Vola, vola sempre più in alto e più splendente nell’universo internazionale degli emoderivati la stella di ‘Kedrion’, il fiore all’occhiello della Marcucci dinasty, fondata dal patriarca Guelfo, condotta oggi del Ceo Paolo sotto il vigile sguardo di Andrea Marcucci, l’ex potente capogruppo del PD al Senato, un cuore che batte sempre per Matteo Renzi.
Ecco l’ultima notizia fornita da ‘Il Sole 24 Ore’ ai primi di settembre: “Kedrion, il gruppo italiano leader nella produzione di emoderivati, controllato dalla famiglia Marcucci e partecipato da CDP Equity e dal fondo FSI, è in corsa per acquisire la britannica ‘Bio Products Laboratory Ltd’ (BPL), specializzata in plasmaderivati, messa in vendita dal gruppo d’investimento cinese specializzato nel settore farmaceutico, Creat Group”.
La conclusione dell’operazione è prevista tra ottobre e novembre prossimo. Se va in porto in modo vincente per Kedrion – come sembra, stando alle previsioni degli analisti finanziari – la corazzata di casa Marcucci può far aumentare il giro d’affari di addirittura il 50 per cento, sfiorando il tetto da 1 miliardo di dollari.
“L’obiettivo finale, grazie alla crescita negli Stati Uniti, dove già adesso viene generato il 44 per cento del fatturato complessivo del gruppo, è fare di Kedrion un leader globale nel settore dei plasmaderivati”, è la sostanza dell’analisi.
Ma vediamo cosa rappresenta BPL nel panorama farmaceutico mondiale.
NEL MIRINO LA STAR CINESE BPL
Attualmente Bio Products Laboratory è uno dei leader europei nella produzione e commercializzazione di derivati del plasma. Un player di grosso calibro, come del resto lo è Kedrion.
Il giro d’affari annuo, per BPL, è di oltre 400 milioni di euro, con una fortissima espansione, fatta segnare nel corso degli ultimi anni, nel mercato statunitense, dal momento che proprio negli States BPL può contare su una lunga sfilza di centri di raccolta del sangue.
Il suo quartier generale si trova ad Elstree, in Inghilterra. La società può contare su due possenti divisioni: ‘BPL Plasma’, che ha sede in Texas e fa perno sulla forza d’urto dei suoi centri di raccolta del sangue, ben 26; e ‘BPL Therapeutics’, che produce prodotti di alta qualità e si trova nel Regno Unito.
Gli ultimi dati di bilancio di quest’ultima, nonostante le incertezze del mercato per via della pandemia, sono eccellenti: fanno infatti segnare un consistente incremento delle vendite, con un + 18 per cento. Vanno a gonfie vele alcune delle griffe di casa, come Gammaplex, Coagadex, oltre alla classica albumina.
Dalle pagine dell’ultimo bilancio si desume una decisa sterzata verso gli investimenti, anche per ampliare a migliorare la funzionalità della sede di Elstree. Sono stati stanziati, per questo scopo, 23 milioni di sterline (pari a 31 milioni di dollari): tutto ciò – viene precisato – “per supportare la crescente necessità globale di medicinali derivati dal plasma specializzati”.
Nelle note viene anche annunciata una “collaborazione a lungo termine” con ‘Atlantic Research Group’, un’organizzazione di ricerca a contratto con sede negli Stati Uniti, in Virginia, per “condurre studi clinici e supportare i nuovi programmi di sviluppo dei prodotti BPL a livello globale”.
Ha pensato a far cassa, negli ultimi mesi, ma anche di programmare altri grossi investimenti, la società guidata da un affiatato tandem composto dal Presidente e Chief Financial Officer Michael Mensa e dal Vice Presidente e Ceo David Gao. 25 centri di raccolta sangue localizzati negli Stati Uniti sono stati venduti ad un altro agguerrito player a stelle e strisce, la star farmaceutica ‘Grifols’, incassando un bottino da non poco, pari a 370 milioni di dollari. E, contemporaneamente, è stata messa in cantiere l’apertura di tre nuovi centri per il 2021 e di molti altri nel 2022.
