A ciascuno il suo (Stato)

Si gira strumentalmente attorno alla storica e forse millenaria idiosincrasia politica, etnica, religiosa, che da un secolo a questa parte ha reso la guerra, senza dichiarazione preventiva, tremendamente sanguinaria, feroce e disumana per orrende estremizzazioni. Gli uni contro gli altri armati, sassi contro carri armati, Israele e Palestina esemplificano il conflitto tra bene e male, la lotta impari tra giganti e il loro contrario, la derelitta comunità islamica e Israele, che ha come partner politico-militarie le potenze occidentali, prima fra tutte l’America, che in una certa misura dipende dal potere finanziario degli ebrei e per affinità elettiva, ovvero per storica alleanza-subordinazione, anche l’arcipelago di Paesi occidentali come l’Italia.  Il diritto legittimo di Israele a governare uno Stato competitivo, in grado di contenere il popolo ebraico, ha però debordato dal progetto di una terra dove affermare origini e storia del popolo vittima della shoa, di un’immane tragedia e in generale di odioso discrimine e ha replicato all’inverso il torto cosmico subìto. Vittima dell’espansionismo israeliano e di odio razziale, la Palestina si vede negare il diritto fondamentale di essere a sua volta Stato. Consentirlo è l’unico strumento per mettere fine alla tragedia del permanente focolaio bellico, al numero intollerabile di vittime civili, di devastanti incursioni aeree, invasioni da terra con un impressionante potenziale di uomini e mezzi. In risposta una pioggia di missili e attentati. È certo: questo inestricabile ‘caso’ geopolitico non conoscerà soluzioni fino a quando le istituzioni deputate a governare il mondo non decideranno di ristabilire la parità di diritti, per normalizzare quella tormentata area della Terra. Un determinante ostacolo è senza dubbio la presenza ai vertici istituzionali di Israele di personaggi della destra nazionalista, aggressiva, sovranista e in particolare del premier Natanyahu, uomo della destra, pluri indagato per corruzione, di cui il popolo ebraico non riesce a liberarsi, falco di feroce aggressività, mandante di stragi di palestinesi, espansionista seriale in danno del popolo arabo confinato nella striscia di Gaza e minacciato di perdere altro territorio. La sacrosanta campagna mondiale contro l’antisemitismo, si sposa purtroppo con il non rispettare i diritti del popolo ebraico e nega al popolo palestinese di essere riconosciuto come Stato, la legittima rivendicazione del proprio territorio. Incomprensibile, ma insieme intuibile è il perché dell’inerzia delle Nazioni Unite e di Paesi potenzialmente in grado di imporre la pace in Medio Oriente, che rispettano gli accordi internazionali e assistono passivamene alle fasi calde del conflitto, o peggio che sposano a senso unico la causa israeliana. Un esempio estremo della scelta di campo è l’ok all’arsenale di armi nucleari consentito a Tel Aviv e il veto a ‘pareggiare’ il conto imposto ai Paesi arabi, nonché il tacito placet, che consente al popolo ebreo il continuo espandersi, sostenuto da blitz militari, l’esproprio violento di territori e case dei palestinesi.

 


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento