti che vanno dai più lievi (febbre, cefalea, dolori articolari etc) fino ai più gravi, come miocarditi, pericarditi, ictus, trombosi e infarti (quindi soprattutto a danno del sistema cardiocircolatorio).
Non contano niente queste cifre? Non servono a smuovere alcun senso civico? Di etica è meglio non parlare, quando sono in ballo centinaia di miliardi che vanno ad arricchire i forzieri delle star di Big Pharma, come ‘Pfizer’ e‘Moderna’ che hanno tagliato vittoriose il traguardo del primo vaccino anti-covid.
Così come abbiamo ricostruito quanto sta succedendo davanti alla ‘Commissione d’inchiesta sui vaccini’ costituita un paio di mesi fa dal Parlamento europeo. Un solo esempio, la imbarazzante ma significativa (non) testimonianza della responsabile ‘mercati esteri’ di Pfizer, Janine Small: la quale ha farfugliato poche parole (“bisognava fare presto…”, “eravamo in emergenza”, “qualcosa bisognava pur trovare…”) che la dicono lunga sulla reale efficacia e sicurezza dei vaccini.
E abbiamo anche rammentato le inchieste choc pubblicate dall’autorevole ‘British Medical Journal’ sulla scarsissima efficacia dei vaccini (non superiore al 20 per cento a fronte del 92-93 per cento sempre sbandierato da Pfizer eModerna); addirittura sui ‘test’ taroccati da Pfizer nel corso dei brevissimi ‘trials’ che si sono svolti negli Usa; e il più che ‘anomalo’, ‘frettoloso’ ok definitivo all’uso dei vaccini rilasciato da una stranamente ‘morbida’ ‘Food and Drug Administration’ negli Usa, molto sensibile agli imput della Casa Bianca e di Big Pharma
Ma torniamo alla sentenza della Consulta, sulla quale – ripetiamo – sarò opportuno tornare tra una ventina di giorni, appena saranno rese note le motivazioni.
Sentiamo cosa afferma, a botta calda, il ‘Corvelva’, la battagliera associazione da anni in prima fila sulla sempre bollente questione ‘vaccini’ (anche quelli ‘tradizionali’): ne ha sempre consigliato un uso ‘cauto’ e basato sul principio di ‘massima precauzione’, come del resto negli Usa ha sempre sostenuto Robert Kennedy junior, in Francia il Nobel Luc Montagnier e in Italia Giulio Tarro, l’allievo prediletto di Albert Sabin che scoprì l’antipolio.
Ecco la dura presa di posizione: “La gestione fallimentare della pandemia dei governi Conte e Draghi rimane un dato di fatto, dimostrato ampiamente dai numeri e dalle conseguenze che tutti noi stiamo ancora pagando”.
“Nessuna sentenza o titolo di giornale potrà cancellare le persone danneggiate o decedute a causa del vaccino Covid-19. Per loro e per i loro familiari è necessario non dimenticare maie continuare a fare INFORMAZIONE e sconfessare le fake news del mainstream”.
“Non cambia niente con questa sentenza: il nostro corpo rimane inviolabile e il fatto che la notizia occupi le prime pagine dei giornali conferma che siamo tanti e che le informazioni sulla NON SICUREZZA e INEFFICACIA dei vaccini hanno ormai raggiunto molte persone. Purtroppo per loro, spesso proprio coloro che si sono vaccinati anche con l’inganno degli organi di (dis)informazione”.
Per avere ulteriori elementi e capire ancor meglio quanto è successo con la sentenza (pur se mancano le motivazioni) della Consulta, vi proponiamo, come spesso accade, un pezzo tratto dal sito ‘La Nuova Bussola Quotidiana’, che ha fatto della corretta informazione sui vaccini uno dei suoi ‘must’. Ecco quindi l’articolo del 2 dicembre, titolato “La Corte salva i vaccini e getta le basi per futuri obblighi”.
Nella foto la Corte Costituzionale, al centro la presidente Silvana Sciarra.
La Corte salva i vaccini e getta le basi per futuri obblighi
Per la Corte Costituzionale le scelte del Governo in pandemia non sono state «né irragionevoli né sproporzionate». La Consulta salva così Draghi & Speranza sugli obblighi vaccinali di medici e sanitari con inoculi sperimentali e che hanno dimostrato di non riuscire a fermare il contagio e di provocare numerosi effetti avversi. Così si gettano le basi per lo stato di emergenza di domani nel quale si potrà ripetere lo schema utilizzato col Covid.
Il verdetto è arrivato poco prima delle 20 e dice che per la Consulta l’obbligo vaccinale in pandemia per il personale sanitario è costituzionalmente legittimo. Lo stringato comunicato della Corte costituzionale dopo una giornata di camera di consiglio spazza via in un solo colpo gli 8 procedimenti iscritti in cui si sottoponeva al vaglio dei giudici le eccezioni di incostituzionalità di altrettanti provvedimenti di tribunali nei confronti di dipendenti del comparto sanità sospesi perché non vaccinati. Solo due, però, vertevano espressamente sulla legittimità dell’obbligo, gli altri erano di natura giuslavoristica. La Corte li ha rigettati tutti e 8.
Il comunicato dice che «sono state ritenute non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario». Fine della discussione. Ci sarà tempo, circa 20 giorni, per conoscere le motivazioni della sentenza che dunque arriverà verso Natale, dato che queste affermazioni dovranno essere motivate in punta di diritto. Sotto l’albero, dunque potremo conoscere la ratio utilizzata dai togati della Carta per “assolvere” il governo Draghi, che ha proceduto alla più vasta, capillare e sistematica operazione di vaccinazione a tappeto della storia repubblicana pena la sospensione dello stipendio di medici e sanitari con preparati sperimentali spacciati per testati, che nel corso di due anni hanno già lasciato sul campo numerosi effetti avversi, alcuni dei quali invalidanti o fatali.
La Corte ha altresì detto che i datori di lavoro hanno avuto ragione nel non corrispondere lo stipendio ai lavoratori sospesi.
Dunque, le decisioni del governo Draghi in tempo di pandemia non sono state incostituzionali. Questo non significa che l’obbligo vaccinale sia sempre costituzionale, in ogni tempo e in ogni condizione, ma che l’obbligo vaccinale anti covid per i sanitari lo è stato. Certo, non è un buon auspicio se si pensa che i governi, presenti e futuri, avranno così la strada spianata per poter imporre ulteriori e prossime vaccinazioni coatte alle categorie individuate di volta in volta dalle emergenze future.
Sicuramente nella sentenza ha pesato il parere dell’Avvocatura dello Stato che è entrata in giudizio sostenendo la tesi di un obbligo vaccinale che si fonda sul principio di solidarietà. Dove stia la solidarietà nel vedere un medico inocularsi tre o quattro volte in 24 mesi, ma che può lo stesso infettare o infettarsi e nel frattempo rischia personalmente la miocardite (ormai lo hanno ammesso anche le case farmaceutiche) non si sa.
La decisione da un lato stoppa così sul nascere i numerosi ricorsi di sanitari pendenti nei tribunali italiani che erano pronti a “esplodere” nelle mani del sistema giustizia in caso di un accoglimento del profilo di incostituzionalità. E dall’altro ci proietta verso un futuro potenzialmente distopico: alla prossima pandemia, si dichiarerà uno stato emergenza col quale si limiterà la libertà nel nome della paura, poi si accetterà il rimedio chiamato “vaccino”, utilizzato in via sperimentale ed emergenziale e allora, non sarà né «irragionevole» né «sproporzionato» imporre l’obbligo a medici e infermieri e poi alle categorie che si deciderà di individuare. Insegnanti? Lavoratori col pubblico? Il precedente è così compiutamente confezionato per la costruzione anche in dottrina giuridica di uno stato di emergenza o d’eccezione.
La decisione ha provocato numerose reazioni di medici, legali e politici che si sono battuti in questi mesi per affermare la libertà di inoculo e nel denunciare gli effetti avversi dei preparati a mRna sui quali non c’è ormai alcun dubbio.
Secondo il professor Paolo Bellavite si tratta di una «decisione irragionevole, che pesa come un macigno sulla stessa Corte che l’ha presa. E peserà sempre di più con il crescere delle vittime». Per Vanni Frajese «è una decisione largamente attesa, che conferma la legittimità di quanto fatto e getta le basi per eventuali altri decreti dello stesso tipo dando ragione all’ex ministro Roberto Speranza. Si tratta di una pagina triste, nella quale da cittadino mi sento tradito perché si stabilisce che l’ipotetico diritto alla salute è superiore alla libertà e all’inviolabilità del corpo umano».
Non usa mezze misure l’avvocato Renate Holzeisen, che sulla sua pagina Telegram scrive: «Il giorno più buio della (ex) Repubblica Italiana. La vergognosa decisione della Consulta non ha nulla a che fare coi fatti e con il diritto! Siamo definitivamente in dittatura. I membri della Consulta, a questo punto, dovranno rendere prima o poi personalmente conto di ogni ulteriore vittima di questi sieri sperimentali».
A nulla, dunque, è valsa la difesa dei ricorrenti che avevano inserito nel collegio difensivo il giurista Ugo Mattei, il quale nel corso del dibattimento di mercoledì aveva basato la sua arringa sull’inefficacia della profilassi vaccinale nella trasmissione del covid, documentata da numerose evidenze scientifiche ormai, e che è stata alla base dell’obbligo.
O l’intervento in causa del professor Augusto Sinagra, che ha portato all’attenzione dei giudici il caso del giudice Marco D’Alberti, che è stato consigliere di Draghi durante la pandemia e ora è stato nominato dal presidente della Repubblica giudice della Consulta. Un accostamento teso a metterne in discussione l’imparzialità e che ha provocato la reazione di biasimo della presidente della Corte Silvana Sciarra (in foto), la quale ha poi tolto il microfono a Sinagra quando ha alluso ad un articolo sulla Stampa contro “la destra e i no vax” scritto da chi, fino a pochi giorni fa, era a capo dell’ufficio stampa della Corte costituzionale.
Dunque, la sentenza è emessa, ma l’obbligo ora è stato tolto con un paio di mesi di anticipo dal ministro della Salute. Ma sia ieri che oggi era pur sempre legge. Anche se, come ha notato ContiamoCi «erano legge anche l’apartheid, il delitto d’onore e la discriminazione razziale. Le abbiamo cambiate. Tempo al tempo».
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