25 anni fa Joe Biden, già un pezzo grosso nella nomenklatura americana, riteneva improponibile un allargamento dei confini NATO verso l’Est, in particolare i paesi Baltici, perché – argomentava – ciò avrebbe inevitabilmente provocato una reazione militare dell’Unione Sovietica.
C’un sosia di Biden, adesso, alla Casa Bianca, un fratello gemello di cui ignoravamo l’esistenza, oppure un clone, visto che quella ‘prudente’ posizione assunta nel 1997 è radicalmente cambiata e che nel frattempo i confini della NATO si sono incredibilmente allungati e allargati in direzione Est?
In basso, potete vedere il breve, ‘storico’ video di joung Biden.
E subito ci tornano in mente quegli accordi raggiunti nel 1991 tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, secondo i quali l’influenza della NATO non avrebbe mai varcato la linea del fiume Oder. Senza se e senza ma: proprio nell’ottica di non provocare l’Unione Sovietica dopo la caduta del Muro di Berlino.
Di quegli accordi, altrettanto storici, ha trovato concrete tracce documentali presso l’archivio di Londra l’autorevole settimanale tedesco ‘Der Spiegel’: la Voce ne ha scritto in una grossa inchiesta che potere rileggere cliccando sul link in basso.
A proposito di quel clima politico d’inizio anni ’90, con un focus particolare al 1997, scrive una interessante ricostruzione Francesca Salvatore per ‘Insideover’.
“Dopo la fine della Guerra Fredda si sono contrapposte due linee di pensiero. I favorevoli all’espansione della NATO nell’Europa orientale hanno continuato a sostenere che l’obiettivo primario fosse la maggior sicurezza della regione, tale da scoraggiare la Russia dall’intraprendere una politica di revisionismo territoriale. I fautori dell’allargamento, negli anni Novanta, erano giunti perfino a sostenere che anche la Russia, per paradosso, ne avrebbe beneficiato perché i suoi vicini dell’Europa orientale sarebbero stati scoraggiati nell’approfittare della debolezza russa e quindi della crescente instabilità della regione”.
Continua Francesca Salvatore: “Gli oppositori dell’allargamento, invece, sollevarono numerose questioni. Ad esempio, nel giugno del 1997, in una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, un gruppo di cinquanta eminenti personalità manifestò la propria opposizione all’allargamento bollandolo come un ‘errore politico di importanza storica’. Quel giudizio negativo si basava su quattro argomenti fondamentali: l’allargamento della NATO avrebbe messo in discussione l’intero assetto post-Guerra Fredda; avrebbe creato una nuova e profonda linea di divisione tra gli ex paesi satelliti dell’Unione Sovietica ammessi alla NATO e quelli rimasti fuori lasciati a cavarsela da soli; all’interno della stessa NATO l’allargamento avrebbe ridotto la credibilità dell’Alleanza sotto l’aspetto più importante in termini politici, ovvero l’impegno a difendere senza eccezione qualsiasi membro sotto attacco; infine, l’allargamento in aree sistematicamente instabili avrebbe potuto mettere a repentaglio l’impegno americano nell’ambito dell’Alleanza stessa”.
Tutti sappiamo – ma tanti, troppi, fanno finta di ignorarlo – cosa è successo dal ’97 in poi, con l’imperialismo a stelle e strisce sempre più sfrenato e una NATOsempre più invasiva, a un palmo dai confini russi.
In apertura, Joe Biden nel 1991
IL VIDEO DEL DISCORSO DI BIDEN
(tratto da L’Antidiplomatico)
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23 Febbraio 2022 di Andrea Cinquegrani
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