L’immunità naturale è di gran lunga migliore rispetto a quella ottenuta attraverso i vaccini.
I guariti, e poi vaccinati, hanno il 50 per cento in più di effetti avversi, mentre appena lo 0,06 dei guariti non vaccinati che si ammala di nuovo finisce in ospedale.
Sono i freschi risultati di una ponderosa ricerca italiana, pubblicata sull’autorevole ‘Journal of Clinical Medicine’, che è il frutto di una meticolosa analisi e studio di ben 250 articoli comparsi su riviste di alto livello scientifico e dedicati al delicato tema della ‘immunizzazione’.
Emerge quindi con estrema chiarezza, da questa mole di significati articoli e inchieste di mezzo mondo, come l’immunità naturale, quella che deriva cioè dall’aver avuto il Covid, uscendone con le cure e i farmaci che sono sempre esistiti in commercio e non utilizzati (dall’idrossiclorochina all’invermectina, oppure l’accoppiata Azitromicina-Brufen), è molto più efficace rispetto a quella neanche più garantita dai vaccini, come dimostrano in modo clamoroso le fresche ammissioni dei vertici Pfizer davanti alla Commissione d’inchiesta UE sui vaccini, dove è il responsabile del mercato estero della star dei vaccini, Janine Small, ha praticamente ammesso una efficacia pari a zero, mentre il prodotto è stato venduto alla UE con un tasso (taroccato) di efficacia superiore rispetto al 90 per cento.
Una autentica truffa in commercio, la più colossale nella storia UE, per di più giocata sulla salute di tutti i cittadini.
Per non parlare, poi, della altrettanto scarsa ‘sicurezza’ dei vaccini, come dimostrano in modo plastico gli ultimi dati diffusi dai CDC (‘Centers for Deseases Control’) americani, che mettono nero su bianco oltre 10 milioni di effetti avversi (solo fra i cittadini statunitensi) da quando sono scesi in campo i vaccini.
Risibili, a questo punto, le parole del nostro capo dello Stato Sergio Matterella, che ammonisce: “Guai a mettere in discussione l’efficacia e la sicurezza dei vaccini”. Come cercano di fare ancora – piazzando vere pezze a colori sulla loro malafede o ignoranza scientifica – tanti virologi taroccati che ancora straparlano in tivvù e – fregandose altamente di tutti gli ormai acclarati effetti avversi – continuano a spingere per la quarta e poi la quinta dose.
Ma torniamo alla ricerca made in Italy, che potere leggere a seguire, cliccando sul link in basso.
Ecco alcune dichiarazioni della coordinatrice dello studio, Sara Diani, docente all’Università europea Jean Monet di Padava. Con lei hanno collaborato, tra gli altri, i ricercatori Attilio Cavezzi, Alberto Donzelli, Mauro Mantovani.
“Attraverso una massiccia ricognizione, abbiamo operato una delle più vaste revisioni di letteratura mai pubblicate, analizzando 246 articoli scientifici editi su riviste internazionali di prima fascia, come ‘Lancet’, ‘British Medical Journal’, ‘Nature’, con il dichiarato obiettivo di creare uno degli studi più completi al mondo sull’immunità naturale da Covid-19”.
“Siamo partiti dalla durata dell’immunità sia naturale che post vaccinazione. In secondo luogo abbiamo analizzato i tipi di immunità: umorale legata agli anticorpi o cellulare, che è quella, per capirci, delle cellule di memoria. Siamo poi passati ad esaminare la probabilità di reinfezione e le manifestazioni cliniche: abbiamo scandagliato la letteratura esistente per capire come si presenta la reinfezione nel paziente e per questo abbiamo confrontato pazienti vaccinati con pazienti non vaccinati. Ancora: abbiamo studiato il ruolo dell’immunità ibrida, cioè l’immunità ottenuta dalla vaccinazione più la guarigione o viceversa. Non è finita qui, perché abbiamo ancora esaminato l’immunità naturale e quella artificiale contro Omicron e l’incidenza degli eventi avversi dopo la vaccinazione nei soggetti guariti rispetto a soggetti che non avevano mai avuto il covid”.
Prosegue Sara Diani: “La stragrande maggioranza di chi ha avuto il covid sviluppa un’immunità naturale sia di tipo cellulare che umorale/anticorpale e questa è efficace nel tempo e protegge sia dalle reinfezioni che dalla malattia grave; mentre invece l’immunità indotta dal vaccino decade più velocemente dell’immunità naturale”.
“E’ poi provato che il guarito non vaccinato che eventualmente si reinfetta, presenta una malattia molto lieve. L’ospedalizzazione, ad esempio, avviene nello 0,06 per cento dei casi mentre la mortalità è bassissima, in alcuni studi non è neanche statisticamente rilevabile”.
