In queste settimane di parla con insistenza della minaccia nucleare sbandierata da Vladimir Putin. L’unico ‘diavolo’ a parlare di armi nucleari: gli altri, americani in pole position, tutte viole mammole, gigli candidi che detestano anche il più lontano riferimento a quella letale prospettiva. Nei giorni scorsi il capo della Casa Bianca, Joe Biden, ha fatto riferimento, senza mezzi termini, all’ ‘Armageddon’.
Non è proprio così. Anzi: gli Usa sono i veri ‘maestri’ in materia di armi nucleari di ogni tipo e da anni svolgono periodicamente super-esercitazioni che hanno molto a che vedere con il ‘nucleare’: e certo non a fini difensivi, come il mainstream vuol far credere e apparire.
Leggiamo cosa scriveva, lo scorso 21 aprile, un interessante sito di controinformazione, ‘NoGeoingegneria’.
“Dal 18 al 24 ottobre si era svolta ‘Steadfast Noon 2021’: vi hanno preso parte numerosi cacciabombardieri, aerei radar e tanker. L’esercitazione si è svolta sull’Europa meridionale e ha coinvolto aerei e personale di 14 paesi della NATO. I war games hanno simulato le operazioni di mobilitazione aerea e rifornimento armi in vista di una guerra nucleare. Le due principali basi operative di ‘Steadfast Noon’ sono Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia), dove sono ospitate le testate nucleari tattiche B-61 aggiornate e potenziate per poter essere utilizzate dai nuovi cacciabombardieri F-35 ‘Lightning II’ acquistati da diversi paesi NATO ed extra-NATO. Scriveva Antonio Mazzeo (un blogger antimilitarista, ndr): ‘La pericolosissima portata dell’esercitazione sui cieli italiani non è certamente sfuggita alle autorità militari russe. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha stigmatizzato ‘Steadfast Noon’ e la modernizzazione delle strategie e degli asset nucleari NATO in Europa. Siamo particolarmente allarmati – ha sottolineato Shoigu – del fatto che i piloti degli stati membri dell’Alleanza atlantica non-nucleari partecipino ad esercitazioni in cui vengono utilizzate queste armi. Consideriamo tutto ciò una diretta violazione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari’”.
Continua l’analisi di ‘NoGeoingegneria’: “Hans Kristensen, direttore del ‘Nuclear Information Project’ della Federazione degli scienziati americani, ha ricordato come anche in passato le basi italiane avevano ospitato l’esercitazione ‘Steadfast Noon’ (ad Aviano nel 2010 e nel 2013), ma questa volta c’è un’importante novità imminente: l’arrivo dei nuovi L ‘F-35A previsto per il 2022, accompagnato dalle nuove bombe nucleari guidate B61-12, circa tre volte più precise delle bombe B61-3/4 e costruite per perforare i bunker dei centri di comando. Come quelle esistenti nella base, le B61-12 copriranno quattro range selezionabili di potenza, da 1 a circa 50 kilotoni”.
Dati e numeri da brivido.
In un altro reportage, ‘NoGeoingegneria intervista il professor Alessandro Pascolini, studioso senior all’Università di Padova e vicepresidente dell’ ‘International School on Disarmament and Research Conflict’. Viene affrontata la questione dei Trattati internazionali e della posizione italiana nel contesto internazionale: il pezzo, infatti, è significativamente titolato ‘L’arma nucleare e l’Italia nello scenario mondiale’.
Esordisce l’articolo, che parte rammentando le esercitazioni NATO griffate ‘Steadfast 2021’: “Esiste un nuovo interesse da parte del mondo associativo grazie alla campagna internazionale della rete Ican, Nobel per la pace 2017, che ha contribuito, il 7 luglio 2017, all’approvazione in sede ONU del ‘Trattato per l’abolizione delle armi nucleari’ (Tpnw) entrato in vigore il 22 gennaio 2021 per gli stati parte, cioè che hanno firmato e ratificato il Trattato. L’Italia, come tutti i paesi NATO e quelli in possesso delle armi nucleari, non ha aderito al Trattato e non ha alcuna intenzione di farlo, a prescindere dal colore della maggioranza al governo”.
Ecco alcune risposte di Pascolini.
“Per gran parte dei Paesi del mondo l’adesione al Trattato non comporta alcuna conseguenza. Per l’Italia e le altre nazioni della NATO, invece, l’adesione al Trattato comporta l’uscita dall’Alleanza atlantica. Si tratterebbe di una scelta rivoluzionaria, che può essere sostenuta da alcune associazioni ma non certo dal governo italiano che sottolinea come tratto distintivo la propria appartenenza alla NATO fin dalla sua fondazione”.
“Lo spiegamento di migliaia di bombe tra NATO e Russia rende insignificante militarmente qualche decina di ordigni presenti nelle basi italiane. Nel caso malaugurato, poi, di un vero conflitto nucleare esse sarebbero, tra l’altro, immediatamente eliminate dai missili russi. Dal punto di vista tattico, sono rilevanti i missili presenti nei sommergibili delle potenze nucleari occidentali”.
“Le dimensioni degli arsenali nucleari di Cina, Russia e USA sono così grandi e differenziati che un attacco disarmante fra loro è inconcepibile, anche impiegando le ultime tecnologie. E’ qualcosa che può accadere invece da parte di una grande potenza contro un Paese con ridotte forze nucleari, come ad esempio da parte degli USA contro la Corea del Nord”.
“Oggi come oggi, c’è un unico Trattato che impone il disarmo ed è quello di non proliferazione nucleare. Andrebbe sostenuto con forza. Inoltre, occorre continuare nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, attualmente poco attenta al pericolo delle armi nucleari”.
“Credo che, per andare alla radice del contrasto allearmi nucleari, bisogna agire sulle cause della guerra, sulla cultura che la sostiene come l’esasperazione dei nazionalismi contro l’appartenenza alla comunità umana. Ormai le armi atomiche ci sono e si sa bene come costruirle. Anche la loro eliminazione non impedirebbe la possibilità di costruirne di nuove davanti all’insorgere di nuovi conflitti”.
“L’unica soluzione possibile, teoricamente, resta il ‘Piano Baruch’ approvato dalla Commissione dell’ONU sull’energia atomica nel 1946, che prevedeva l’eliminazione di tutte le armi nucleari per affidare ad un’autorità di garanzia internazionale il controllo di tutte le forme di energia nucleare. Una proposta mai messa in atto, ma che resta l’unica possibilità per arrivare ad un accordo in grado di permettere i controlli e quindi di offrire garanzie alle parti. Ma, ripeto, alla radice si tratta di costruire una cultura condivisa di ricerca della pace che sia in grado di eliminare le armi nucleari, come quelle chimiche e biologiche, per rendere sicura la sopravvivenza del genere umano sulla terra”.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.