GRANDE ORIENTE / NEL NOME DELLA ‘PRIVACY’, CONTRO L’INFORMAZIONE NON IMBAVAGLIATA   

Massoni del Grande Oriente d’Italia alla ribalta. E il loro Gran Maestro, il senese Stefano Bisi, sugli scudi.

E’ infatti appena uscito in libreria “Il biennio nero 1992-1993, Massoneria e legalità trent’anni dopo(Edizioni Perugia Libri) griffato Bisi, che venne eletto nel 2014 ed è stato riconfermato cinque anni dopo nella carica al vertice del GOI, l’obbedienza massonico più affollata in Italia, con oltre 25 mila affiliati.

Nel volume, Bisi si sofferma soprattutto sulla storica guerra ingaggiata con la toga acchiappa-massoni, il pm calabrese Agostino Cordova, coloritamente definito da Giorgio Bocca nel suo ‘Inferno’ come il ‘Minotauro’ oppure il ‘Mastino di Palmi’, un vero eroe nelle mitiche pagine firmate dal giornalista-scrittore piemontese.

Agostino Cordova. In alto, Stefano Bisi

E trova ampio spazio, nel fresco di Bisi, una sentenza pronunciata dalla seconda sezione civile del tribunale di Reggio Calabria pochi mesi fa, il 23 ottobre 2021, che ha condannato il povero Cordova al pagamento delle spese processuali in favore dello stesso GOI e di un quotidiano che aveva pesantemente criticato la famosa maxi inchiesta sulla massoneria d’inizio anni ’90, la quale mise a soqquadro mezza Italia, poi archiviata a Roma nel 2000.

Ma c’è un’altra news sul fronte massonico e che tira in ballo anche la Voce. E’ stato aperto un fascicolo alla procura di Roma, per la pubblicazione, su un sito-blog, di un’inchiesta di otto anni fa della Voce sulla morte – o meglio, l’omicidio, come lo abbiamo sempre definito – del responsabile per le comunicazioni del ‘Monte dei Paschi di Siena’, David Rossi. In quell’articolo la Voce sottolineava una strana coincidenza temporale: Bisi ascendeva al trono massonico maximo negli stessi giorni della prima, incredibile archiviazione del giallo-Rossi, una tragica ‘fine’ sbrigativamente fatta passare per un suicidio.

Ebbene, Bisi non querelò allora, nel 2014, la Voce, ma ora invia un esposto-denuncia alla procura capitolina.

Insomma, tanta carne al fuoco.

Ed è meglio, a questo punto, procedere passo dopo passo.

Partiamo dalla penna griffata Bisi per la fresca opera.

 

ANNI BUI PER IL GOI

Ecco come viene presentata sul sito ufficiale del GOI: “Ripercorre la vicenda del Procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova. Vicenda iniziata nell’ottobre del 1992, quando Cordova dispose il sequestro degli elenchi dei fratelli del Grande Oriente d’Italia e perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni di alcuni dirigenti. In quel periodo si susseguirono gli attacchi, le accuse da parte di politici e giornalisti. Addirittura c’è chi parlò della scoperta di una nuova P2”.

Continua il sito del GOI: “L’inchiesta di Palmi è finita nel 2000 con l’archiviazione, ma gli strascichi di quella vicenda si sono registrati fino all’ottobre del 2021. Nel biennio nero si registrano anche le improvvise dimissioni del Gran Maestro Giuliano Di Bernardo che, a scoppio ritardato, lancia pesanti accuse e presenta una querela per diffamazione. Anche questa archiviata”.

Giuliano Di Bernardo

C’è da chiedersi come mai venne archiviata quella pesantissima querela presentata non un signor nessuno, ma da un pezzo da novanta del GOI, l’ex Gran Maestro Di Bernardo. Come mai nessun magistrato volle approfondire quelle piste investigative? Un mistero.

Così come è avvolta da non pochi interrogativi la più che discutibile sentenza emessa dalla seconda sezione civile del tribunale reggino a fine ottobre scorso.

Ecco come la commentò, a botta calda, Bisi: “Carissimi Fratelli, questa sentenza ci fa gioire perché rende giustizia anche ai tanti fratelli che in quei lontani ma per tutti noi dolorosi anni ’92 e ’93 si trovarono perseguitati e che subirono la perquisizione notturna delle forze dell’ordine a seguito di quella inchiesta. E’ per questo che oggi proviamo una gioia particolare di fronte alla sentenza che scrive in modo inequivocabile gli eccessi dell’inchiesta Cordova e che dà soddisfazione al Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani anche se non potrà mai sanare e cancellare i danni subiti da tanti nostri cari Fratelli dati in pasto all’opinione pubblica come malfattori.