Passiamo agli effetti avversi: “Il rischio di eventi avversi sistemici dopo la vaccinazione è circa il 50 per cento in più rispetto a soggetti che non avevano contratto la malattia, mentre il rischio di eventi avversi localizzati in chi viene vaccinato da guarito è – a seconda degli studi analizzati – dal 20 al 40 per cento in più rispetto a chi viene vaccinato e non ha avuto il covid”.
“Nelle nostre conclusioni suggeriamo per il futuro che venga stabilito il profilo cellulare e umorale individuale, in combinazione con il quadro clinico e il background anamnestico del paziente”.
E, aggiungiamo noi, sono fondamentali ‘Test genetici’ mirati, per capire se il fisico del ‘vaccinando’, ed in particolare il suo sistema cardiocircolatorio, sia in grado di affrontare l’impatto con il vaccino. Evitando quindi quei gravi effetti avversi che vanno dalle miocarditi alle pericarditi, fino a trombosi, ictus o a infarti mortali. Test molto costosi, oggi, e che lo Stato dovrebbe rendere del tutto gratuiti, dal momento che ha reso obbligatori – in modo totalmente sballato, e solo per rispondere ai famelici appetiti di Big Pharma – gli stessi vaccini.
La fondamentale importanza dei ‘Test genetici’ viene documentata e sostenuta dal virologo partenopeo Giulio Tarro nel fresco di stampa “Covid-19 – La fine di un incubo”. Uno dei pochi virologi autentici, Tarro, allievo prediletto di Albert Sabin che scoprì l’antipolio. Al contrario di tante star che imperversano ormai da anni in tivvù e ora anche in Parlamento: come lo ‘zanzarologo’ Andrea Crisanti, che l’ha appena combinata grossa, rinunciando allo stipendio da parlamentare per continuare a incamerare il doppio stipendio ricevuto dall’ASL e dall’Università di Padova, ben superiori se cumulati. Vergogna.
Ma torniamo a cose serie, con la sintesi della ricerca condotta dall’equipe di Sara Diani.
ABSTRACT
Sia l’immunità naturale che l’immunità indotta dal vaccino a COVID-19 possono essere utili per ridurre la mortalità/morbilità di questa malattia, ma esistono ancora molte controversie. Obiettivi: Questa rassegna narrativa analizza la letteratura relativa a questi due processi immunitari e più specificamente: (a) la durata dell’immunità naturale; (b) immunità cellulare; (c) reattività crociata; d) la durata della protezione immunitaria post-vaccinazione; e) la probabilità di reinfezione e le sue manifestazioni cliniche nei pazienti guariti; (f) i confronti tra vaccinati e non vaccinati per quanto riguarda le possibili reinfezioni; (g) il ruolo dell’immunità ibrida; (h) l’efficacia dell’immunità naturale e indotta da vaccino contro la variante di Omicron; (i) l’incidenza comparativa degli effetti avversi dopo la vaccinazione negli individui guariti rispetto ai soggetti naïve al COVID-19. Materiali e Metodi: attraverso più motori di ricerca abbiamo indagato la letteratura COVID-19 relativa agli obiettivi della revisione, pubblicata da aprile 2020 a luglio 2022, inclusi anche i precedenti articoli pertinenti ai temi indagati. Risultati: sono stati raccolti quasi 900 studi e sono stati inclusi 246 articoli pertinenti. È stato evidenziato che la stragrande maggioranza degli individui dopo aver sofferto di COVID-19 sviluppa un’immunità naturale sia di tipo cellulo-mediato che umorale, che è efficace nel tempo e fornisce protezione sia contro la reinfezione che contro le malattie gravi. È stato dimostrato che l’immunità indotta dal vaccino decade più velocemente dell’immunità naturale. In generale, la gravità dei sintomi della reinfezione è significativamente inferiore rispetto all’infezione primaria, con un grado di ospedalizzazione inferiore (0,06%) e una mortalità estremamente bassa. Conclusioni: questa ampia rassegna narrativa su un vasto numero di articoli ha messo in evidenza la preziosa protezione indotta dall’immunità naturale dopo il COVID-19, che sembra paragonabile o superiore a quella indotta dalla vaccinazione anti-SARS-CoV-2. Di conseguenza, la vaccinazione dei soggetti non vaccinati guariti dal COVID-19 potrebbe non essere indicata. Sono necessarie ulteriori ricerche per: (a) misurare la durata dell’immunità nel tempo; (b) valutare sia l’impatto di Omicron BA.5 sui soggetti vaccinati e guariti sia il ruolo dell’immunità ibrida.
LINK
SARS-CoV-2—The Role of Natural Immunity – MDPI
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