“SISTEMA WADA – SECONDA PARTE / I GALANTUOMI DEI FALSI E DELLE FRODI PROCESSUALI

Quando una querela si trasforma in un autentico boomerang. Quando una montagna di accuse per diffamazione erutta proprio contro chi, quelle accuse, le ha montate ad arte. Per discreditare e delegittimare chi vuol solo fare chiarezza su un ‘caso’, con l’unico strumento che ha a disposizione: il giornalismo d’inchiesta, fatto di carte, documenti & riscontri.

Succede con il giallo che ha coinvolto Alex Schwazer, finito in un tritacarne giudiziario (e anche mediatico) dal quale è uscito solo due mesi fa, quando il gip del tribunale di Bolzano, Walter Pelino, lo ha scagionato da ogni accusa e, addirittura, ha tirato pesantemente in ballo le responsabilità dei suoi grandi accusatori, WADA e IAAF, rispettivamente l’Associazione internazionale antidoping e la Federazione internazionale di atletica.

La Voce ha cominciato a scrivere del caso, o meglio del ‘plot’, del complotto, a partire dalla fine del 2016 e per tutto il 2017, come abbiamo illustrato nella lunga inchiesta di ieri, 21 marzo.

 

 

Qui e in apertura due immagini di Alex Schwazer al tribunale di Bolzano

 

 

Pochi mesi dopo il carrarmato della WADA ci ha investiti in pieno, dispiegando la sua artiglieria pesante, vale a dire uno dei più potenti studi legali di Lugano. Una querela che tira in ballo tutti i 19 articoli e inchieste scritte nel corso di un anno, tacciati di falsità, superficialità e quanto di peggio può esistere nel mondo della diffamazione. Avremmo, noi, inventati tutto di sana pianta, al solo scopo di danneggiare e infangare l’onore e la reputazione di una grande Agenzia internazionale, fondata al solo scopo di difendere gli atleti dalla piaga chiamata doping.

La Voce, in realtà, ha avuto un grande, gradissimo torto, si è macchiata di una colpa difficilmente cancellabile: ha cioè scritto, con oltre 3 (tre) anni di anticipo, quello che solo parecchio dopo, a febbraio 2021, è emerso in modo clamoroso attraverso la poderosa ordinanza firmata dal gip del tribunale di Bolzano, Walter Pelino: che mette a nudo, una per una, tutte le responsabilità di IAAF e, soprattutto WADA, nel ‘plot’, accusandole senza mezzi termini di reati gravissimi, che vanno dalla frode processuale al falso ideologico (per tre fattispecie) fino alla diffamazione. Reati per i quali i due colossi dovranno rispondere davanti alla magistratura e, soprattutto, davanti agli atleti, a tutti gli sportivi, all’opinione pubblica.

Quella opinione pubblica che, nel corso di questi lunghi anni di calvario per Alex Schwazer, è stata accuratamente ‘disinformata’ (tranne poche eccezioni) tanto per sbattere il ‘mostro’ (Alex) in prima pagina e genuflettersi meglio davanti ai due moloch.

Di seguito, potete leggere una lunga disamina – da noi commentata, punto per punto, accusa per accusa – della querela di WADA. In questo mondo vi potrete fare un’idea precisa di quanto accaduto.

 

 WADA CONTRO VOCE, PAGINA PER PAGINA

Pagina 1 – Nelle prime due pagine – ma poi il ritornello verrà spesso ripetuto – WADA si autocelebra come regina mondiale dell’antidoping, che ha nel suo codice genetico e nel suo statuto la lotta al doping.

Peccato che il gip Pelino, nella sua ordinanza, abbia letteralmente smascherato questa finzione, sottolineando proprio il contrasto tra scopi istituzionali e comportamenti messi in campo da WADA.

Pagina 2 – Proprio “la definizione dell’oggetto e dello scopo sociale di WADA è funzionale alla comprensione della gravità dell’offesa subita per via delle condotte diffamatorie poste in essere dal gennaio 2017 tramite il sito internet ‘La Voce delle Voci’”.

La prima accusa, quindi, si smonta proprio perché sono stati i vertici di WADA – come documenta l’ordinanza – a tradire la loro mission e gli scopi sociali che si erano prefissati.

Attaccano la Voce, poi, per la cessazione delle pubblicazioni a seguito di una condanna per diffamazione. La vicenda è stata da noi più volte illustrata (e denunciata).

