19 giorni prima dello scoppio della pandemia in Cina, ossia il 12 dicembre 2019, il ‘National Institute of Allergy and Infectious Desease’, ossia il potente Istituto per le malattie infettive diretto a vita dal super virologo Anthony Fauci, invia a ‘Moderna’, l’azienda che arriverà poi seconda alle spalle di ‘Pfizer’ nella corsa mondiale al vaccino, un documento strettamente riservato.
In quel documento si parla di “candidati al vaccino contro il Corona Virus mRNA”. Ed in particolare ci si riferisce al trasferimento dei ‘candidati vaccini’ all’Università del North Carolina.
Sorge spontanea la domanda: aveva tra le mani la classica palla di vetro, la sfera di cristallo Fauci per ‘trattare’ di vaccino contro il covid-19 quasi tre settimane prima dello scoppio dell’epidemia in Cina?
IL DIVINATORIO DOCUMENTO
Il documento apre tutta una serie di scenari, fino ad oggi ancora poco esplorati, e fa luce sugli opachi rapporti intercorsi tra un organismo pubblico di tale importanza, il NIAD, posto a tutela della salute degli americani, e un’azienda privata, Moderna, solo da pochi anni sbocciata nel ricco mondo della ricerca scientifica a stelle e strisce e subito entrata nelle grazie – tanto per fare un solo nome – di Bill Gates, il filantropo-miliardario che da alcuni anni ha deciso di salvare l’umanità e per questo si divide tra l’impegno sul fronte dei vaccini e quello per fronteggiare i cambiamenti climatici.
Coniugando affari & disastri a destra e a manca.
Ma torniamo alle prodezze dell’altro Salvatore dell’umanità, Fauci. Sul cui capo, negli States, iniziano a piombare fulmini e saette. A cominciare da quando, un mese fa, ha preso il via la pubblicazione di molte imbarazzanti mail (ottenute dal ‘Washington Post’ sulla base del ‘Freedom of Information Act’) che la dicono lunga soprattutto sul ruolo giocato dal super virologo con il laboratorio di Wuhan, al centro dell’attenzione internazionale per le famigerate ricerche a botte di Covid & pipistrelli.
Stanno infatti emergendo, in tutta la loro portata, non solo i rapporti scientifici intercorsi tra il NIAD e il laboratorio di Wuhan, ma soprattutto gli ingenti finanziamenti dall’uno all’altro, transitati attraverso una fantomatica società, ‘EcoHealth Alliance’, che fa capo ad un più che controverso ricercatore americano, Peter Daszak. Del quale la Voce ha scritto più volte: basti qui rammentare il suo ruolo, come rappresentante Usa, all’interno della missione inviata ai primi di gennaio 2020 a Wuhan dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità.
Una missione ‘taroccata’, dalla quale ovviamente è stato partorito il classico topolino. Poteva mai una missione con una punta di diamante di nome Daszak documentare i più che opachi rapporti intercorsi tra il Niad e il laboratorio di Wuhan? Poteva mai ‘scoprire’ che il virus era ‘scappato’ dall’istituto non in mondo ‘naturale’ ma per via ‘artificiale’ come ha sempre sostenuto un del tutto inascoltato Luc Montagnier, il premio Nobel fatto passare per un folle?
Ora la ‘pista’ Montagnier viene ritenuta credibile, è in corso di preparazione una nuova missione (speriamo stavolta non farlocca) organizzata dall’OMS, gli Stati Uniti fanno almeno ‘finta’ di voler scoprire la verità: non fosse altro che per poter avere nelle mani una potente arma di ricatto nei confronti della Cina, con la quale il neo presidente Joe Biden ha deciso di ingaggiare una guerra fuori dai confini convenzionali (così come con l’altro nemico storico, la Russia).
DAL NIAD DI FAUCI AL NIH DI COLLINS
Ma torniamo a bomba. Ossia ai rapporti intercorsi tra Moderna e le alte sfere del potere sanitario statunitense. Abbiamo visto quelli con il NIAD griffato Fauci, passiamo adesso a quelli con un altro avamposto, ‘National Institutes of Health’- NIH (l’equivalente, ma molto più potente, del nostro ‘Istituto Superiore della Sanità’), diretti dal genetista Francis Collins (tra i due, va rammentato, una caterva di mail nei soli due mesi monitorati dal Washington Post, aprile e maggio 2020)
Dai documenti, risulta che a maggio 2019, quindi ben 7 mesi prima dell’inizio dell’epidemia in Cina, NIH e Moderna hanno stipulato un “accordo di collaborazione di ricerca per sviluppare candidati vaccini contro il coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV) e il virus Nipah”.
