“Mosca, arrivo”. A spese di chi?

Mentire è uno dei verbi coniugati dai politici con frequenza spregiudicata. Si accoppia in matrimonio grammaticale con ‘promettere’, abusato, privo di riscontri, immune da provvedimenti penalmente o politici. Scolpito nella memoria è per esempio il cosiddetto contratto con gli italiani, firmato in diretta da Berlusconi, nel salotto di ‘Porta a Porta’, alla presenza del compiacente notaio Vespa: “Con noi al governo un milione di posti di lavoro in più”. Balle. Negli Stati Uniti possono avviare perfino un procedimento di ‘impeachment ‘ se a mentire e sbugiardato è il presidente o comunque politici istituzionalmente di vertice.

Conviene partire da questo osservatorio al servizio della verità e infilare un’altra ‘perla’ nella collana degli ‘incidenti’ di Salvini. Inoltre non si capisce cosa aspetti la Lega per sfilare dal collo del ‘carrocciaro’ la collana di falsi, cavolate e bugie, che indossa da anni. Non si è placata la bufera di contestazioni provocate dalla notizia ‘dal sen fuggita’ del suo viaggio ‘di pace’ a Mosca per incontrare l’amico Putin. La compatta condanna delle istituzioni, del governo, unico soggetto abilitato a trattare con la Russia, ha costretto Salvini a innestare la retromarcia, per scongiurare la deposizione da ruolo di leader leghista. La parola ‘fine’ del misfatto smentirebbe la serialità degli scivoloni e invece interviene un inedito, choccante capitolo con l’informazione (chissà perché svelata dall’ambasciata russa): “Abbiamo pagato noi il biglietto del volo per Mosca di Salvini”. Apriti cielo, l’effetto della notizia è simile alla deflagrazione di una bomba a grappolo. La fa esplodere il mondo della politica e il povero diavolo non può che provare a smentire: “Soldi restituiti” Già, ma fosse vero il rimborso della Lega ai russi sarebbe comunque avvenuto dopo la scelta di non partire, operata per sottrarsi alla valanga di accuse. Sul caso, commenta Saviano: “Salvini vuole andare a Mosca da Putin. L’uomo dei respingimenti in mare… vuole andare a parlare di pace con l’uomo che avvelena i dissidenti, uccide gli oppositori”. C’è coincidenza complottista tra il ‘caso’ e la tornata di questa domenica elettorale? Può darsi, ma come si dice “Se te la vai a cercare, poi non ti lamentare”.

Vota Antonio, vota Antonio: altro che Antonio, alla splendida Sicilia spetta il remake della Resistenza, di opporsi al sistema mafioso, alla storica connessione della criminalità con la politica, al patto di reciproca utilità che mobilita le cosche per favorire l’elezione di politici collusi. Palermo boccerà il sodalizio denunciato dalle vittime di stragi di Cosa Nostra?

C’è chi partecipa al referendum sulla giustizia con discernimento e sceglie di mettere la ‘X’ del ‘no’ e del ‘sì’ solo su uno o due quesiti. C’è chi ritiene che la materia sia di competenza della politica, dei legislatori e diserta il voto.  L’attenzione che prevale: quorum valido o flop?

Gli Stati Uniti, “Paese più democratico del mondo”. Biden, presidente democratico, non il giustiziere razzista Trump (scaricato anche dalla figlia), risponde alla richiesta ‘no armi’ degli americani per mettere fine alle stragi, con la ‘generosa’ concessione di vietare la libera vendita di armi d’assalto. Ea allora, i fucili normali, le pistole, machete, coltelli? Tutto come sempre, per la soddisfazione di chi produce e vende armi. Purtroppo, l’America delusa potrebbe concedere il bis della Casa Bianca al truce Tycoon, al suprematismo razzista.


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