FRANCIA / GOVERNO SOTTO ACCUSA PER LA “GESTIONE” DELLA PANDEMIA. E DA NOI TUTTI IMPUNITI?

Finalmente dalla Francia arrivano i primi segnali di una giustizia possibile sul fronte della pandemia.

La Corte di Giustizia della Repubblica, infatti, ha deciso mettere sotto inchiesta l’ex ministra della Salute, Agnès Buzyn, che ha retto il dicastero nei primi mesi bollenti, vale a dire per tutto il 2020. I capi d’accusa sono pesanti e arrivano fino alla “messa in pericolo della vita altrui”.

E’ solo l’anticamera di quello che rischia di succedere nelle prossime settimane, con la concreta possibilità che vengano interrogati e poi rinviati a giudizio altri membri dell’esecutivo francese.

Ma vediamo più da vicino i clamorosi fatti.

Ovviamente oscurati dai media di casa nostra, allineati e coperti per servire ai cittadini una perfetta non-informazione.

 

MINISTRA DELLA SANITA’ SOTTO INCHIESTA

L’ex ministra Buzyn è stata appena convocata per un interrogatorio davanti alla Corte di Giustizia della Repubblica, la sola giurisdizione che può giudicare i ministri per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni. Da noi, invece, esiste il Tribunale dei Ministri.

Rischia quindi il rinvio a giudizio, Buzyn, come successe ad esempio, per rimanere in campo sanitario, oltre vent’anni fa ai ministri Georgina Dufoix ed Edmond Harvè, accusati di ‘omicidio involontario’ per la strage del sangue infetto, che anche in Francia ha provocato migliaia di vittime (da noi oltre 5 mila, ma nessun ministro è stato mai indagato).

Agnés Buzyn

La Corte di Giustizia ha sì puntato i riflettori sui primi mesi della pandemia, ma ha intenzione di allargare il suo raggio d’azione: infatti verranno presto convocati e sentiti anche il successore di Buzyn alla Sanità, Olivier Veran, e l’ex primo ministro Edward Philip.

Solo il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron è un intoccabile e non può essere messo in stato di accusa. Perché è protetto dalla ‘irresponsabilità politica’, ereditata dalla monarchia: motivo per cui “il re non può fare del male”.

Secondo le ipotesi accusatorie formulate dal procuratore generale della Corte, Francois Molins, devono essere valutate con cura le migliaia e migliaia di denunce partite dai cittadini e dalle associazioni contro il governo francese e i suoi componenti per la quanto meno discutibile gestione della pandemia. La ministra, infatti, è accusata di non aver preso in tempo i provvedimenti necessari, più precisamente di “astensione volontaria dal combattere il sinistro” e di “messa in pericolo della vita altrui”, come scrive senza mezzi termini Molins.

Agnes Buzyn si è insediata sulla poltrona ministeriale a maggio 2017 e ha abbandonato l’incarico il 16 febbraio 2020: non per le polemiche che stavano divampando per la malagestione della pandemia, ma perché il presidente Macron aveva pensato bene di lanciarla nella sfida per un’altra poltronissima, quella di sindaco a Parigi. Una vera debacle per Buzyn, surclassata non solo dalla riconfermata socialista Anna Hidalgo, ma anche dalla candidata della destra, Rachida Dati.

Ha comunque trovato un’altra comoda poltrona, Buzyn, tra le sempre accoglienti braccia dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, dove infatti oggi l’ex ministra ricopre un incarico diplomatico. Cin cin.

Un’altra grave accusa a suo carico è quella di aver nascosto ai francesi la gravità della situazione, nei primi mesi della pandemia. Rilasciò, infatti, dichiarazioni non poco contraddittorie, all’epoca. “I rischi di propagazione del virus sono deboli”, disse in un primo momento. Mentre poi, dopo alcune settimane, dichiarò a ‘Le Monde’: “Avremmo dovuto chiudere tutto, l’avevo detto a Macron”.

Nei giorni scorsi si sono svolte delle perquisizioni, sempre ordinate dalla Corte, nelle abitazioni e negli uffici sia di Buzyn che del direttore generale della Sanità, Jerome Salomon; ed anche presso lo stesso ministero della Giustizia.

 

COSA SUCCEDE PER I NOSTRI 120.000 MORTI ?

Sorge spontanea una domanda: come mai da noi non succede lo stesso?

E’ vero: la Procura di Bergamo è al lavoro da mesi ormai per accertare tutte le responsabilità per la gestione della pandemia nel nostro Paese, e soprattutto nelle aree più colpite, ossia la Lombardia e il Veneto. Anche da noi sono state migliaia e migliaia, infatti, le denunce dei cittadini per la morte dei loro cari e di tante associazioni.

Sotto accusa, in particolare, quanto deciso dal governo, in prima fila il ministro della Salute Roberto Speranza e il premier Mario Draghi.

E quella precisa linea da adottare, che si è trasformata in un autentico, mortale diktat: “tachipirina e vigile attesa”, è stato l’imperativo.

Sono state cioè letteralmente non solo negate e boicottate, ma addirittura vietate le cure e i farmaci che invece, fin dalle prime battute, non pochi medici già indicavano come efficaci terapie, soprattutto se adottate al primo insorgere dell’infezione virale.

Roberto Speranza

C’è voluta addirittura una ordinanza del Consiglio di Stato, emessa l’11 dicembre 2020, per sdoganare, cioè legalizzare l’uso dell’ idrossiclorochina, utilizzata ad esempio con successo sui pazienti dal direttore del celebre Ospedale per le Malattie infettive di Marsiglia, Didier Raoult. Il quale, proprio per le sue battaglie scientifiche e civili, in questi giorni rischia di essere ‘dimissionato’!

Quante migliaia di morti ha sulla coscienza il nostro governo per quella scellerata decisione di “stare a guardare”, osservare senza intervenire l’aggravarsi dalle malattie, quindi le corse in ospedale, i ricoveri in terapia d’urgenza e le ormai scontate, tragiche fini?

In Francia viene messa sotto accusa la sola “messa in pericolo della vita altrui”. In Italia parliamo di 120 mila vittime nel giro di pochi mesi.

Nessuno paga niente, da noi?

O forse la pena di morte è stata legalizzata a nostra insaputa?

 


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento