Passano gli anni, cambiano i governi, da Silvio Berlusconi fino a Mario Draghi, mai Servizi Segreti (con variazioni/integrazioni di ‘Copasir’ e ‘DIS’ al seguito) restano sempre gli stessi. Fatti
apposta per fottere gli italiani che non viaggiano con il pensiero unico, che non sono cloroformizzati dalla Propaganda – quella sì – che cerca di omologare e rincoglionire tutti.
Chi la pensa in modo diverso, con la sua testa, è un ‘sovversivo’ un ‘rivoluzionario’, un pericoloso elemento da ‘isolare’ proprio come un virus. E il paragone corre spontaneo: anche chi l’ha pensata e continua a pensarla in modo ‘diverso’ sul Covid, la pandemia e le ‘cure’ va ‘recintato’, ‘reso inoffensivo’, perfino privato dei suoi più elementari diritti, quale quello al ‘lavoro’, come è incredibilmente successo – senza che la Cgil del dormiente Maurizio Landini– abbia alzato un dito.
Ai confini della realtà.
ECCOCI ALLA SCENEGGIATA COPASIR
Adesso arriva la ‘bomba’ Copasir, una sceneggiata che più imbarazzante e vergognosa non si può, con un balletto delle responsabilità che fa realmente ridere (o piangere) i polli.
Andiamo diritti al punto. Ma con quale faccia il premier Mario Draghi, fino a questo momento, non si è presentato in Parlamento e non ha spiegato a tutti gli italiani cosa hanno combinato il Copasir e i Servizi segreti di casa nostra sul fronte delle liste di proscrizione dei presunti ‘filo-Putin’?
Non può far spallucce e non se ne può, come al solito, lavare le mani l’ex capo della Banca d’Italia e poi della BCE: deve parlare, almeno per una volta nella sua vita, in modo chiaro e incontrovertibile: cosa è successo?
Chi ha dato gli ordini a chi?
Quale è stata, nei fatti, la catena di comando?
Da qui non si scappa. Per forza di cosa il premier Draghi “non può non sapere”, come si è soliti dire in queste occasioni. A lui, e solo a lui, spetta il coordinamento dei Servizi segreti e del Copasir che ne è una sorta di braccio operativo. Così come del DIS, il ‘Dipartimento Informazione Servizi’.
Dove si è verificato il cortocircuito?
Chi ha premuto il tasto ‘rosso’ anti Putin, è proprio il caso di dirlo?
Se non viene fuori il colpevole, o più probabilmente i colpevoli, facciamo per l’ennesima volta una figuraccia a livello internazionale che più colossale, vergognosa e irreparabile non si può.
La quale fa perfettamente il paio con l’altra figuraccia epica mandata in scena, o meglio in sceneggiata, stavolta da ‘La7’, per merito del guitto Massimo Giletti, che come un bimbo delle elementari s’è fatto mettere dietro alla lavagna dalla maestra russa Marija Zacharova, la portavoce del ministro russo degli Esteri Sergey Lavrov: l’ha preso con le mani nella marmellata, il nostro povero auto-inviato a Mosca, neanche capace di mettere in piedi una elementare scaletta di domande, con un minimo di serietà e di attendibilità storica, da proporre alla portavoce di Lavrov. Possibile che a casa Cairo non siano nemmeno capaci di arruolare un docente di storia in pensione?
DAGLI AUTOGOL DI GILETTI ALLE FAKE CORSERA
Se ‘La7’ griffata Cairo, l’un tempo allievo di Silvio Berlusconi, non ne azzecca una, fa ancor peggio il primo quotidiano nazionale (per baggianate e fake news), il Corriere della Sera, che cade nel trappolone messo ‘sgarrupatamente’ in piedi dai Servizi di casa nostra per dare in pasto agli italiani la lista degli aspiranti ‘macellai’, il piccolo esercito dei putiniani da sbattere con tanto di foto segnaletiche in prima pagina.
Ma siamo su ‘Scherzi a parte’?
Eppure l’inchiestona è firmata da dure redattrici con gli attributi: Fiorenza Sarzanini, che è anche vicedirettore del foglio di via Solferino, e Monica Guerzoni, altra storica firma del quotidiano meneghino. Hanno pubblicato ‘così’ quel che qualche manina dei ‘Servizi’ aveva allungato, senza andar troppo per il sottile?
O cosa?
Certo, anche da loro siamo in attesa di risposte esaurienti.
Il caso del ‘Corsera’, comunque, fa tornare alla mente un altro giallo, andato in scena oltre una quindicina d’anni fa e che ha riguardato i rapporti anomali, incestuosi, tra alcune firme (anche di prestigio) del giornalismo italiano e i Servizi segreti.
Venne infatti alla luce che non poche ‘penne d’oro’ di casa nostra erano solite – per arrotondare lo stipendio o per ‘puro spirito di servizio’ (forse un senso di patriottismo spinto all’eccesso, per certi versi ancor peggio) – prestare i loro servigi professionali al nostro SISMI. In che modo? Elaborando, scrivendo e redigendo dei veri e propri ‘dossier’ su temi o personaggi politici. I nomi sono – ancor oggi – da novanta: e non abbiamo alcun timore nel rammentarli alla pubblica opinione, perché esistono carte e documenti giudiziari (dell’epoca) a prova di bomba: perfettamente idonei, cioè, a dimostrare i ‘legami’ operativi tra alcuni giornalisti a la page e i vertici dei nostri Servizi.
Stiamo parlando di Renato Farina, ancora oggi attivo editorialista di ‘Libero’, all’epoca etichettato come ‘Agente Betulla’, radiato per un beve periodo dall’Ordine dei Giornalisti e poi tranquillamente ‘reintegrato’.