Scrive ‘Affari Italiani’ nella sua ricostruzione dei fatti: “La vicenda giudiziaria trae origine dall’iniziativa del Gran Maestro, Stefano Bisi, volta ad ottenere la restituzione della imponente mole degli atti sequestrati al GOI nel lontano 1993 su impulso dell’allora Procuratore Capo Agostino Cordova. In particolare, il giornale ‘Il Dubbio’ – prendendo spunto dalla allocuzione pubblica pronunciata da Bisi tenuta in occasione della Gran Loggia del 2017, nel corso della quale era stato comunicato l’accoglimento della istanza e l’avvio della restituzione degli atti sequestrati – pubblicava un ampio articolo con cui, rievocando il decreto di archiviazione, veniva criticato severamente il modus operandi che aveva contraddistinto quella nota inchiesta giudiziaria”.

Quella sentenza (2001) di archiviazione venne emessa – va rammentato – da Augusta Iannini, moglie di uno dei visi più noti in Rai, Bruno Vespa, il fondatore dell’ormai storico ‘Porta a Porta’.

Una archiviazione che all’epoca fece molto discutere e suscitò non poche perplessità.

 

BISI CONTRO BINDI

Non solo Cordova, comunque, nel mirino del Gran Maestro Bisi.

Ma, per fare un altro esempio, Rosy Bindi, quando è stata presidente della Commissione parlamentare Antimafia. E anche Bindi, ad un certo punto, ha dato la caccia agli elenchi dei massoni, soprattutto quelli calabresi, visto che erano documentati e non poco preoccupanti i frequenti casi di boss della ‘ndrangheta al tempo stesso affiliati al Grande Oriente. Come del resto succede in Sicilia, con l’accoppiata mafia-massoneria spesso e volentieri vincente.

Ma ci si è messo di mezzo anche il Garante della Privacy.

Rosy Bindi

Ecco come l’AdnKronos ha dato notizia dell’esultanza di Bisi dopo la sua presa di posizione: “Ci viene riconosciuto un fatto che diciamo da tempo. Non si possono chiedere gli elenchi degli iscritti a qualsiasi associazione. E’ una battaglia di libertà che abbiamo sempre fatto per tutti, non solo per i fratelli del Grande Oriente. La legittimazione del diritto di mantenere l’appartenenza ad una associazione, ad una religione, a qualsiasi organizzazione nell’ambito della sfera intima. E’ chiaro – proseguiva Bisi – è importante conoscere i responsabili, i fini, lo statuto, il tipo di organizzazione, ma ognuno è libero di aggregarsi senza essere obbligato a renderlo noto, perché potrebbe nuocergli per la propria attività, per gli impegni pubblici. Questo parere del garante è un segno che il credo giuridico comincia a confermarsi”.

Bisi arrivò perfino a denunciare Rosy Bindi e tutti i membri della Commissione per ‘massofobia’: una denuncia farneticante, e stavolta sì sacrosantamente archiviata dalla procura di Roma che non avrebbe potuto fare altro.

Le motivazioni addotte da Bisi lasciano di stucco: siamo tornati indietro nel tempo, quando non esisteva alcuna legge, come la Anselmi, contro le associazioni segrete?

Lo sa o no, il Gran Maestro, che su ogni privacy deve prevalere il principio di legalità? Che la trasparenza ha ben più peso della ‘sfera privata’ che può coprire tutto e il contrario di tutto?

Fa proprio come il gambero, Bisi, corre indietro nel tempo, si protegge dietro schermi e corazze che sembravano ormai desuete e tramontate.

 

QUELLA VOCE TRENT’ANNI FA 

Gli rammentiamo una grande inchiesta della Voce, proprio di quegli anni che lui ora etichetta come ‘bui’.

Nel 1993, infatti, pubblicammo l’elenco di tutti i massoni della Campania: e lo facemmo proprio per un preciso diritto-dovere di cronaca, il diritto dei cittadini di essere informati circa questioni di carattere non privato o privatistico, ma di interesse pubblico.

