La Voce passa al contrattacco e denuncia la ‘World Anti Doping Agency’, più nota come WADA, il potente organismo internazionale che sulla carta (ma parrebbe solo sulla carta) dovrebbe combattere l’uso delle sostanze dopanti nello sport.
Recapitoliamo i fatti e partiamo dalla querela per diffamazione promossa da WADA contro la Voce.
Alla prima udienza del processo che si è svolta lo scorso ottobre davanti alla prima sezione penale del tribunale di Napoli, infatti, il legale della WADA, Stefano Borella del foro di Milano, ha subito provveduto a depositare la costituzione di parte civile, chiedendo ingenti danni economici alla Voce, rea di aver offeso onore e reputazione dei vertici WADA.
Un minuto dopo però – incredibile ma vero – lo stesso legale di casa WADA ha chiesto di ‘rimettere la querela’. Via tutto, in soldoni, fine del contenzioso: per la serie, abbiamo scherzato in questi quattro anni (visto che la querela di WADA contro la Voce è di fine 2017), tutto come prima e palla al centro.
A quel punto il giudice Cristiana Sirabella ha chiesto al querelato, ossia il direttore della Voce, Andrea Cinquegrani, se intendeva accettare la remissione di querela presentata dal legale di WADA. E Cinquegrani ha replicato immediatamente di no, che non intendeva accettare una simile soluzione e che, invece, voleva proseguire nel processo appena iniziato e vincere nel merito.
Il giudice, quindi, ha fissato per il 23 febbraio 2022 una nuova udienza. E ha già convocato per la verbalizzazione un pezzo da novanta di WADA, ossia il suo direttore generale, lo svizzero Oliver Niggli, che arriverà direttamente dal Canada. Dove risiede l’altro vertice dell’associazione, Richard Pound, fondatore dell’Agenzia nel 1999 e suo ex presidente.
Ma ecco la novità. La Voce non solo intende proseguire e vincere nel merito il contenzioso partenopeo, ma ha deciso di denunciare i vertici di WADA, proprio Niggli e Pound, per calunnia. L’esposto è stato appena presentato al tribunale di Milano, dove è nato il procedimento intentato da WADA contro la Voce e poi trasferito a Napoli.
PERCHE’ PARTIAMO AL CONTRATTACCO
I motivi della nostra decisione sono presto spiegati.
Siamo letteralmente indignati per il comportamento tenuto da WADA in questi anni e anche adesso, un carrarmato contro una motoretta: ci hanno aggredito con una pesantissima querela per diffamazione, contenente una serie di offese assolutamente gratuite e immotivate nei nostri confronti, accusandoci di mancanza di deontologia professionale e di fare scandalismo senza alcuna pezza d’appoggio.
Al contrario, le nostre inchieste e i nostri articoli – 18 in tutto quelli querelati e pubblicati dalla Voce nell’arco di nove mesi, da febbraio ad ottobre 2017 – erano stradocumentati, non contenevano insinuazioni gratuite ma notizie vere e ampiamente verificabili.
In essi, infatti, ricostruivamo tutta la torbida vicenda del taroccamento dei campioni di urina di Schwazer, dettagliavamo in modo minuzioso e inattaccabile tutte le tappe della macchinazione ordita da WADA e IAAF (la ‘Federazione Internazionale di Atletica’), ricomponevamo tassello dopo tassello tutta la combine per delegittimare il nostro campione di marcia ed anche il suo allenatore, Sandro Donati, da una vita in prima linea per denunciare l’uso del doping nell’atletica e autore di un libro-denuncia dal titolo emblematico, “I Signori del Doping”, uscito pochi mesi fa, ai primi di luglio, quando cioè iniziavano a Tokyo le Olimpiadi alle quali Alex non ha potuto partecipare, proprio per la combine ai suoi danni avallata dai genuflessi e autoreferenziali tribunali sportivi.
