Nel corso della fresca intervista rilasciata al ‘Corriere della sera’ Papa Francesco ha parlato in modo chiaro.
Ha avuto il grande coraggio di esprimere il suo parere sul conflitto in Ucraina e, soprattutto, di indicarne le cause. Le sue precise, testuali parole circa “l’abbaiare della NATO alle porte della Russia”, non lasciano spazio ai dubbi, specie se unite alla frase che segue, relativa alla reazione di Vladimir Putin: “un’ira – commenta Bergoglio – che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata sì”.
Finalmente tutti i giornalisti tanto al pezzo che popolano i salottini tivvù, i politici (sic) che non hanno mai letto un libro di storia, gli opinionisti da strapazzo, sono serviti. E da una fonte che più autorevole non si può, più indipendente non è possibile immaginare al mondo, in questo nostro devastato e irriconoscibile mondo.
Papa Francesco, con quelle poche, sobrie parole, densissime di significato, fa capire a tutti gli uomini di buona fede (ma rincoglioniti dai media) e di mala fede (i figuranti tivvù) dove sta la vera sostanza del problema: nella politica di aggressione, di predazione, di occupazione dei territori e di intere nazioni operata dalla NATO nell’ultimo trentennio.
A partire, cioè, dal quel maledetto 1991 quando – come ha perfettamente ricostruito il settimanale tedesco ‘Der Spiegel’ a pochi giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina – 4 grandi potenze come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania stabilirono solennemente di non varcare, con le forze NATO, di un solo centimetro il confine tracciato dal fiume Oder.
In soldoni: dopo la rovinosa caduta del Muro di Berlino, per non provocare la Russia, la NATO non avrebbe dovuto più spostarsi – con le sue conquiste di pretto stampo imperialista – verso EST.
Cosa è successo invece dal 1991 ad oggi? L’esatto opposto. Perché ben 14 paesi ex sovietici oppure che orbitavano nell’influenza sovietica, sono man mano ‘passati’ o direttamente sotto la NATO o comunque sotto l’influenza americana.
Come è successo, in modo clamoroso, proprio con l’Ucraina, dove nel 2014, grazie al golpe ‘democratico’ griffato Maidan, gli Stati Uniti hanno messo mani e piedi sull’Ucraina, installandovi – per fare un solo esempio di bellicismo allo stato puro e mortalmente pericoloso – i 13 biolaboratori militari e segreti, vere armi per sviluppare le ‘biologic wars’ del futuro, soprattutto contro la Russia. Ciliegina sulla torta, poi, l’elezione del burattino-Zelensky alle presidenziali-farsa del 2019.
Ma cambiamo la scena e passiamo proprio negli Usa. Per la precisione a Troy, nel cuore dell’Alabama, dove si trova il quartier generale della ‘Lockheed Martin’, il colosso militare a stelle e strisce che produce i missili anticarro inviati in giganteschi quantitativi a Kiev, la bellezza di 5 mila 500.
Ricordate quel nome? Era l’azienda che fin dagli anni ’70 elargiva maxi tangenti in mezzo mondo perché i paesi acquistassero armi da lei.
Bene, adesso il suo fiore all’occhiello si chiama ‘Javelin’, il super missile di cui è tanto ingordo Volodymyr Zelenski per battere Putin.
E sapete chi ha fatto visita in pompa magna, due giorni fa, allo stabilimento di Troy? Il capo della Casa Bianca, Joe Biden, che tanto per gettare benzina sul fuoco e aizzare gli animi allo sforzo bellico così si è espresso, gonfiando il petto: “I militari ucraini si stanno prendendo gioco di quelli russi. E adesso rideremo ancor di più, con i nuovi invii dei nostri missili”.
E rivolto ai dirigenti e alle maestranze ha spiegato: “State permettendo al popolo ucraino di difendersi senza che noi rischiamo di entrare in una terza guerra mondiale con l’invio di nostri soldati”. Parole sue.
Non c’è proprio nulla da obiettare. Il tanto ‘democratico’, ‘progressista’, e ‘umanitario’ Biden ha il grande dono della chiarezza.
E guerra (terza, mondiale) per procura sia.
Fino all’ultimo ucraino.
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