La copertina del Fascicolo Massoni d’Italia pubblicato dalla Voce a ottobre 2008

Abbiamo fatto, nel 2008, le cose ‘più in grande’, pubblicando in tre puntate, suddivise per aree geografiche, l’elenco di tutti i massoni italiani, iscritti in tutte le logge (lo stesso avevamo fatto con la Campania). Non solo, quindi, gli iscritti al Grande Oriente, l’obbedienza più ‘affollata’, come detto, ma anche quelli, ad esempio, della ‘Gran Loggia d’Italia’ di Palazzo Vitelleschi, che conta circa 6-7 mila iscritti.

E cosa successe? Dal Grande Oriente nessuna protesta mai, nessun vertice né alcun iscritto si è mai lamentato: anzi, non poche lettere di apprezzamento, diversi messaggi dove gli affiliati vantavano con orgoglio quella loro adesione, non cercavano certo di nascondersi dietro un dito e dietro l’anonimato!

E’ quello che rimproveriamo, per fare un esempio, al Vate di tutti i Vaccini, Roberto Burioni: è iscritto al Grande Oriente, nell’elenco è indicato con tanto di data di nascita e residenza, non può trattarsi di un sosia, di un clone o di un gemello. Perché, allora, negarlo? Come mai non ne va orgoglioso ma la nasconde, quella affiliazione? Si tratta di pura e semplice vigliaccheria, altro che ‘sfera intima’ o privacy! Se non fai pasticci o imbrogli, se non usi la tua affiliazione per ‘altri’ scopi, perché nasconderlo, come ovviamente facevano i piduisti che tramavano stragi & loschi affari?

A portarci in tribunale, nel 2009, furono invece i vertici della Gran Loggia d’Italia che si sentirono offesi, ingiustamente tirati in ballo, violentati nella loro privacy. Ma la Voce ebbe ragione, vincemmo la causa civile che   ci intentarono davanti al tribunale di Napoli: e sapete perché? Perché nessun iscritto si era lamentato, ma solo i vertici.

Una questione di ‘democrazia’.

 

IL GRAN MAESTRO E IL LEONE RUGGENTE

E finiamo con la storia dell’indagine romana sul blog che ha ripreso l’inchiesta della Voce a proposito del giallo-Rossi.

Ecco i fatti in rapida carrellata.

Il 30 dicembre ricevo una telefonata dal commissariato di Pianura, mi devono consegnare un documento. Si tratta di una convocazione presso   gli uffici della Polizia Postale di Napoli, che si trovano in via delle Repubbliche Marinare, nell’ex area industriale cittadina. Prendo appuntamento per il 4 gennaio: è una classica ‘identificazione’ con annessa nomina di un difensore.

David Rossi

Si tratta, ovviamente, di una querela per diffamazione. Mi riservo di indicare il nome dell’avvocato, ma chiedo di poter conoscere l’ufficio giudiziario competente e il numero del procedimento.

Vengo a sapere il numero del procedimento e, soprattutto, che il fascicolo si trova alla procura di Roma.

Per farla breve, riesco a risalire alla fonte e a capire la genesi del tutto.

Si tratta di una querela presentata a Roma dal Gran Maestro Bisi e rivolta   contro soggetti da identificare. L’oggetto della lamentela è un articolo, comparso su un sito, ‘Leo Rugens’: in pratica, il commento ad un’inchiesta della Voce 2014, titolata ‘Rossi e il groviglio armonioso’.

In sostanza l’animatore del sito, Oreste Grani, ad inizio 2021 è tornato sul giallo-Rossi, visto che è stata costituita una seconda Commissione parlamentare d’inchiesta. Ed ha riproposto, ai lettori, quell’inchiesta della Voce, da lui ritenuta di particolare interesse e di grossa attualità, perché conteneva significativi elementi.

La cosa, di tutta evidenza, ha irritato il Gran Maestro: che nulla aveva detto, né aveva presentato alcuna querela otto anni fa. Ma si fa vivo adesso, a scoppio un po’ ritardato.

Proprio come adesso, con il fresco memoriale sugli anni bui, torna all’attacco di Cordova.

Tempistiche incappucciate o cosa?

 

 

Link

 

COSA POTREBBE CELARE IL SUICIDIO/OMICIDIO DI DAVID ROSSI?

https://leorugens.wordpress.com/2021/06/04/cosa-potrebbe-celare-il-suicidio-omicidio-di-david-rossi/

 

 

Monte Paschi – ROSSI E IL GROVIGLIO ARMONIOSO  15 marzo 2014


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