Ennesimo atto della sceneggiata per la realizzazione del nuovo stadio della Roma.
A quanto pare tramonta definitivamente la pista che per anni ha portato a Tor di Valle, dopo la fresca revoca dell’interesse pubblico sull’area decisa dall’Assemblea del Campidoglio.
Persi, quindi, anni e anni di tempo, sia sotto la giunta Marino che con l’esecutivo Raggi, entrambi incapaci di dire subito no ad un progetto che puzzava di speculazione lontano un miglio e avrebbe avuto un impatto ambientale devastante, oltre a palesare insormontabili problemi legati al traffico e alla mobilità.
Per capire che si trattava di una pura follia, dunque, ci sono voluti praticamente sette anni. Ad ulteriore dimostrazione che le ultime amministrazioni capitoline sono state un autentico bluff.
Incredibile ma vero, gongola la prima cittadina romana: “Oggi voltiamo pagina – afferma disinvolta Raggi – ora guardiamo al futuro. Lo stadio della Roma voglio che sia realizzato. Lo chiede la città, lo chiedono i tifosi giallorossi e anche la società. Ci vedremo al più presto con i Friedkin: è il momento di far diventare il sogno di tanti, realtà”.
Peccato ci sia agosto di mezzo e le elezioni bussino subito alle porte, con una Raggi non proprio certa di restare in sella…
Aggiunge Raggi: “Come sapete l’AS Roma non voleva più il progetto di Tor di Valle. Per questo in Assemblea abbiamo votato la revoca della precedente delibera di interesse pubblico, chiudendo definitivamente quel capitolo. Ora questo progetto porterà investimenti per la città ma soprattutto lavoro che in questo momento di ripartenza, dopo la crisi dovuta al covid, è la priorità per tantissime persone”.
A quale progetto mai si riferisce la prima cittadina?
A quanto pare – secondo i rumors che circolano in Campidoglio – le idee progettuali sarebbero due. Una si riferisce all’area vicina al Gazometro, in zona Ostiense; l’altra allo SDO di Pietralata, nei pressi della stazione Tiburtina.
Ma entrambe le opzioni presentano una sfilza di problemi: che vanno dalle solite questioni legate alla viabilità e al trasporto pubblico, fino ai vincoli ambientali, per l’esistenza, ad esempio, nell’area Ostiense, di non pochi reperti di archeologia industriale. Idee, dunque, buttate lì tanto come un fumo estivo per gli occhi dei romani, soprattutto i fans (ed elettori) della squadra giallorossa.
Ma c’è un altro nodo da sciogliere. Praticamente inestricabile, a meno di non volersi impelagare in contenziosi lunghi anni.
L’area, infatti, non è più di proprietà del gruppo che fa capo al mattonaro capitolino Luca Parnasi, a bordo della sua ‘Eurnova’.
Per il semplice motivo che Eurnova è stata appena venduta ed è passata proprio qualche settimana fa al palazzinaro ceco (originario cioè di Praga) Radovan Vitek. Il quale, quindi, è oggi il nuovo ‘l’interlocutore’ sia del Campidoglio che della Roma Calcio dei Friedkin.
Negli ultimi mesi prima la Roma Calcio e poi il Campidoglio hanno sonoramente sbattuto la porta in faccia a Parnasi e alla sua Eurnova, accusandoli di non aver rispettato gli accordi e di essere totalmente inaffidabili sotto il profilo finanziario.
Reciteranno lo stesso copione, adesso, con Vitek?
Il quale, poi, avrà ancora l’intenzione di realizzare lo stadio su quei terreni a Tor di Valle? Oppure di fare altri business, vedi alla voce ‘centri commerciali’?
Originariamente quei terreni facevano capo alla ‘SAIS’ di Gaetano Papalia, l’ennesimo interprete della sceneggiata, il quale due anni fa saltò fuori come il cavolo a merenda denunciando Parnasi per il mancato pagamento integrale di quei terreni, avendo versato solo il 20 per cento circa dell’importo pattuito. Da qui un l’ennesimo contenzioso legale.
Ora, a quanto pare, Vitek avrebbe saldato anche le pendenze con Papalia.
Certo è che il neo padrone dei terreni, quindi Vitek, subentrato allo ‘screditato’ Parnasi, ora darà non poco filo da torcere alla Roma e al Comune di Roma: vorranno impelagarsi in un contenzioso lungo ed estenuante? O finirà all’italiana, o meglio alla romana, con una robusta transazione per levare il disturbo?
E quali saranno mai i protagonisti mattonari del futuro (o futuribile) progetto? Salteranno forse fuori dal cilindro i Caltagirone fino ad oggi mai invitati alla sceneggiata?
Tanto, come la giri e come la volti, saranno sempre i romani a pagare il conto.
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