Italia sempre più direttamente coinvolta nel conflitto ucraino.
Un drone-spia americano, partito dalla base militare a stelle e strisce di Sigonella, in Sicilia, ha infatti coordinato le operazioni di attacco (via missili e droni) alle unità navali russe nel porto di Sebastopoli.
Non basta. Perché gli Usa hanno deciso di accelerare i tempi per collocare nuove bombe nucleari tattiche B61-12 potenziate in Europa, che prendono il posto delle ‘vecchie’ B 61.
E dunque verranno impegnate nell’operazione anche le basi militari italiane di Aviano, in provincia di Pordenone, e di Ghedi, nel bresciano.
Ma procediamo con ordine e partiamo dal giallo di Sigonella.
Scrive il blogger antimilitarista Antonio Mazzeo: “Offensiva ucraina contro la flotta russa a largo della città di Sebastopoli. Ancora incerto il numero delle unità navali colpite da missili e droni (anche subacquei); è stato tuttavia documentato il volo sulle acque prossime alla Crimea, nelle stesse ore, di un grande drone-spia Global Hawk di US Air Force decollato dalla base siciliana di Sigonella”.
Aggiunge Mazzeo: “Il ruolo belligerante di NAS Sigonella è stato rivelato già in occasione dell’affondamento della nave ammiraglia della flotta russa, la fregata lanciamissile ‘Moskva’ lo scorso 14 aprile, quando un pattugliatore Poseidon di US Navy di stanza in Sicilia seguì tutte le fasi dell’attacco ucraino, fornendo in particolare le coordinate nautiche della nave da guerra”.
Conferma i fatti Andrea Puccio, che scrive per ‘occhisulmondo.info’: “Un drone statunitense partito dalla base militare di Sigonella stava vigilando l’attacco compiuto con droni dall’esercito ucraino sul porto della città di Sebastopoli, in Crimea. Secondo i dati forniti dal portale ‘Fightradar 24’, un drone da ricognizione strategica statunitense RQ-4B-40 Global Hawk, decollato dalla base aerea della NATO a Sigonella, si trovava vicino al confine con la penisola russa della Crimea durante l’attacco compiuto dall’esercito ucraino sul porto della città di Sebastopoli”.
E rincara la dose: “A vigilare su tutta l’operazione, il drone statunitense che volava nello spazio aereo neutrale, partito dalla base NATO di Sigonella, in Sicilia, a dimostrazione di come l’intelligence statunitense, la NATO e il nostro Paese stiano dando supporto alle azioni militari dell’esercito ucraino”.
Passiamo all’altra maxi operazione che riguarda l’arrivo a breve, in Italia, delle nuove bombe nucleari tattiche made in Usa.
La fonte della clamorosa notizia è il giornale americano ‘Politico’, secondo cui gli Usa hanno deciso di accorciare i tempi del dispiegamento delle nuove bombe nucleari tattiche B61-12: a quanto pare il loro arrivo è stato anticipato di alcuni mesi. ‘Politico’ scrive di dicembre, mentre inizialmente si parlava della primavera 2023: dunque una imprevista, brusca accelerazione dei tempi.
Lo stesso ‘Politico’ fa il preciso riferimento ad un cablogramma diplomatico Usa che rivela quanto riferito da funzionari americani agli alleati NATO, durante una riunione top secret che si è tenuta a Bruxelles qualche giorno fa.
Spiega Federico Rucco su ‘Contropiano’: “In Italia ci sono due basi militari dove sono collocati ordigni nucleari americani: Ghedi e Aviano. Nella prima le regola di ingaggio è quella del ‘Nato nuclear sharing group’ dove il paese ospitante mette a disposizione il vettore. In pratica alcuni velivoli della nostra Aeronautica, oggi i Tornado e a breve gli F35, sono dotati di bombe di questo genere. Una prima stima parla di 60 ordigni nucleari presenti in Italia, ma secondo altre fonti ne risultano circa un centinaio. Nella base di Aviano, poi, ci sono le bombe nucleari B-61, vale a dire bombe nucleari di fabbricazione americana per l’impiego tattico e strategico da caccia e bombardieri”.
Continua Rucco: “A Ghedi, dunque, ci sono dispositivi nucleari americani pronti a essere aviotrasportati dalla nostra Aeronautica Militare. Ad Aviano ci sono invece aerei Usa attrezzati per il trasporto e il lancio di ordigni di questo tipo. Aviano è la base militare dove gli statunitensi si muovono in piena autonomia mentre a Ghedi ci sono regole militari condivise tra i Paesi Alleati”.
Conclude amaramente Rucco: “In realtà, come spiegano i giuristi di ‘Ialana’, la sostituzione delle vecchie bombe nucleari con quelle nuove richiederebbe l’autorizzazione del nostro Parlamento: ma non ci sembra che siano venute – né dal governo né dalle opposizioni – avvisaglie in tal senso”.
Per la serie: siamo in guerra, e i nostri ‘governanti’ (sic) mettono la testa sotto la sabbia, fanno finta di non sapere. E l’opposizione dorme.
Stiamo proprio precipitando in un baratro senza ritorno.
P.S. Vi proponiamo infine la lettura di un interessante articolo pubblicato dal sito ‘frontier India’ e intitolato “British behind the Ukranian naval drone attack on the Sevastopol based Russia Black Sea Fleet”, ossia “Gli inglesi dietro all’attacco dei droni ucraini sulla flotta russa di stanza a Sebastopoli sul Mar Nero”.
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