La banda colpisce ancora.
Il Tribunale federale svizzero di ultimo appello che decide sui destini sportivi ha emesso la sua sentenza: Alex Schwazer non parteciperà alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2021.
Ha cioè aderito alla richiesta arrivata all’unisono dai big boss dello sport: World Athletic (cioè l’ex IAAF), WADA, Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS). Tutti uniti nel sopruso, nel celebrare il trionfo della più clamorosa ingiustizia.
E chissenefrega se un tribunale italiano, per la precisione quello di Bolzano, ha scagionato Schwazer da ogni accusa di doping, ribaltando il tavolo e accusando senza mezzi termini WADA e IAAF nientemeno che di frode processuale, falso ideologico e diffamazione.
Chissenefrega se quelli che hanno taroccato le prove (i famigerati campioni di urina) sono stati inchiodati alle loro responsabilità, presi con le mani nel sacco grazie a una ricostruzione dei fatti (o meglio, dei misfatti) operata in cinque anni di minuzioso lavoro investigativo dal gip di Bolzano Walter Pelino.
E chissenefrega se il prossimo passo dovrà essere la formale incriminazione di WADA e IAAF che da accusatori, adesso, si ritrovano accusati di pesantissimi reati, dei quali prima o poi dovranno rispondere.
Ma di tutto ciò la giustizia sportiva se ne frega. Ha le sue leggi autonome, fatte in casa, le sue norme e chi solo osa mettere in discussione questo castello di finzioni & illegalità, ‘muore’. Esce dal circuito ‘sportivo’, viene totalmente delegittimato.
Come è successo a Schwazer, colpevole di lesa maestà, reo di voler alzare gli altarini, denunciare le combine e far sapere all’opinione pubblica internazionale cosa combinano, in realtà i vertici di quelle autorità che dovrebbero garantire trasparenza, legalità, pulizia ed invece fanno letteralmente il contrario.
Vediamo rapidamente le news.
La sentenza del Tribunale federale di Losanna è dell’11 maggio e l’ha firmata il suo presidente, Christina Kiss. Con essa viene bocciata la richiesta avanzata da Alex di una sospensione della squalifica inflittagli quasi cinque anni fa, ad agosto 2016, dallo stesso Tribunale.
Come giustifica tale palese assurdità, alla luce della sentenza di Bolzano, la toga elvetica? La Kiss scrive che Wada, World Athletic e Tas hanno proposto di respingere la domanda di misure d’urgenza. Punto. E così il solerte giudice stabilisce che “l’istanza di conferimento dell’effetto sospensivo e di adozione di altre misure cautelari nella domanda di revisione è respinta”.
Quindi, quanto Alex chiedeva con tutte le ragioni del mondo viene rispedito al mittente per il solo motivo che a chiederne la bocciatura sono state le tre autorità (sic) sportive, i tre moloch che rispondono al nome di Wada, Tas e l’exIaaf.
Ai confini della realtà.
Allibito, ma non troppo, il preparatore atletico di Alex, Sandro Donati, una vita dedicata per la lotta al doping nell’atletica.
Ecco il suo j’accuse: “Ho descritto più volte questa cittadella di Losanna che governa tutta la giustizia sportiva internazionale. C’è il Cio, la Wada, il Tas e il Tribunale di ultimo appello. Cosa manca? Solo un addetto alla ghigliottina. Sconfitto o deluso? Abbiamo corrisposto al desiderio di Alex di provare e provare per salvare questa Olimpiade, sia io che l’avvocato in tutti i modi gli abbiamo detto che non avremmo fatto questo passo, avrei terminato con la vittoria al tribunale di Bolzano dopo una vera indagine di 4 anni e mezzo e non con queste cose che sono delle simulazioni di indagine. Avevamo anche sconsigliato Alex di andare al Tas nell’agosto del 2016. Perché il sistema della giustizia sportiva è chiaro. Abbiamo cercato di aiutarlo e di corrispondere questo suo desiderio. Ma, come si dice, contro la forza ragion non vale”.
E ancora: “Il lato positivo sarebbe quello che attraverso questa vicenda si capisca che questo potere della giustizia sportiva è incontrollato e incontrollabile. E’ autoreferenziale e questa non è giustizia. Se li hai come avversari, sei spacciato. Si è cercato di ridicolizzare il giudice di Bolzano. Abbiamo saputo tutto questo tramite i siti, sapere di questa decisione del Tribunale federale svizzero in questo modo la considero una umiliazione definitiva”.
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