PROCESSO UNINT-VOCE / VINCE IL DIRITTO DI CRITICA E DI CRONACA

Anche le biciclette, a volte, possono battere i carri armati”,   come diceva un grande del giornalismo, Gianpaolo Pansa.

L’importante è trovare un ‘giudice’ non solo a Berlino, ma anche in qualche tribunale del nostro Paese, dove la ‘Giustizia’ è una merce sempre più rara, ormai quasi introvabile, un reperto da museo

Vi abbiamo più volte raccontato le acrobazie & peripezie delle ‘Voce’, i non pochi processi nei quali deve fronteggiare colossi dell’economia (è il caso Kedrion-Marcucci contro Voce), oppure grosse ‘Autorità’ a livello internazionale (come ‘WADA’, l’agenzia mondiale antidoping), oppure magistrati eccellenti (come nelle cause che ci vedono contrapposti al tris togato Marasca-Rinaudo-Verusio).

Tutte storie che potete rileggere, digitando i cognomi, attraverso la casella ‘Cerca’ dell’archivio Voce.

 

EVVIVA IL DIRITTO DI CRITICA

Ma eccoci alla buona novella.

Abbiamo vinto in primo grado, ed in tempi ragionevoli (circa un anno e mezzo) un contenzioso che ci vedeva contrapposti all’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT), i cui legali ci avevano querelato per un’inchiesta titolata “Università private & affari / Dalla Link alla Unint, è raffica di inchieste” e uscita due anni fa esatti, il 15 luglio 2020 (e che quindi potete trovare nel nostro archivio).

Giovanni Bisogni

I vertici di Unint, ed in modo particolare il suo storico ‘dominus’, Giovanni Bisogni, ci accusavano di una ‘ricostruzione falsa dei fatti’, di aver osato accostare il rinomato nome di Unint a episodi di malaffare e di aver usato toni ‘oltraggiosi’ nel realizzare l’inchiesta.

Il giudice monocratico Corrado Bile, della diciassettesima sezione civile del tribunale di Roma, nella fresca sentenza del 7 luglio fa   presente come l’articolo della Voce “concerne le presunte irregolarità nella rendicontazione di attività svolte dall’Unint nell’interesse del Ministero della Salute, in esecuzione di quattro ‘accordi di collaborazione’ sottoscritti tra il 2014 e il 2017”.

Scrive Bile: “L’autore prende spunto da un fatto vero, quale è l’accusa mossa a Giovanni Bisogni dalla Procura della Repubblica, per poi esprimere una opinione personale intorno alla vicenda nel suo complesso, nonché al contesto in cui essa sarebbe maturata. L’interesse alla divulgazione sussiste, trattandosi di questioni relative alla destinazione di denaro pubblico ed a rapporti intrattenuti da Unint con il Ministero della salute. I toni utilizzati dall’autore, volti a sottolineare la posizione di aperto dissenso rispetto ai fatti narrati, non appaiono pretestuosamente irriverenti. Quindi non risulta travalicato il limite della continenza, considerato che il diritto di critica ha confini più ampi del diritto di cronaca e contempla – purchè a partire da dati fattuali – la possibilità di espressione di giudizio anche severi e irriverenti”.

 

Il Ministero della Salute

Continua la minuziosa disamina del giudice: “Nel caso in esame, il fatto sul quale si appunta la critica è la condotta che sorregge l’ipotesi di reato formulata nei confronti di Giovanni Bisogni. Muovendo da questo fatto, l’autore sviluppa una serie di considerazioni personali, espressione della sua opinione. La tecnica redazionale utilizzata è anche quella del collegamento tra fatti diversi letti in chiave critica, ipotizzando possibili nessi di interdipendenza. Anche questa ricostruzione si risolve in una opinione personale dell’autore che, non travalicando il limite della continenza, esprime legittimamente il proprio pensiero”.

 

Eccoci alle conclusioni: “L’articolo di Andrea Cinquegrani è riconducibile al legittimo esercizio del diritto di critica che, si ripete, consente anche certa dose di ‘esagerazione’, ‘provocazione’ e ‘non moderazione’. In questa prospettiva devono essere considerate espressioni come ‘sentendo puzza di bruciato’, ‘rampollo eccellente’, o l’attività posta in essere dall’attrice come ‘il maxi progetto fantasma’, ‘il fantomatico progetto’, ‘il progetto farlocco’, il progetto ‘messo in piedi per puri scopi fiscali’”.

E il succo della sentenza: “Per altro verso, tali espressioni si collocano nell’ambito di uno scritto chiaramente ‘di opinione’, pubblicato su un giornale la cui cifra caratteristica è proprio quella di proporre letture alternative dei fatti di cronaca. Ciò emerge chiaramente già dal nome della testata ‘Voce delle voci’al quale si accompagna, seppure in formato grafico minore, la scritta ‘Controstorie d’Italia’ e, in formato ulteriormente ridotto, la scritta ‘quello che non conosci, non hai mai letto, non hai mai visto’. Del resto, costituisce principio pacifico quello secondo cui la natura diffamatoria di un articolo non dev’essere apprezzata sulla base di una lettura atomistica delle singole espressioni, ma con riferimento all’intero contesto della comunicazione”.

 

UN ALTRO GIP CORAGGIOSO, PROPRIO UN ANNO FA

Finalmente una sentenza chiara, lucida, esaustiva, capace di sgomberare il campo da una sfilza di equivoci che ancora regnano sovrani nel super minato campo delle querele per diffamazione e nelle citazioni civili per risarcimento danni, spesso e volentieri campate per aria, autentici revolver puntati alla tempia del giornalista, soprattutto per intimidirlo, dargli una della lezione, fare in modo che eviti di ficcare troppo il naso in vicende davanti alle quali è meglio chiudere gli occhi, tappare le orecchie e dimenticare la penna (e il computer) nel cassetto.

C’è quindi un giudice non solo a Berlino, ma stavolta anche a Roma.

Uno stabilimento Kedrion

Proprio come c’era stata, esattamente un anno fa, una coraggiosa gip al tribunale di Napoli, Valentina Gallo, la quale archiviò con una ordinanza esemplare una delle svariate querele sparate dalla corazzata KEDRION – il colosso internazionale degli emoderivati che fa capo alla famiglia Marcucci – contro la Voce. Presi di mira tre articoli, ritenuti al solito lesivi della reputazione dei rampolli di casa Marcucci, dell’azienda, pesanti nel tono e via di questo passo.

Potete rileggere, cliccando sul link in basso, il nostro articolo che riassumeva la vicenda e riportava ampi stralci dell’ordinanza-Gallo, che fa il paio con quella appena emessa dal giudice capitolino.

 

Il 24 novembre si svolgerà il secondo processo che vede fronteggiarsi la Voce e il tandem Kedrion-Marcucci: querelati, stavolta, altri 4 articoli, più o meno dello stesso tenore.

Ci auguriamo un bel tris (di ordinanze o sentenze).

In nome della autentica libertà d’informazione e del diritto-dovere di far sapere ai cittadini quel che succede nei palazzi del Potere: soprattutto se si tratta di terreni molto delicati per tutti noi, come l’Istruzione pubblica (caso Unint) e la Salute pubblica (caso Kedrion-Marcucci).

 

 

Link

 

 

GRUPPO MARCUCCI / LA ‘VOCE’ VINCE IL PRIMO ROUND GIUDIZIARIO

 

GRUPPO MARCUCCI / COMINCIA IL SECONDO ROUND GIUDIZIARIO CON LA “VOCE”

 

VOCE SOTTO ATTACCO / CHIEDIAMO IL VOSTRO SOSTEGNO


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