Dalle “scuole recupero anni perduti” dei somari anni ’70 alle vette degli atenei telematici e verso gli empirei dell’alta informazione finanziaria e, tanto per gradire, un ‘tocco’ di calcio, che non fa mai male.
E’ il rocambolesco itinerario del neo mister miliardo vesuviano, al secolo Danilo Iervolino, che ha festeggiato il suo 2022 con botti da 90.
Nel giro di poche settimane, infatti, tra settembre e dicembre, ha messo a segno tre colpi in rapida sequenza: la vendita del restante 50 per cento del ‘Gruppo Pegaso Multiversity’che ha fruttato, appunto, 1 miliardo tondo tondo; l’acquisto del 51 per cento del multiforme gruppo leader nelle news finanziarie che contano, ‘BFC Media’; e, proprio in corner, l’acquisto della Salernitana calcio, fino al 30 dicembre ancora in mano al patron della Lazio Claudio Lotito e al mattonaro capitolino Marco Mezzaroma.
Partiamo della notizia di giornata, ossia l’acquisto in extremis, quando ormai la super retrocessione (tra i dilettanti) sembrava certa, della squadra campana, per la gioia del tifosissimo governatore Vincenzo De Luca. Il cui figlio Piero, vice capogruppo del PD alla Camera, gongola: “La proposta di un imprenditore serio, capace e appassionato come Iervolino, consente di guardare avanti con ottimismo e fiducia”.
I fans granata possono ora osannare il cavaliere bianco che arriva, il figliol prodigo Danilo che torna ad annusare gli odori di casa, viste le sue origini di Palma Campania, non poi così distante da Salerno. E già proclama: “Immagino un cammino bellissimo da fare con la gente di Salerno, le istituzioni locali, la gloriosa tifoseria”.
Altro che gli americani sbarcati a Roma.
GRAZIE, IBAN
Un acquisto sul filo di lana.
E subito contestato.
Perché lo ‘sfidante’, PVAM, una fiduciaria svizzera del misterioso Fondo ‘Global Pacific Capital Management’, già promette battaglia. Avrebbe infatti presentato un esposto alla procura di Roma (alcuni parlano di Salerno), sostenendo di aver avanzato un’offerta di gran lunga superiore al trust incaricato della vendita, 38 milioni in titoli obbligazionari e 26 milioni liquidi. Pochi, in realtà, giurano sulla quota liquida, mentre altri sottolineano che occorreva comunque presentare una offerta cash, e non attraverso titoli o azioni. Iervolino invece ha messo sul piatto 12 milioni cash e la “promessa” di investimenti per 20.
Un altro elemento di tipo burocratico-amministrativo: PVAM, infatti, lamenterebbe un codice ‘IBAN’ sbagliato. Ossia, i suoi legali sostengono
di aver ricevuto dal trust un certo iban su cui versare l’importo, importo non giunto a buon fine per via di un errore nella comunicazione dello stesso iban.
Vero? Falso? Possibile un errore così elementare? Dovrà appurarlo la magistratura. Come i contorni di tutta l’operazione.
Qualche nota sul trust.
Si tratta di ‘Widar Trust’, sede a Roma, in via Firenze 12. A guidarlo c’è Paolo Bertoli, al vertice di ‘Andaf’, ossia l’associazione nazionale dei dirigenti amministrativi e finanziari, Ceo di ‘Widar Eurofid’, presidente del cda di ‘Across Fiduciaria’, già in sella a ‘Banca Finnat Euramerica spa’, ex Ceo di ‘Sangemini’, ex internal audit di ‘Toro Assicurazioni’.
COLPO GROSSO “BFC MEDIA”
Dalla ciliegina alla torta.
Che si chiama BFC Media, ossia un “gruppo attivo – come chiarisce ‘PrimaOnline’ – nell’informazione specializzata soprattutto nel personal business e nei prodotti finanziari, attraverso le testate ‘Forbes Italia’, ‘Bluerating’, ‘Robb Report’, ‘Private’, ‘Ite’, ‘Assett Class’, ‘Equos’, ‘Bike’, ‘Trutto&Turf’. Un ottimo cocktail.
Mister Miliardo ha comprato il 51 per cento di BFC Media, con il proposito di completare l’acquisto a breve termine, da ‘J.D. Farrods Group Luxemburg’ che fa capo a Denis Masetti.
Notano a piazza Affari: “Le due operazioni sono state condotte in tempi molto ristretti e sono maturate molto rapidamente. Basti pensare, ad esempio, che proprio BFC aveva appena acquisito dal gruppo PMC il marchio Robb Report, leader mondiale del lusso e del lifestyle e che era stato nei giorni scorsi presentato il progetto multimediale dell’edizione italiana di Robb Report”.
