Nasi lunghi, alla Pinocchio

Le menzogne, per i pochi chi non lo avessero ancora capito, sono la dieta quotidiana della politica. Divertenti, da vignetta di Altan, da satira di Maurizio Crozza, ma fuorvianti fino al momento in cui dimostrano di avere le gambe corte. Le bugie più eclatanti sono patrimonio di mestieranti della politica: per chi usa l’arma della graffiante ironia un grazie di cuore va al malconcio Berlusconi: “Un milione di posti di lavoro” la storica, prima balla. Ora con voce flebile e lineamenti ingessati da quintali di acido ialuronico, sparacchia cavolate: “Mille euro al mese a nonni e nonne”, “Le risorse europee all’Italia le ho procurate io”. L’ultima, eterno escamotage di partito in crisi di progetti, promette all’Italia tasse ridotte al 23 per cento e attenzione, per tutti. Anche un neo diplomato in ragioneria, di fronte a questa castroneria, sbeffeggerebbe il padrone di Mediaset, impero mediatico di cui approfitta per esternare le sue bufale in attesa di replicarle al cospetto di Bruno Vespa, suo fedele sponsor. Detto che l’‘affascinante’ idea condurrebbe l’Italia al fallimento, per la netta perdita di introiti fiscali, il ‘meno male che Silvio c’è’ farebbe un regalo ai suoi pari, ai milionari e comunque ai redditi alti. Arrecherebbe un vulnus alla correttezza auspicata della tassazione progressiva (aliquote più alte per i redditi più alti).

La ‘borgatara’,  che spera di fare un selfie come inquilina di palazzo Chigi, tenta disperatamente di sottrarsi alle documentate contiguità con la boscaglia infetta  di neofascisti, che include i politicamente ignoranti, nostalgici di Mussolini  i pericolosi estremisti di Casa Pound e Forza Nuova, i violenti alla Trump dell’assalto alla sede della Cgil, i finanziatori occulti (la destra cattolica americana di Bannon che dopo aver finanziato la Lega ha puntato su Fratelli d’Italia).

Un titolo, una vignetta, se espressione di arguta creatività, dicono molto, più di mille parole: l’Espresso di questa torrida domenica in copertina titola ‘Mazzetta nera’, parodia di “Faccetta nera” cantata dai camerati, e anticipa  il tema dell’inchiesta all’interno del settimanale che racconta di un deputato vicino a La Russa al centro delle tangenti contestate al manager della Fiera di Milano,  spartite con personaggi di Fratelli d’Italia. La Meloni è all’oscuro del ‘A noi il 5 percento” scoperto con le intercettazioni? Il suo elettorale “quanto è buona Gioria” è pura propaganda, tesa a far dimenticare la sortita No Vax di piazza contro la vaccinazione “imposta per una sperimentazione di massa”,  e il famigerato comizio di Marbella, i “no” ai transgender, rinnovato in questo inizio di campagna elettorale, “no” all’omosessualità, “no” ai migranti (ladri di lavoro), “no” all’ecologia: ovvero, sovranismo, demagogia, razzismo. Ancora, l’inedito e sospetto endorsement per la povera Ucraina, preceduto da: “La Russia difende i valori europei e l’identità cristiana”.

Non è noto il trend della diffusione di la Repubblica dopo la cessione alla Fiat, ma a intuito, fosse autenticato un forte regresso, l’intento di frenare l’emorragia delle vendite deve aver indotto proprietà e direzione del giornale a operare una decisa sterzata per tornare testata progressista, pur con ovvia attenzione alla proprietà del gruppo Gedi-Fiat. L’opportunità del ‘pentimento’ è strettamente connessa la voto del prossimo settembre, al timore di ritrovarsi con un governo di destra, a economia autarchica incapace di gestire alla Draghi le risorse europee, che stravolga la Costituzione democratica e chissà che dichiari ostracismo alla stampa ‘nemica’. Di qui pagine e pagine anti Meloni e ampi spazi alla difficile battaglia elettorale del centrosinistra. Ma bene e via così.


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