Gongola Mensa: “Il continuo successo dei nostri prodotti a livello globale e la nostra attenzione all’esecuzione nella consegna per i nostri clienti sono la chiave del nostro successo. E’ promettente vedere che le raccolte di plasma statunitensi stanno ora mostrando segni di ripresa dai loro livelli depressi per via del covid-19, mentre entriamo nella seconda metà dell’anno”.
DALL’INGHILTERRA ALLA CINA, VIA USA. E ORA IN ITALIA?
Passiamo a vedere cosa è successo, in questi anni, negli assetti societari di BPL. Un vero e proprio tourbillon di cambiamenti e di passaggi azionari.
Fino al 2016, infatti, il timone è stato saldamente nelle mani del governo britannico, attraverso il suo ‘UK Department of Health’. Nonostante la decisa via alle privatizzazioni impressa sia da laburisti che conservatori, la società era quindi un raro e luminoso esempio di come il ‘pubblico’ possa produrre bene e rendere, anche in termini di prodotti ‘sociali’, come sono gli emoderivati.
Ma cinque anni fa l’esecutivo inglese ha pensato bene di far cassa, vendere la maggioranza azionaria e passare il timone ad un fondo finanziario americano, ‘Bain Capital’.
E cosa ha fatto Bain? Non ci ha pensato su due volte e, per far subito una bella plusvalenza, ha rivenduto la società ai cinesi: ossia, anche stavolta ad una società finanziaria cinese, ‘Creat Group’, specializzata nel settore farmaceutico. All’epoca, infatti, Creat controllava anche un’altra sigla che popola il ricco settore degli emoderivati, ossia la tedesca ‘Biotest’.
Ma arriviamo all’anno della svolta, proprio il 2021, quando le rigide (quando vogliono) autorità di vigilanza statunitensi ‘chiedono’ ai cinesi vendere le due società controllate, vale a dire BPL e Biotest, per via dell’eccessivo ‘potere’ che hanno conquistato in terra straniera, cioè proprio negli States, dove pullulano i centri di raccolta del sangue griffati BPL.
Ecco come nasce la fresca decisione di vendere, affidando l’apposita, milionaria asta ad un advisor eccellente, ‘Bank of America Merrill Lynch’.
Con una previsione di chiusura della stessa asta tra ottobre e novembre al massimo, come già rammentato prima.
In pole position, secondo i bookmakers, c’è la nostra Kedrion. La quale, però, deve fronteggiare una concorrenza non indifferente, rappresentata in particolare da ‘Advent International’ e – udite udite – proprio da Bain Capital, che quindi torna nuovamente alla carica per la sua prediletta e tanto coccolata BPL. Qualche chance coltivano anche la tedesca ‘Fresenius SE & Co.’, e ‘Permira’.
Quale la chiave del possibile successo dei Marcucci? La vendita doppia, il ‘pacchetto’. Dal momento che, a quanto pare, Creat è intenzionata a trovare un unico acquirente per le due società; e Kedrion, su questo versante, è la più disponibile.
Certo, la cifra da mettere sul piatto non è da poco: 3 miliardi, non un dollaro di meno, secondo le più attendibili valutazioni effettuate da ‘Bloomberg’.
LESE MAESTA’
Ci poniamo adesso un interrogativo: la Voce verrà querelata dai fratelli Marcucci (Andrea, Paolo e la sorella Marilina) per aver, con questo articolo, leso l’onore della famiglia?
La domanda sorge spontanea, vista una querela ‘multipla’ sporta contro di noi dai Marcucci poco più di un anno fa, e che andrà in prima udienza, presso la quarta sezione del tribunale di Napoli, il prossimo 22 settembre.
La chiamiamo ‘multipla’ perché riguarda 4 nostri articoli, scritti nel giro di un paio di mesi, primavera 2020.
Uno di essi era molto breve e così titolato: “Gruppo Marcucci / Vola la corazzata Kedrion”.
Così recitava: “La corazzata nostrana nel settore della lavorazione e distribuzione degli emoderivati, Kedrion, festeggia a botte di champagne nei giorni del coronavirus. I dati del bilancio 2019, appena presentati, sono scoppiettanti, da autentico primato. Ecco come li dettaglia il Corsera: ‘Kedrion ha chiuso il 2019 con un fatturato di 808 milioni di euro, + 17,5 per cento rispetto al 2018 e il più alto di sempre dell’azienda toscana: è quanto contenuto nel progetto di bilancio approvato dal cda. Crescono anche Ebitda (101,3 milioni, + 117,8 per cento) e utile netto (38,2 milioni, + 229,3 per cento)’. Avete letto bene? L’utile netto (vale a dire i profitti) fa registrare un incremento rispetto al già pingue anno precedente nientemeno che del 229 per cento! Da ballare per un mese la samba”.
