Ormai, per contrastare la guerra, una delle poche ‘armi’ rimaste sul campo e alle quali affidare le proprie speranze sono le parole di papa Francesco.
La guerra è un sacrilegio, significa calpestare l’immagine di Dio, vuol dire distruggere il suo messaggio di vita e di giustizia per tutti.
Ormai oggi la pace – osserva il Papa – sta diventando solo un intervallo tra le guerre.
Guerre che arricchiscono molti.
Guerre che vogliono dire soldi sottratti al bene comune, alla solidarietà, a chi sta morendo di fame, come in Yemen o in Afghanistan.
Guerre che anche da noi troppi vogliono, e lo testimonia quel maledetto 2 per cento del Pil votato praticamente da tutti, pochi i distinguo, mosche bianche.
Ha voluto, papa Francesco, che per l’ultima stazione della Via Crucis siano presenti due donne, una russa e l’altra ucraina, unite nella sofferenza, nel dolore ma anche nella speranza.
L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, fresco di nomina, è andato su tutte le furie, lanciando l’anatema suo e, ovviamente, del suo capo Volodymyr Zelensky, contro l’iniziativa del Papa.
Inaudito.
Ai confini della realtà.
A livello più terreno, i vertici ucraini hanno sbattuto la porta in faccia anche al Cancelliere tedesco che voleva dare un contributo concreto alle trattative.
Come si vede, alla resa dei conti, la banda Zelensky le sta provando di tutte per tirare la corda, fomentare la guerra, far in modo che gli Stati Uniti e la NATOrompano gli indugi e scendano in campo.
E sono veri segnali di guerra i continui assalti verbali del capobanda, Joe Biden, che dopo i ‘killer’, ‘criminale di guerra’ e ‘macellaio’ rivolti a Vladimir Putin da sei mesi (e qui sta l’indizio per capire chi davvero vuole la guerra) ad oggi, adesso parla di ‘genocidio’ con riferimento a Bucha e non solo. Seguito a ruota dal burattino-presidente Zelensky, che ormai blatera come un pappagallo stonato, proprio come nelle sue ridicole comparsate che da qualche giorno vanno su ‘La 7’, dopo il salottino di una Lilli Gruber sempre più con l’elmetto.
Se n’è accorto perfino Emmanuel Macron, che pur distratto dal prossimo ballottaggio per l’Eliseo, ha trovato il tempo per dissociarsi dal capo della Casa Bianca, sempre più ostaggio dei falchi del Dipartimento di Stato, il regista della guerra a tutti i costi contro il nemico di sempre, la Russia.
Avete sentito una sillaba del nostro Draghi per provare a dire una parola, una sola, di distensione? Neanche per sogno, ormai sputa fuoco un giorno sì e l’altro pure, fottendosene se poi ci scappa il conflitto nucleare, fregandosene altamente – oggi – se gli italiani sono alla canna del gas.
Possibile che il nostro Paese sia ridotto ad avere la classe politica di gran lunga peggiore d’Europa?
Possibile che ci abbiamo fatti precipitare in questo baratro?
Possibile che l’Italia debba ormai contare a livello internazionale come il due di briscola, quando invece proprio da noi potrebbe partire la costruzione di un vero ponte per la pace: per mettere in pratica almeno un po’ del messaggio di papa Francesco?
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