Di Andrea Purgatori, all’epoca firma d’oro del ‘Corsera’ e autore di tutte le grandi inchieste pubblicate dal quotidiano di via Solferino sul ‘Caso Ustica’: sorge spontanea la domanda, ma da chi gli arrivavano gli ‘imput’ su quella strage ancora oggi avvolta nel mistero? Oggi Purgatori è la star di un dei programmi di punta per ‘La7’, ossia ‘Atlantide’.
E poi Stefano Cingolani, il giornalista che per primo riportò in edicola ‘il Riformista’.
Ma il tempo, come si sa, ‘lava’ tutto. E tutto viene presto dimenticato nel tritacarne dell’informazione, se – ormai – la possiamo più ancora chiamare con questo nome.
SEMPRE A TUTTO SISMI
Veniamo alla terza vicenda, che riguarda sempre l’intrusione pesante dei Servizinel mondo dei media. Ma non solo.
Ne abbiamo fatto riferimento anche un paio di settimane fa, ricordando la figura del grande politologo britannico Percy Allum: potete rileggere l’articolo cliccando sul link in basso.
Pochi cenni per rammentare l’incredibile story.
Tutto nasce dall’inchiesta portata avanti dalla procura di Milano (pm Armando Spataro) sul rapimento dell’imam Abu Omar. Una storia molto intricata, che strada facendo porta gli inquirenti meneghini a mettere le mani sull’archivio romano super segreto dei Servizi guidati da Niccolò Pollari. La ricerca porta ad una scoperta da novanta, che va ben oltre il caso Abu Omar. Spataro &C., infatti, scoprono un maxi archivio zeppo di dossier relativi a personaggi ritenuti ‘ostili’ al governo dell’epoca, guidato da Silvio Berlusconi. Un centinaio di ‘fascicoli’ contenenti vita, virtù e opere di magistrati, giornalisti, intellettuali, promotori di associazioni e quant’altro, tutti tesi a ‘delegittimare’ il premier Berlusconi, nei loro ambiti professionali.
L’azione di autentico dossieraggio va avanti per alcuni anni, i primi del 2000, quando al vertice c’è, appunto, il Cavaliere.
Ma la sporca story viene alla luce solo anni più tardi, con la scoperta dell’archivio romano dei Servizi griffati Pollari, al quale si affiancava il fidatissimo Pio Pompa, il solerte funzionario addetto alla raccolta degli elementi a carico dei ‘sovversivi’.
La notizia ‘esplode’ mediaticamente 15 anni fa esatti, il 5 luglio 2007, quando ‘la Repubblica’ dedica una doppia paginata ai ‘Super complottisti’, il cerchio magico (anzi, malefico e maledetto) che cospirava nell’ombra ai danni del Cavaliere.
Di seguito pubblichiamo le pagine della ‘Voce’ di agosto 2007, dove troverete il riferimento a tanti personaggi dell’Italia di allora, ed anche a Percy Allum, nostro grande amico e firma della Voce, “cittadino inglese – glossava Pompa – che oltre ad essere punto di riferimento di alcuni corrispondenti come quelli del Guardian, dell’Economist e del Financial Times, godrebbe di solidi legami (in ciò agevolato dall’essere docente presso l’Orientale di Napoli) con ambienti del fondamentalismo islamico, fungendo anche da collegamento con quelli attivi in Gran Bretagna”.
Da manicomio.
E in questo contesto, come potete leggere dall’inchiesta di agosto 2007 linkando in basso, la Voce era ‘al centro della trama sovversiva’, perché capace di mettere insieme, ‘in rete’ (che appena cominciava a ‘vagire’) magistrati, giornalisti, intellettuali, associazioni e pattume vario antiberlusconiano!
DAL CILINDRO SPUNTA IL “SEGRETO DI STATO”!
Ma sapete come è finita tutta la vicenda? A tarallucci & vino per lorsignori, gli SPIONI in doppiopetto che hanno commesso simili reati: che vanno dalla palese violazione della privacy (di cui solo da alcuni anni, e quasi sempre a sproposito, si straparla), ai tentativi di delegittimazione in ambienti di lavoro (ad esempio, per la Voce, la perdita di contratti pubblicitari), fino all’aver speso danari pubblici per scopi privati, non inerenti le funzioni istituzionali.
Abbiamo – sia noi della Voce che alcuni magistrati e intellettuali di valore, come Giulietto Chiesa, Libero Mancuso, Elio Veltri per citare solo alcuni nomi – citato in giudizio la presidenza del Consiglio dei ministri al tribunale di Perugia. Ma dopo anni di udienze e inutili tribolazioni, ecco il classico topolino. Tutti i fatti e le vicende sono coperti dal ‘Segreto di Stato’, pur essendo palese che non si trattava di questioni ‘internazionali’ che mettevano a repentaglio la nostra sicurezza nazionale, ma di beghe politiche nostrane.
Gli anni passano, le storie si ripetono. Un ‘Segreto di Stato’ poi ovviamente confermato da tutti i premier (mai eletti) in questo quindicennio di ‘democrazia sospesa’: Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi.
Ma le IMPUNITA’ restano. Ed è questo il marchio più infamante per le nostre istituzioni.
Da Berlusconi e Draghi: il cerchio si chiude in modo perfetto.
L’ARTICOLO DELLA VOCE DI AGOSTO 2007
LINK
PERCY ALLUM / IL PRIMO GRANDE STUDIOSO DELLA DC, LA “BALENA BIANCA”
30 Aprile 2022 di Andrea Cinquegrani
Sismi, la grande ragnatela tra le spie ei giornalisti – La …
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Un commento su “SERVIZI SEGRETI / IN VENT’ANNI IL COPIONE “DEVIATO” NON CAMBIA MAI. DA BERLUSCONI A DRAGHI”