Tanto più forti, le accuse contenute nei pezzi della Voce, perché si verificavano in tempi non sospetti, ossia quando il vento tirava nettamente contro l’atleta altoatesino mentre WADA e IAAF viaggiavano col vento in poppa. Quando i media erano in prevalenza colpevolisti, e soprattutto non osavano mettere in discussione due colossi come WADA e IAAF.
Colossi, man mano, rivelatisi con i piedi d’argilla. Visto che nel frattempo, proprio in quegli anni, ossia dal 2017 fino ad inizio 2021, andava avanti, pur fra mille ostacoli (posti proprio dai comportamenti ostruzionistici e dilatori di WADA e IAAF) l’inchiesta del gip di Bolzano Walter Pelino. Inchiesta che si chiudeva in modo clamoroso a febbraio di quest’anno, scagionando da ogni accusa di doping Schwazer e ribaltando il ‘castello’, sempre di accuse, proprio su WADA e IAAF che, all’esito del procedimento del gip Pelino, potrebbero essersi macchiate di reati pesantissimi, che vanno dalla diffamazione al falso ideologico fino addirittura alla frode processuale.
ACCUSE CAPOVOLTE
Pelino, nel tirare queste conclusioni da brividi, chiede alla Procura di Bolzano una vera e proprio messa in stato d’accusa dei vertici di WADA e IAAF. Motivo per cui a breve il procuratore capo di Bolzano dovrà pronunciarsi circa la formalizzazione delle pesantissime accuse da contestare, appunto, ai due super organismi internazionali.
Ovvio, quindi, che gli articoli della Voce – all’epoca praticamente solitarie – ci abbiano tirato contro le ire e gli strali di WADA. E l’inchiesta del gip Pelino, che è arrivata alle medesime conclusioni della Voce, abbia adesso indotto i vertici di WADA alla clamorosa marcia indietro, alla del tutto inattesa (ma in questa ottica pienamente spiegabile) richiesta di ‘remissione’ della querela.
Temono, lorsignori, una sonora sconfitta, davanti al tribunale di Napoli. Che può fare il paio con un altro colpo da ko, ossia la richiesta di rinvio a giudizio che può partire a breve dalla procura di Bolzano.
Insomma, da inflessibili accusatori di Schwazer e della Voce, ad imputati di reati da novanta, che vanno dalla frode processuale al falso ideologico, dalla diffamazione alla calunnia. Un ber record, nel giro di pochi mesi!
Nella denuncia-querela presentata dal legale della Voce, l’avvocato Francesco Cafiero de Raho, viene sottolineata “la coscienza e volontà dei sigg.ri Niggli e Pound di accusare ingiustamente l’odierno esponente (Andrea Cinquegrani, ndr). Difatti, pur di arginare il discredito che la vicenda giudiziaria di Alex Schwazer stava procurando alla WADA, e quindi nel tentativo di tacitare quelle voci dell’informazione non allineate che davano al giudizio davanti al G.I.P. di Bolzano ampio risalto, e che evidenziavano i plurimi profili di opacità nella condotta dell’Agenzia che dovrebbe contrastare il doping a livello internazionale, i due querelanti (Niggli e Pound, ndr) non hanno esitato a tacciare di falsità quei giornalisti, come chi scrive, che invece pian piano, con il procedere del giudizio penale davanti al dott. Pelino, svelavano all’opinione pubblica le inquietanti verità del complotto ordito contro Alex Schwazer e la mancanza di collaborazione delle due Agenzie”.
E poi: “La volontà calunniatoria sussiste sicuramente nel caso in cui il denunciante si rappresenti l’innocenza dell’incolpato non solo in termini di certezza, ma anche quale opzione ragionevolmente più plausibile (Cassazione penale, sezione VI,15 giugno 2012, in Mass.Uff.n.253253), sicchè è fuori di dubbio che i sigg. Niggli e Pound hanno ingiustamente prospettato la natura diffamatoria di quegli articoli, ben sapendo che in essi vi era scritta la pura verità, come poi anche dal G.I.P. di Bolzano”.
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