“Una mattina, mi son svegliato…”

Vuoi vedere che l’Italia della sinistra si va destando dal lungo torpore patologico del dopo Pci? Letta, con la sua aria di prof moderato, signorile, quasi timido, irrompe nel mare del silenzio che impedisce agli eredi di Berlinguer di dire qualcosa di sinistra e spara un missile ‘marxista’: chi ha molto dia, a chi ha poco o niente. Ovvero, l’un per cento delle ricchezze. Draghi nicchia e si levano voci di dissenso anche da quote del Pd (!!!). I dem a guida Letta ne ‘combinano però un’altra, che (bene!) provoca reazioni rabbiose della destra neofascista (Meloni) e dei centro-destristi. La festa del 25 Aprile, storica data della liberazione dal nazifascismo ha come colonna sonora l’inno di Mameli? Bene, perché non affiancargli ‘Bella ciao’, canto dei partigiani, eroici protagonisti dell’Italia democratica che ha cancellato il maledetto Ventennio?  La proposta è del Pd (condivisa da Leu, Italia Viva, parte dei 5Stelle e contestata, ovvio, dai neofascisti): “Non la scelta di una parte politica, ma il simbolo della lotta patriottica contro ogni forma di prevaricazione e di abuso di potere”. Il brano è da sempre associato al periodo della Resistenza e alla festa della Liberazione del 25 aprile, considerato espressione popolare dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica. La sua diffusione ha travalicato i confini nazionali, è condivisa dai movimenti popolari di tutto il mondo. Hanno adottato ‘Bella ciao’ le donne curde che combattono l’Isis, i giovani ambientalisti di Fridays for future, i pompieri inglesi, i cileni, i lavoratori napoletani della   Whirpool, i giovani di sinistra protagonisti delle rivolte mediorientali, del parco Gezi di Istanbul, artisti di tutto il mondo (tra gli altri Bregovic a Parigi), il coro femminile sloveno Kombinat, che canta le canzoni della resistenza nelle lingue originali: “Siamo unite nel canto e crediamo che la ribellione sia uno dei diritti umani fondamentali”. ‘Bella ciao’ diventa inno di libertà dalla Turchia a Hong Kong, a Parigi, Atene. Si accredita come la canzone che unifica le speranze e le attese della democrazia. Ha riacceso le emozioni che la resero colonna sonora della guerra partigiana al nazifascismo, è la canzone che unifica le speranze e le attese della democrazia, l’inno delle forze politiche costituenti antifasciste e repubblicane. Nella geografia della memoria ‘Bella ciao’ è il luogo della Resistenza condivisa, il ritmo della lotta antifascista che fu comunista, cattolica e azionista, come la Costituzione. L’hanno cantata Claudio Villa e Yves Montand, Gigliola Cinquetti, Francesco De Gregori e Giorgio Gaber. I leghisti al governo di alcune città del Nord hanno proibito di eseguirla il 25 aprile. Berlusconi tentò addirittura di abolire la festa della liberazione dal nazifascismo sostituendola con la festa della liberazione da tutte le dittature. Con la sua testa di megalomane ha pensato che “Forza Italia/ perché siamo tantissimi” fosse più nazionalpopolare di “È questo il fiore / del partigiano / morto per la libertà. Gli è andata proprio male. ‘Bella ciao’ è stata accennata in televisione da Michele Santoro dopo l’editto bulgaro dell’epurazione dalla Rai subita con Biagi e Luttazzi. In quell’Italia da dimenticare, la Rai tentò di proporre per la festa dei 150 anni dell’Unità la colonna sonora al festival di Sanremo che affiancava ‘Giovinezza’ a ‘Bella ciao’ spacciata per inno comunista, in assurda contrapposizione con l’apologia del fascismo, ma l’inno dei partigiani ha superato anche quell’oltraggio e ha conquistato il mondo, per prima l’Italia.


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