Pagina 3 – I legali di WADA denunciano “una pesante campagna diffamatoria” e ricostruiscono per sommi capi il caso Schwazer: ma si tratta, ovviamente, della loro distorta visione, come illustra con dovizia di particolari l’ordinanza Pelino.

Pagina 4 – Scrive WADA: “Da subito Alex Schwazer si difendeva dalle accuse, sostenendo di essere vittima di un complotto ordito da non meglio precisati soggetti appartenenti al mondo dell’atletica leggera che sarebbero stati spinti da un sentimento di rivalsa nei confronti suoi e del suo nuovo allenatore e mentore Sandro Donati”.

Fanno un’ironia non poco a sproposito, i legali di WADA, visto che si tratta della pura realtà dei fatti. Proprio come viene dettagliata da gip Pelino.

Hanno la faccia di bronzo, addirittura, di ironizzare sulle accuse di manipolazioni formulate da Schwazer: anch’esse, tanto per cambiare, ampiamente confermate dal gip di Bolzano.

Sandro Donati

Non basta. Perché l’ironia travalica ogni limite quando viene scritto che “i legali del sig. Schwazer ipotizzavano la fattispecie di reato di ‘frode in competizione sportiva’, ‘frode processuale’ ed alcuni reati di falso”.

Proprio le accuse formulate adesso dal gip Pelino (frode processuale, falso ideologico per tre fattispecie e diffamazione) e che stanno alla base del possibile, prossimo rinvio a giudizio dei vertici di WADA e IAAF!

Pagina 5 – Si parla della perizia del laboratorio di Colonia, che fa parte del circuito WADA. Un tema passato ai raggi x dal gip Pelino.

Osano scrivere i legali di WADA: “Alla base delle accuse infamanti subite da WADA per mano de La Voce delle Voci vi è, tra le altre, l’insinuazione che il laboratorio di Colonia sia asservito alla Fondazione e dunque le sue scelte siano espressione della volontà di WADA”.

Non asservito, ma asservitissimo. Come la Voce scrive, ribadisce e soprattutto conferma con una montagna di prove il gip Pelino.

 

IL BUON NOME E L’ONORE DI WADA

PAGINA 6 – Lorsignori ora passano ai “Fatti”. E premettono che si tratta di articoli e inchieste (19 quelli tirati in ballo) contenenti “accuse false e ben circostanziate, gravemente lesive del buon nome e della reputazione di WADA”.

Va subito sottolineato che la fabbrica del FALSO in serie si chiama WADA, come documenta in modo inoppugnabile il gip Pelino nella sua ordinanza.

Così come WADA ha sempre accusato di ‘falso’ Schwazer, ora WADA accusa di ‘falso’ la Voce. Ogni “uom dal proprio cuor l’altrui misura”, dicevano i saggi. Ma qui si tratta di una precisa strategia legale, costruita scientemente a tavolino, volta a delegittimare l’avversario con accuse false (e provenienti da chi, invece, quei falsi li produce ritualmente in serie).

Pagina 7 – “In un crescendo di offese gratuite e prive di alcun fondamento – viene scritto – tali articoli accusano WADA, nell’ordine: (punto numero uno, ndr) di aver partecipato ad un complotto ai danni di Alex Schwazer, finalizzato a non consentire all’atleta di partecipare alle Olimpiadi del 2016”.

Lo abbiamo fatto, e rivendichiamo quelle inchieste e quegli articoli che, con largo anticipo, denunciavano il ‘plot’, il complotto, come ora emerge in tutta la sua gravità delle pagine dell’ordinanza Pelino. Non modificheremmo, oggi, neanche una virgola di quanto abbiamo scritto soprattutto in quel 2017 e poi negli anni seguenti.

Proseguono le accuse di WADA contro la Voce. Come punto numero 2, veniamo accusati di aver accusato WADA (scusate il bisticcio) “di aver ostacolato e di ostacolare tutt’ora l’accertamento dell’esistenza di tale presunto complotto”.

Verissimo. La nostra accusa, oggi, è più forte che mai, dopo quanto ha potuto accertare con mezzi di cui non potevamo certo disporre noi, giornalisti d’inchiesta, il gip del tribunale di Bolzano, che inchioda i vertici di WADA come primi autori del ‘plot’, il complotto, come viene espressamente definito nell’ordinanza.

