I tre quarti dei terreni agricoli di tutto il mondo sono posseduti e gestiti dall’1 per cento delle grandi aziende agricole, tutte superiori a 50 ettari di superficie.
Emerge da uno studio realizzato dalla ‘FAO’, analizzando i dati di 129 paesi. Le conclusioni sono molto amare: le aziende di piccole dimensioni sotto ai due ettari, spesso a conduzione familiare, sono letteralmente schiacciate sotto il peso di quelle più grandi, che spesso fanno capo a multinazionali occidentali.
Occorre prendere al più presto dei provvedimenti, secondo la FAO, altrimenti la situazione finirà per peggiorare ulteriormente, rendendo la vita di chi lavora nelle campagne sempre più precaria. Ma i governi latitano e non prendono i necessari provvedimenti.
Ma vediamo più da vicino dati & cifre contenute nello studio.
Le piccole aziende, quelle che si attestano sotto la soglia dei due ettari,
rappresentano l’80 per cento delle imprese agricole a livello mondiale, ma gestiscono appena il 12 per cento di tutta la superficie agricola: ma riescono a produrre il 35 per cento di cibo consumato nel mondo.
Esistono delle peculiari differenze tra la situazione nei paesi molto sviluppati e quella che si registra nei paesi a basso reddito.
Le aziende agricole di dimensione inferiore ai 5 ettari costituiscono il 63 per cento delle terre nei paesi a medio e basso reddito. Ma tali fattorie coprono solo l’8 per cento di terreni agricoli in quelli a reddito medio-alto.
Ancora. La quota di terreni agricoli coltivati nelle aziende più grandi è notevolmente aumentata nel corso degli ultimi anni in diversi paesi europei, come Francia, Germania, Regno Uniti, nonché negli Stati Uniti.
Negli ultimi decenni, più terre sono state accaparrate dalle grandi fattorie nei paesi del Sud America e dell’Africa subsahariana.
Commenta ‘Ip News’: “Ma non siamo solo in presenza di un fenomeno di ‘Land Grabbing’, ossia l’accaparramento di terre da parte di multinazionali occidentali nei paesi poveri. Anche quando le aziende sono riconosciute come entità commerciali, la terra è spesso detenuta da tante ‘filiali’. Per questo motivo, l’entità della concentrazione della ricchezza agricola in poche mani è con ogni probabilità ancor maggiore di quanto venga segnalato nello studio della FAO”.
Prosegue ‘Ip News’: “La ricerca suggerisce che l’accaparramento delle terre, nuove leggi e non poche politiche hanno in sostanza permesso ai grandi agricoltori-capitalisti, alle grosse società agroalimentari e ad altre entità commerciali di controllare la maggior parte dei terreni agricoli del mondo. Le disparità nel sostegno dei governi consentite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio e da altri accordi commerciali, hanno permesso alle grandi aziende agricole dei paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, di ottenere maggiori vantaggi rispetto ai contadini poco influenti del Sud”.
E ancora. “Un’ulteriore sofferenza del mondo contadino ha spinto molti ad indebitarsi ancora di più. Molti dei più vulnerabili sono dovuti emigrare, cercando lavoro precario altrove”.
Lo studio FAO sottolinea la necessità di prendere in considerazione diversi tipi di aziende agricole nell’elaborazione di politiche ad hoc per le aziende a conduzione familiare di diverse dimensioni. Ciò per affrontare meglio i grossi problemi che sono costretti quotidianamente ad affrontare i piccoli produttori.
Secondo il rapporto, poi, occorre “ritenere l’agricoltura aziendale su larga scala responsabile delle esternalità negative della loro produzione”: in particolare, viene chiarito, per quanto concerne i spesso devastanti effetti sull’ambiente e l’ecosistema.
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