Ha circolazione limitata, come le auto in ZTL. È la parola che ci si aspetterebbe da chi ha strumenti e argomenti per saltare a piè pari le pagine dei dizionari alla lettera ‘G’ di guerra, guerrafondaio, guerraiolo, guerreggiare, guerresco, alla ‘A’ di arma, armamento, armata, aggressione, alla ‘C’ di conflitto, alla ‘B’ di bomba, alla ‘M’ di missile, morte, alla ‘S’ di strage, stupro, alla ‘V’ di violenza. Ignorate queste truci espressioni attinenti alla 59 guerre in corso nel mondo, si può esplorare in dettaglio l’etimo di PACE, che, nello scenario dell’invasione sanguinaria di una potente dittatura a un Paese confinante, sembra patrimonio, esternazione quasi unica, di un solo protagonista istituzionale a dimensione mondiale. Di Papa Francesco.
‘PACE’ (dizionario Treccani): “è una situazione in cui sono assenti guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato o di un gruppo etnico, sociale o religioso, sia all’esterno, con altri popoli, altri stati o altri gruppi. La pace è anche il ristabilimento dello stato di pace dopo un periodo di guerra, l’accordo …che sancisce ufficialmente il passaggio dallo stato di guerra a quello di pace”. Ne discendono i modi di dire “fare pace, in pace, in santa pace, pace e bene”. A proposito del bombardamento mediatico su quanto accade in Ucraina si oppone un significativo desiderio di Giovanni Battista Angioletti: “Ma a poco a poco i rumori, le voci, i suoni si attenuavano come se si accordassero in un grande, paziente desiderio di pace”.
La parola PACE non c’è negli appunti che Biden legge in conferenza stampa, consultando foglietti con il placet della censura. Deve tutelare il 38% mondiale di produzione e vendita di armi degli Stati Uniti. Non c’è, né prima, né dopo le dichiarazioni di solidarietà europea, britannica, in risposta agli appelli di Zelenski “Più armi e subito!”. Non è compresa nella lingua degli inviati, (mai guerra è stata raccontata così dettagliatamente). La ignora Putin per confermare al suo popolo che a guidarlo è un uomo ‘forte’ al comando. Il monito di Bergoglio si stempera nel buio dell’indifferenza, fino a spegnersi, sovrastato dagli ultimi annunci di invio delle armi, di sanzioni punitive, di contromosse per mitigare le conseguenze della recessione e assecondare il piglio bellicoso di Zelenski, che nonostante i brillanti trascorsi di comico nella circostanza proprio non fa ridere. Al contrario, forte della insperata resistenza all’aggressione russa, finisce per presumere di infliggere al nemico una sonante sconfitta, di ricacciarlo nei suoi confini senza aver inglobato territori ucraini di strategica importanza per la ricchezza di preziose risorse, qual è il Bonpass. L’amara impressione è appunto che a porre la PACE al culmine della volontà mondiale sia la solitaria crociata di Francesco, in spirituale rappresentanza dei popoli che della guerra sopportano le terribili conseguenze e purtroppo non hanno strumenti e compattezza per contrastare i venti di guerra. Cosa impedirebbe loro di imporre al clan mondiale dei guerrafondai l’alternativa PACE agli interessi sostenuti da guerre espansioniste, di rapina delle risorse, di subordinazione ai signori delle armi? Cosa? L’inerzia della rassegnazione.
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