Così continuava e si concludeva la breve nota: “Rammentiamo che Kedrion detiene l’oligopolio (praticamente un quasi monopolio) nel ricchissimo settore degli emoderivati. Un’eredità che arriva fin dagli anni ’70, quando sono scese in campo aziende e sigle dell’impero Marcucci, all’epoca al timone il patriarca, padre e padrone Guelfo Marcucci, in ottimi rapporti nel corso dei fortunati anni ’70, ’80 e inizio ’90 con Sua Sanità Francesco De Lorenzo e con il re mida Duilio Poggiolini. Oggi il timone dell’azienda è nelle mani di uno dei rampolli della famiglia, Paolo, mentre Andrea Marcucci è il capogruppo del PD al Senato, dopo gli esordi politici alla corte di Sua Sanità, tanto che la prima elezione alla Camera è datata 1991 sotto i vessilli del PLI dell’allora Altissimo Renato e dell’amico di famiglia Franco De Lorenzo. La sorella Marilina, dal canto suo, si occupa delle sorti del Carnevale di Viareggio”.
Vi pare che questo articoletto sia tanto infamante?
Che contenga oltraggi e offese all’onore degli augusti rampolli?
Che sia un reato rammentare un’amicizia così alla luce del sole come quella tra i Marcucci e De Lorenzo, che la Voce del resto ha stradocumentato nel 1992 proprio nel volume ‘Sua Sanità?
Oppure forse – azzardiamo – dà fastidio il richiamo al Corriere della Sera?
PISTE CINESI
Una pista da non sottovalutare, visto che un paio di mesi dopo – maggio 2020 – abbiamo ripreso, pari pari, una lunga intervista concessa dal Ceo di Kedrion, Paolo Marcucci, al quotidiano di via Solferino, nel corso della quale venivano sottolineate le prestigiose collaborazioni scientifiche internazionali vantate da Kedrion: tra esse – lo racconta con enfasi Paolo – anche quella con un laboratorio di Wuhan. Guarda caso proprio l’area dove è scoppiato il Covid!
La Voce riprende l’intervista del Corsera e apriti cielo! In tempo reale ci arriva una indignata lettera di uno dei legali dei Marcucci, Carla Manduchi. E parte poi, of course, un’altra querela. A fine giugno scorso il gip del tribunale di Napoli, Valentina Gallo, dà ampia ragione alla Voce: l’articolo su Kedrion-Wuhan è perfettamente in linea con il diritto di cronaca, è di interesse pubblico e non offende minimamente l’onore dei Marcucci.
Come del resto un altro articolo querelato, l’ennesimo della serie: stavolta al centro l’affaire del plasma iperimmune. La Voce ha il torto di ricostruire i fatti che sono sotto gli occhi di tutti, perché non è segreta, ma è pubblica, un’audizione svoltasi al Senato con la partecipazione di un ‘non invitato’ Paolo Marcucci, il quale illustra le strategie di Kedrion per avviare la catena produttiva del plasma iperimmune. Una terapia ‘scoperta’ dal dottor Giuseppe De Donno (che si è tolto la vita in circostanze misteriose tre mesi fa), efficacissima ed economicissima. Le ‘Iene’, con due reportage choc, annusano l’affare ideato via Kedrion, ossia l’industrializzazione del procedimento. Scoppia la bagarre, e il business – per ora – va in naftalina.
La Voce viene querelata per averlo ‘raccontato’. Ma il gip Gallo anche in questo caso sentenzia: è pieno diritto di cronaca.
Cosa succederà, a questo punto, nella prima udienza del 22 settembre e soprattutto in quelle successive, per altri 4 nostri articoli ‘incriminati’, tra cui le brevi note sui ‘voli’ della corazzata Kedrion?
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Un commento su “GRUPPO MARCUCCI / LA REGINA DEL SANGUE, KEDRION, PIGLIATUTTO”