Il progetto si è concentrato sulla valutazione dei candidati in modelli animali. NIH ha firmato un emendamento al documento il 13 gennaio 2020, il giorno in cui l’Agenzia e Moderna hanno finalizzato la progettazione del loro nuovo vaccino contro il coronavirus.
In particolare, il documento di intesa tra NHI e Moderna precisa che la proprietà delle invenzioni nell’esecuzione del progetto di ricerca “seguirà l’inventariazione”, in conformità con le leggi degli Stati Uniti. Prevede che le invenzioni e le scoperte fatte dai ricercatori di entrambe le parte saranno di “proprietà congiunta”.
L’intesa – viene però notato da non pochi – presenta molte opacità e manca di trasparenza. “Non abbiamo la domanda di brevetto provvisoria – viene precisato – non sappiamo se il governo degli Stati Uniti continuerà a mantenere le sue domande di brevetto, nemmeno se gli accordi tra Moderna e NIH conterranno tutti i termini relativi alla loro collaborazione. Né sappiamo se esistono altre applicazioni che potrebbero coprire il vaccino e potenzialmente bloccare la produzione”.
Sostengono i critici dell’accordo: “Moderna ha beneficiato in modo significativo del sostegno federale. Il governo degli Stati Uniti ha fornito milioni di dollari a Moderna già nel 2013, per aiutarla a sviluppare la sua tecnologia a m-RNA. Il NIH nel frattempo stava anche sviluppando nuovi metodi per colpire le proteine spike del coronavirus. Quando il nuovo coronavirus è emerso a Wuhan, il NIH ha lavorato con Moderna per progettare e testare un vaccino. L’Autorità per lo sviluppo della ricerca biomedica degli Stati Uniti ha fornito a Moderna altri 483 milioni di dollari per sviluppare ulteriormente il vaccino e aumentare la produzione”.
Un conflitto d’interesse alto come le Torri Gemelle.
Ma nelle alte sfere del potere a stelle e strisce hanno preferito glissare.
E non vederlo.
QUEI BENEFATTORI DI BIG PHARMA
Il cahier de doleance non è certo finito qui. Ecco il tono delle accuse.
“Il NIH finanzia principalmente la ricerca esterna. Ma spesso inventa anche tecnologie scientifiche di base che vengono successivamente concesse in licenza e incorporate in farmaci che vengono venduti con enormi profitti. L’Agenzia raramente rivendica quote di proprietà e persegue diritti di brevetto”.
Ma con il coronavirus il quadro, a un certo punto, è parso cambiare. Ecco le parole del direttore del NIH, Francis Collins, nel corso di un’intervista all’‘Economic Club’: “Abbiamo un interesse particolare nella proprietà intellettuale per il vaccino contro il coronavirus di Moderna”.
Una svolta? O una finta?
Un altro super filantropo, Collins, che vede filantropi crescere e moltiplicarsi nell’universo industriale americano e soprattutto tra le beneamate aziende farmaceutiche, le star nel firmamento di Big Pharma.
“Parlando con le aziende – riflette il samaritano Collins – non sento nessuno di loro dire che questo vaccino sia un produttore di soldi. Penso che vogliano recuperare i loro costi e magari fare una piccola percentuale di aumento del profitto. Nessuno di loro vede questo come un modo per fare miliardi di dollari”.
Sorge spontanea la domanda: ci è o ci fa, Collins? Come fa a ricoprire una carica del genere – direttore dello strategico NIH – un tizio che non legge neanche i giornali? Sarebbe sufficiente navigare appena cinque minuti su internet per rendersi conto che solo nei primi sei mesi di produzione e vendita dei vaccini le aziende hanno cumulato profitti per circa 80 miliardi di dollari. E che puntano ad incrementarli – di molto – basandosi sull’aumento dei prezzi e, soprattutto, sui prelibatissimi ‘richiami’, che diventeranno prassi annuale.
Una vera cuccagna, senza fine.
Ma questo mister Collins, la nuova Alice nel paese delle meraviglie, non lo sa…
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