Edizione italiana che – come illustra in un reportage recentissimo, e cioè del 30 dicembre 2021, il sito ‘Rolling Stone’ – prevede “un vero sistema multimediale con il magazine, il sito internet, i canali social, due newsletters e delle ‘experiences’ di grande prestigio e assolutamente esclusive”. “Robb Report – viene sottolineato – ancor oggi rappresenta il marchio a cui le persone di maggior successo, unite da un sentimento condiviso per la qualità, esclusività e gusti raffinati, si affidano per scoprire le idee, le opinioni, i prodotti e le esperienze che contano di più per loro”. Cin cin.
E poi: “Adesso, grazie all’intraprendenza di Denis Masetti, il marchio Robb Report potrà raccontare la bellezza e il lusso del Made in Italy a livello mondiale per quanto riguarda auto, moto, yacht, aerei, gioielleria, cibo, vini, viaggi, hotel, real estate style, design e arte”.
Una full immersion tra estetica & opulenza per il rampante – è appena quarantatreenne – self made man da Palma Campania.
CARA PEGASO, RESTI SEMPRE NEL CUORE
E se per un pezzo di strada mister Masetti farà parte della super band mediatica, anche Iervolino, dal canto suo, non perderà di vista la ‘creatura’ più cara, Pegaso, perché continuerà a far parte del suo board, inglobato nella galassia ‘CVC’, il super fondo di private equity che ha sborsato a settembre il famoso miliardo per ottenere il 100 per cento delle azioni griffate ‘Gruppo Pegaso Multiversity’.
E resterà in sella, come Ceo e direttore generale, un altro pezzo da novanta che era appena sbarcato alla corte di Pegaso: si tratta di Fabio Vaccarono, strappato addirittura (con un raddoppio dello stipendio, secondo i rumors, da uno a due milioni di euro l’anno) ad un big del calibro di ‘Google Italia’. Saprà far valere tutte le ‘relazioni’ e i ‘rapporti’ coltivati in questi anni, Vaccarono?
Tra gli operatori finanziari rimbalzano un paio di domande. Lo vale, Pegaso, il miliardo pagato? Come mai, comunque, Iervolino ha venduto il pezzo pregiato di casa?
Sentiamo un parere. “La cifra di un miliardo può non essere considerata eccessiva se si tiene conto di un dato. Pegaso può contare su una base di circa 100 mila iscritti. Se calcoliamo che il costo medio di una retta annuale è di circa 5 mila euro, il fatturato annuo risulta pari a 500 mila euro, mezzo miliardo che ogni anno entra in cassa. Teoricamente, quindi, un investimento che si ripaga in appena due anni. E allora, perché Iervolino lo ha fatto? Con ogni probabilità, non solo per reperire una grossa liquidità e diversificare i suoi investimenti, come ha subito fatto in particolare con l’operazione BFC Media e, per affacciarsi sulla ribalta nazionale con l’acquisto della Salernitana, ma anche perché ha guardato
al domani delle università private online. Un futuro che non è tutto rose e fiori, come si sarebbe immaginato fino un paio d’anni fa. Almeno fino a prima del covid. Con la pandemia, infatti, tutti i grandi atenei, ovviamente pubblici, dovranno incrementare sempre di più le didattiche a distanza. Motivo per cui, a breve, una buona fetta degli studenti oggi ‘clienti’ dei privati online, penserà bene di iscriversi alla pubblica, sempre online.
Ovviamente resteranno fedeli, e sono comunque una buona parte, coloro i quali vogliono corsi ed esami meno difficili di quelli pubblici, prima in presenza e oggi a distanza”.
Non fa una grinza.
SI DIRADANO LE NUVOLE
Per il prode Danilo, comunque, si spalancano radiosi futuri. E lontani anni luce dalle beghe vicine e lontane.
La più vicina meno di un anno fa. Così la rammenta ‘Repubblica’: “Dissolte le ombre scure che un’inchiesta della Procura di Napoli – a febbraio 2021 – sembrava proiettare sull’espansione della Pegaso. Arriva la scure del Riesame: che giudica le ipotesi investigative ‘palesi equivoci, errate ricostruzioni, contraddizioni logiche’. Si scopre che anche il presidente dei collegi del Riesame che si è pronunciato, qualche anno prima compariva nel comitato scientifico di un Master della Pegaso. Ma il giudice spiega che non ne sa assolutamente nulla. A luglio scorso, su richiesta del pm, è già tutto archiviato”.
Così come sono finite in gloria altre beghe sollevate, parecchi anni fa, da un’inchiesta di Nello Trocchia e pubblicata sull’Espresso. E, poi, alcuni articoli firmati da Alessio Gemma, su Repubblica.
Come, del resto, non si hanno notizie circa una clamorosa ‘class action’ annunciata cinque anni fa con le trombe da Pegaso contro la Voce per alcune inchieste ritenute lesive della allora intoccabile immagine dell’ateneo telematico.
Se volete saperne di più, potete leggere quelle inchieste, cliccando sui link in basso.
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