“La Russia ha impedito a Washington di scatenare una guerra biologica”, è il titolo di un reportage firmato da Vladimir Platov per ‘journal-neo.org’ e ripreso dal sito di controinformazione ‘comedonchisciotte’.
Emerge con chiarezza il ruolo giocato dai tanti bio-laboratori militari supersegreti dislocati dal Pentagono in mezzo mondo, e soprattutto, in tante ex repubbliche sovietiche: laboratori destinati ad allestire le ‘biologic wars’ del futuro ma – ora lo capiamo meglio – anche di questo drammatico presente; e quindi particolarmente strategici sul fronte degli equilibri geopolitici in quelle aree bollenti.
La Voce, a partire da gennaio, ha scritto diverse inchieste sul tema, che potete rileggere cliccando sui link in basso.
Ma ecco, a seguire, il pezzo di Platov.
LA RUSSIA HA IMPEDITO A WASHINGTON DI SCATENARE UNA GUERRA BIOLOGICA
Vladimir Platov
journal-neo.org
Alla luce dei disordini che i servizi di intelligence statunitensi hanno provocato di recente in Asia centrale, Transcaucasia e in altre aree al confine con Russia e Cina, il rischio di un disastro biologico proveniente dai molteplici laboratori biologici militari segreti, dislocati dagli Stati Uniti in aree potenzialmente instabili politicamente e socialmente, è oggettivamente in aumento. A questo proposito, la questione della preparazione, da parte degli Usa, di una bomba a tempo biologica in Kazakistan era già stata sollevata molte volte in precedenza. Il rischio crescente che il Pentagono inizi unaguerra biologica utilizzando gli oltre 400 laboratori biologici statunitensi situati in tutto il mondo e la necessità di una risposta chiara alla possibilità di un disastro biologico mondiale causato da tali strutture segrete degli Stati Uniti all’estero sono stati ripetutamente sottolineati. Dopotutto, questi laboratori biologici impiegano circa 13.000 “dipendenti,” impegnati a creare ceppi di patogeni killer (microbi e virus) resistenti ai vaccini.
Oggi non è un segreto che gli Stati Uniti abbiano allestito tali laboratori biologici in 25 Paesi del mondo: in Medio Oriente, Africa, Sud-est asiatico. Solo nell’area dell’ex Unione Sovietica ci sono laboratori biologici militari statunitensi in Ucraina, Azerbaijan, Armenia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova e Uzbekistan.
Gli Americani cercano di negare la natura militare degli studi condotti in tali laboratori. Tuttavia, la segretezza che li circonda è paragonabile solo a quella delle più importanti strutture militari. Non vi è alcuna responsabilità nei confronti del pubblico locale e globale per il “lavoro” svolto in queste strutture. Inoltre, nessun “risultato” scientifico è stato pubblicamente dimostrato dai biologi americani nel corso dei molti anni di esistenza di tali laboratori segreti e i risultati della loro ricerca non sono mai stati pubblicati su testate di pubblico dominio. Nel frattempo, i laboratori stanno attivamente raccogliendo informazioni sul pool genetico delle popolazioni dei Paesi in cui tali laboratori operano. Tutto ciò indica che il Pentagono si sta indubbiamente preparando a condurre una guerra biologica usando armi biologiche, messe a punto dagli Stati Uniti in quegli stessi laboratori. È noto che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno speso oltre 100 miliardi di dollari per sviluppare armi per la guerra biologica. Gli Stati Uniti sono l’unico paese che ancora blocca l’istituzione di un meccanismo di verifica ai sensi della Convenzione del 1972 sulla proibizione dello sviluppo, produzione e stoccaggio di armi batteriologiche (biologiche) e tossiche e sulla loro distruzione.
Tuttavia, proprio come per le richieste della Russia all’Occidente per un chiaro accordo sulle misure di sicurezza universali e sulla non proliferazione della NATO ad est, gli avvertimenti sulla capacità degli Stati Uniti di scatenare una guerra biologica globale non sono mai stati ascoltati a Washington e nelle capitali occidentali.
Con questa premessa, non si può negare che la Russia, come qualsiasi altro Paese, non desideri avere vicino ai suoi confini armi che mettano a rischio la sicurezza di tutti.
Pertanto, nell’operazione militare di Mosca per la denazificazione e la smilitarizzazione dell’Ucraina, iniziata nei giorni scorsi, uno dei primi obiettivi èquello di neutralizzare i numerosi laboratori biologici militari statunitensi presenti sul territorio di quel Paese.
