No, non è una gaffe

L’Italia democratica, degli onesti, l’Italia laboriosa, rispettosa della legalità, ricorda il coraggio, l’abnegazione, l’intraprendenza operativa, la preziosa tenacia di due eroici servitori dello Stato assassinati dalla mafia. Nei trent’anni trascorsi dalla tragedia di quei giorni, il lavoro di indagine e di repressione del fenomeno di Falcone e Borsellino ha poi prodotto quanto si erano prefissi di ottener? Purtroppo no e sicuramente la loro morte ha interrotto il disegno di infliggere colpi mortali al sistema mafioso e alle complicità della politica, ‘dello Stato’. La mafia ha operato una brusca, efficace svolta comportamentale e con evidente abilità, unita a strumenti di penetrazione sofisticati, ha trasformato la criminalità sanguinaria nella capillare invasione di attività ‘pulite’, in gran parte ben mascherate. “Ovunque il guardo giro”, ha scritto il Metastasio per magnificare l’opera creatrice di Dio… L’espressione, pronunciata oggi da chi a occhi per vedere, si completerebbe con “…’ndrangheta vedo”, tale è la penetrazione mafiosa e non solo a dimensione italiana.

La riflessione, nel day after del coinvolgimento istituzionale e di popolo per ricordare i due magistrati uccisi dalla mafia, prende lo spunto da una gaffe televisiva, certamente involontaria, forse dettata dal subconscio, di una brava conduttrice Sky. In uscita dalle notizie sulla guerra in Ucraina ha detto “Ora torniamo agli eventi di COSA nostra e mai errore è stato così coerente con la triste constatazione del nostro Paese aggredito dalle mafie. La conduttrice si è subito corretta “Scusate, di CASA nostra, ma la gaffe ha rinviato alla ‘puntata’ di Report su quanto è accaduto a Capaci, sulla matrice politica degli attentati a Falcone e Borsellino, sull’intreccio mafia-partiti-destra eversiva. Una funzione di servizio pubblico della Rai potrebbe, dovrebbe perfezionarsi con la diffusione di inchieste come quella di ieri sera di Report, per esempio riversando su Cd e chiavette l’inchiesta in questione, da proiettare nelle scuole, a bambini e ragazzi che dei tragici eventi conoscono poco o niente, con l’eccezione di quanti ricevono il racconto dell’accaduto dai familiari di Falcone e Borsellino.

Francesco ci prova e benchè contrastato dalla resistenza di prelati ultra conservatori, prosegue nell’opera di restauro della chiesa cattolica, con l’obiettivo di sfrondarla della oligarchia della parte malata del clero, corrotta e affarista. L’ultimo evento, visto da chi contesta la degenerazione ultra secolare dei vertici del clero, è un ‘miracolo’ di coraggioso riformismo: a capo della Cei (Conferenza episcopale Italiana) Bergolio ha nominato Mateo Zuppi, arcivescovo di Bologna. Per capire di chi si parla: questo cardinale, ex prete di strada, così simile spiritualmente al suo Papa, chiede ancora di rivolgersi a lui con un semplice, fraterno “Don Matteo”. Il commento alla nomina di cardinale voluta a suo tempo da Bergoglio: “Dobbiamo metterci sempre al servizio degli altri, degli ultimi, degli immigrati, dei rom. La Chiesa deve essere di tutti, ma specialmente dei poveri.” Alleluia.


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