È perentoria la viceministra agli affari esteri e alla cooperazione internazionale. «Non risulta che le autorità ugandesi dispongano di munizioni e armi di fabbricazione italiana la cui esportazione sia stata autorizzata ai sensi della legge 185/90». Marina Sereni impiega meno dei 3 minuti a sua disposizione per rispondere all’interrogazione a firma delle onorevoli Laura Boldrini e Lia Quartapelle. Tutte esponenti del Pd.
Era attesa per ieri la presa di posizione ufficiale del governo italiano sulla vicenda denunciata dal leader dell’opposizione ugandese, Bobi Wine.
Audito in videoconferenza il 18 gennaio scorso dal Comitato permanente sui diritti umani nel mondo, costituito presso la Commissione esteri della Camera, l’ex rapper aveva detto che le forze di sicurezza ugandesi avevano usato munizioni e armi italiane per arginare le manifestazioni nella campagna elettorale delle presidenziali del gennaio 2021.
Particolarmente violente le azioni repressive della polizia il 18-19 novembre 2020, quando si registrarono oltre 50 morti, centinaia tra feriti, arrestati e persone scomparse.
Solo 3 licenze
La viceministra ha negato che possano essere state armi e munizioni italiane a compiere quell’eccidio. «Le licenze di esportazione di armi verso l’Uganda concesse ai sensi della 185 negli ultimi 20 anni sono solo 3 e riguardano accessori elettronici e componenti non utilizzabili ai fini di repressione violenta per quantità ed importi estremamente limitati».
In effetti, se si analizzano le relazioni pubblicate annualmente dal governo sull’import ed export di armi si scopre che sono state autorizzate vendite di armi a Kampala nel 2020, per un importo di 47mila euro circa, e nel 2015 per 18mila euro. Poca roba.
E quegli elicotteri?
Chiuso il capitolo? Forse. L’opposizione ugandese ha realizzato un mini dossier, intitolato Le armi italiane esportate in Uganda, in cui mostra delle foto che ritraggono alcuni elicotteri utilizzati per “intimidire” le piazze in campagna elettorale o per trasportare Bobi Wine in una prigione segreta, dove è stato torturato. Sono elicotteri italiani. Tutti ex AgustaWestland. Oggi Elicotteri Leonardo.
Aeromobili civili. Non rientrano, quindi, nell’elenco della legge 185. Tuttavia sono stati impiegati, a detta delle opposizioni ugandesi, per azioni violente da parte della polizia e delle forze speciali del regime di Yoweri Museveni, il grande vecchio della politica africana, al suo sesto ininterrotto mandato presidenziale.
Tutelare la regina
Il primo elicottero italiano venduto alla polizia ugandese risale al 2007. Era un Koala AW-119 . Ceduto per 5 milioni di euro. Un velivolo con una storia alquanto suggestiva. Appartiene a un pacchetto che l’allora Finmeccanica confezionò per Museveni in occasione del Vertice del Commonwealth, previsto a Kampala dal 23 al 25 novembre 2007, al quale parteciparono una cinquantina tra capi di stato e di governo, assieme alla regina Elisabetta.
Oltre al Koala, una società di Finmeccanica (la Selex Communications) stipulò un contratto per la consegna di quattro motoscafi intercettori superveloci e un sistema di comunicazioni Tetra per il pattugliamento del lago Vittoria. Valore complessivo: sei milioni di euro.
Le società del gruppo Finmeccanica si impegnarono anche a mettere a disposizione piloti e tecnici specializzati per training ed assistenza durante lo svolgimento del Vertice.
I vigili italiani a Kampala e l’Expo a Milano
Non solo. Museveni, affascinato dalle guardie municipali romane durante un suo viaggio nella capitale, pretese divise e guanti dei vigili italiani e 4 “ghisa” milanesi si trasferirono a Kampala, una settimana prima del summit, per insegnare a dirigere il traffico ai loro colleghi ugandesi.
Un’operazione per nulla folkloristica. La sindaca di Milano dell’epoca, Letizia Moratti, si assicurò in questo modo uno dei voti decisivi, quello di Museveni, per vincere la sfida con Smirne per la sede di Expo 2015.
Elicotteri AW
Ma elicotteri di AgustaWestland sono stati venduti alla polizia di Kampala anche nel 2014, e consegnati con tanto di cerimonia in pompa magna, alla presenza di Museveni, nel 2016. Si tratta del bimotore leggero GrandNew e di un elicottero bimotore intermedio W-3A Sokol. «Questi aerei», si legge nel comunicato ufficiale, «saranno utilizzati dalle forze dell’ordine ugandesi per missioni di polizia in tutta la nazione».
Il GrandNew è la versione di ultima generazione del più noto elicottero AW-109 ed è stato assemblato nello stabilimento Agusta di Vergiate (Varese). Il costo, all’epoca, ha sfiorato gli 8 milioni di dollari circa. Si tratta di un velivolo che può trasportare sino a sette passeggeri ed «è stato scelto perché fornisce capacità di missione notevoli e sicurezza in condizioni operative difficili», ha spiegato AgustaWestland
Il W-3A Sokol, assemblato presso lo stabilimento di Pzl-Swidnik (Polonia), permette alle forze di polizia ugandesi di eseguire una vasta gamma di operazioni «in tutti i tipi di clima e condizioni ambientali», dal trasporto truppe e carichi militari, alla ricerca e soccorso…La PZL-Swidnik era una società di AgustaWestland.
Nelle foto pubblicate nel report dell’opposizione ugandese si vedono in azione “intimidatoria” sia l’AW-119 Koala sia l’AW Sokol.
Secondo il giornale ugandese The Independent, Kampala nel 2018 era pronta ad acquistare altri due elicotteri e un aereo ad ala fissa dall’Italia. Valore complessivo, 25,5 milioni di euro. Ma non abbiamo trovato conferme in Leonardo.
Leonardo interessato a vendere i C-27J
Che il colosso armiero italiano sia comunque interessato anche oggi a penetrare il mercato ugandese lo dimostra il fatto che ha cercato di aggraziarsi le autorità militari locali donando, nell’autunno scorso, due respiratori portatili a pazienti ricoverati presso gli ospedali militari del paese. Come hanno sottolineato gli stessi vertici aziendali, si è trattata della prima missione di Leonardo in Africa dall’inizio della pandemia «e un’occasione per presentare alcuni prodotti dedicati alla gestione dei disastri naturali e delle missioni antincendio, come velivoli ed elicotteri».
Infatti, lo stesso ambasciatore italiano a Kampala, Massimiliano Mazzanti, ha ammesso di aver partecipato a una riunione presso i saloni del ministero della Difesa ugandese per promuovere l’acquisto di velivoli da trasporto tattico C-27J da parte della forza aerea locale.
Vendite, se si concretizzeranno, che saranno particolarmente controllate dall’Uama, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento. Lo ha rivelato la stessa viceministra Sereni, che a chiusa del suo intervento ha assicurato che l’Uama «valuterà con estrema attenzione le nuove istanze di esportazione di armi verso l’Uganda che dovessero pervenire, con particolare riguardo ai materiali suscettibili di utilizzo ai fini di repressione interna».
Un’attenzione dovuta per un paese dove si consumano quotidianamente violazioni dei diritti umani, arresti e detenzioni arbitrari.
FONTE
Articolo tratto da NIGRIZIA
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