Il 24 febbraio la testata conservatrice britannica THE EXPOSÉ aveva pubblicato un articolo intitolato “Is there more to the Ukraine/Russia conflict than meets the eye?” [C’è di più di quanto sembri nel conflitto Ucraina/Russia? – ndt]. In esso si riconosce che la Russia avrebbe dovuto condurre l’attuale operazione militare sulla base dei suoi interessi di sicurezza, e conferma che esiste da tempo una seria minaccia per la vita e la salute della popolazione della Federazione Russa proveniente dal territorio dell’Ucraina. Fa riferimento ad almeno 16 laboratori biologici militari statunitensi situati a Odessa, Vinnitsa, Uzhgorod, Lviv (tre), Kharkiv, Kiev (anche qui tre installazioni), Kherson, Ternopil, Dnepropetrovsk, nonché vicino a Luhansk e al confine con la Crimea. Tale “cooperazione” tra il Pentagono e il Ministero della Salute ucraino risale al 2005. Nel 2013, i partiti di opposizione erano riusciti a coinvolgere la Verkhovna Rada [il Parlamento monocamerale dell’Ucraina, ndt], per tentare di porre fine a questa “cooperazione”, che, non solo continua, ma che sta anche sviluppandosi attivamente, sempre su iniziativa di Washington.
Molti dei segreti del Pentagono e della Casa Bianca sui laboratori biologici clandestini statunitensi all’estero erano stati rivelati da Francis Boyle, professore di diritto internazionale all’Università dell’Illinois a Champaign (USA) e autore del Biological Weapons Anti-Terrorism Act del 1989 (BWATA). Come sottolinea questo scienziato americano, “In questo Paese ora abbiamo un’industria di armi biologiche offensive che viola la Convenzione sulle armi biologiche e la mia stessa legge antiterrorismo sulle armi biologiche del 1989”. Secondo Boyle, “le università americane hanno una lunga storia di volontaria complicità nella loro agenda di ricerca …. per farsi cooptare, corrompere e pervertire dal Pentagono e dalla CIA, nella scienza della morte”. Cita come esempio il gruppo del dottor Yoshihiro Kawaoka, dell’Università del Wisconsin, che era riuscito ad aumentare la tossicità del virus dell’influenza di un fattore 200. Secondo Boyle, il Pentagono e la CIA sono “pronti, intenzionati e in grado di lanciare una guerra biologica quando farà comodo ai loro interessi… Hanno una scorta di quella super-arma all’antrace che avevano già usato contro di noi nell’ottobre 2001”.
La minaccia per le popolazioni che vivono anche a distanza da tali laboratori è testimoniata da un’indagine condotta dal quotidiano USA Today, in cui è emerso che, solo dal 2006 al 2013, si sono verificati oltre 1.500 incidenti e violazioni della sicurezza in 200 laboratori biologici militari sul territorio degli Stati Uniti. E che dire di possibili incidenti simili in laboratori biologici in Ucraina o in altre ex repubbliche sovietiche?
Nell’estate del 2019, “al principale laboratorio americano di guerra biologica era stato ordinato di interrompere tutte le ricerche sui virus e gli agenti patogeni più letali, per paura che rifiuti contaminati potessero fuoriuscire dalla struttura”, aveva riferito il britannico The Independent. Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), l’autorità per la salute pubblica negli Stati Uniti, aveva revocato al centro di bioricerca militare di Fort Detrick l’autorizzazione a trattare Ebola, vaiolo e antrace, dopo che, nella stessa struttura, gli ispettori del CDC avevano riscontrato “problemi con le procedure utilizzate per decontaminare le acque reflue”. A questo proposito, c’è da notare che la possibile dispersione di “virus e agenti patogeni mortali” nelle acque reflue di Fort Detrick era stata rilevata poco prima dell’epidemia di COVID-19, di cui gli Americani si sono affrettati ad incolpare la Cina. È anche degno di nota il fatto che, dal 2019, il Pentagono ha notevolmente intensificato le attività dei suoi laboratori biologici all’estero, chiaramente spostando oltremare il “lavoro” sui ceppi particolarmente pericolosi e sullo sviluppo di armi biologiche.
In queste circostanze, è pienamente giustificato, nell’operazione militare di Mosca, il compito di porre fine alle attività dei laboratori biologici segreti statunitensi in Ucraina, nell’ambito del programma di smilitarizzazione di quel Paese.
In questo contesto, è interessante notare che, dopo l’inizio dell’operazione militare di Mosca, l’ambasciata statunitense in Ucraina ha rimosso dal proprio sito web ufficiale tutti i documenti sui laboratori biologici di Kiev e Odessa. Ciò conferma ulteriormente che, oltre alla minaccia nucleare di Zelensky, la Russia stava andando incontro anche alla minaccia di una bioestinzione proveniente da oltreoceano. In queste circostanze, è comprensibile l’annuncio dello scorso ottobre, da parte dell’Agenzia statunitense per la riduzione delle minacce alla difesa (DTRA), pubblicato sul sito web degli appalti governativi statunitensi, di un addendum sulla “lotta contro gli agenti patogeni altamente pericolosi”. Questo documento riguardava il completamento, per un importo di 3,6 milioni di dollari, di due laboratori biologici in Ucraina, a Kiev e Odessa, di cui erano già pronti attrezzature e personale, per dar modo agli Stati Uniti di scatenare una guerra biologica [contro la Russia] dal territorio dell’Ucraina.
Vladimir Platov
Fonte: journal-neo.org
Link: https://journal-neo.org/2022/03/03/russia-prevents-washington-from-unleashing-biological-warfare/
tratto da comedonchisciotte.org
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