Sempre a pagina 7, i legali di WADA riportano i passaggi di un’inchiesta, nella quale scrivevamo, tra l’altro, che “WADA, invece di vigilare, copre depista e lucra”.

Lo confermiamo pienamente oggi, a distanza di quattro anni, forti dell’amplissimo materiale probatorio raccolto dal gip di Bolzano ed esplicitato in modo estremamente chiaro nella sua ponderosa e poderosa ordinanza.

Si tratta ovviamente di accuse false”, scrivono nella loro querela i legali di WADA a proposito della ricostruzione effettuata dalla Voce. Da quale pulpito viene la predica! Proprio dai super esperti di falsi e tarocchi!!

Pagina 8 – Insistono sul tema, i legali del colosso antidoping (sic), quando mettono nero su bianco: “In sintesi, WADA è descritta dal signor Cinquegrani come un soggetto che, pur essendo a conoscenza di un sistema volto a favorire l’uso del doping nello sport, lo benedirebbe, venendo intenzionalmente meno ai propri principi morali e statutari e favorendo gli atleti russi, statunitensi e britannici nel ricorso a pratiche illecite”.

Lo dicono con ironia, lorsignori, ma colgono perfettamente nel segno. E la Voce ribadisce, con ancora maggior forza, quelle accuse. Sì, WADA ‘benedice’ quel sistema di corruttele e di doping di Stato, e viene scientemente meno ai suoi ‘compiti morali e statutari’. Proprio per quella così ‘alta posta in gioco’ cui fa più volte espresso riferimento Pelino.

Sempre a pagina 8, veniamo accusati di voler ingenerare nel lettore “il sospetto di una cooperazione tra WADA e IAAF in un presunto depistaggio finalizzato ad impedire l’accertamento della manomissione dei test biologici dell’atleta il 1.1.2016”.

Lo confermiamo, quel sospetto, che adesso si fa anche certezza, visto quanto è riuscito a dimostrare – documenti e perizie alla mano – il gip di Bolzano, che nella sua conclusione, al primo punto, così scrive: “Per le ragioni sopra esposte, il Gip, alla luce di quanto dettagliatamente argomentato, ritiene accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer il 1.1.2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati”.

Più chiari di così!

Continua WADA, sempre a pagina 8 della sua querela contro la Voce. “L’articolo afferma che, al pari della IAAF, WADA avrebbe tentato di ostacolare la perizia, chiedendo di svolgerla all’interno del laboratorio di Colonia, da sé ‘controllato’”.

E’ successo proprio così, lo confermiamo. E lo conferma – con dovizia di dettagli – il gip di Bolzano.

Ma non basta. Insiste WADA: “Ciò che sottintende il giornalista, infatti, è che l’interesse di WADA a far compiere gli esami presso laboratori ‘propri’ sarebbe una scelta funzionale all’insabbiamento della vicenda”.

Stra-confermiamo anche tale circostanza. E a corroborare le nostre affermazioni ci sono le parole del gip: “Solo la consegna del secondo campione ad un laboratorio terzo, del tutto indipendente dal circuito WADA potrà effettivamente impedire, in futuro, che fatti simili tornino a verificarsi”. Ed aggiunge: “Nell’odierno sistema WADA e IAAF operano in maniera totalmente autoreferenziale e il presente procedimento ha eloquentemente dimostrato come esse non tollerino affatto controlli dall’esterno ed anzi siano pronte a tutto pur di impedirlo, al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali”.

Di nuovo: più chiari di così!

PAGINA 9 – Uno dei top (dell’ipocrisia e non solo) è raggiunto quando viene scritto: “E’ poi solo il caso di ricordare, sempre sul punto, che non esiste alcun rapporto di interdipendenza tra WADA e i laboratori da questa accreditati, compreso quello di Colonia”.

Niente di più falso: perché il laboratorio di Colonia fa parte del cosiddetto ‘circuito WADA’, ossia dei laboratori ‘accreditati’ da WADA e quindi ritenuti di stretta osservanza, di estrema fiducia.

Viene poi aggiunto: “La falsa immagine che di WADA viene offerta al lettore è quella di un ente corrotto e corruttore che avrebbe complottato con altre entità per accusare falsamente di doping il signor Schwazer, nascondendo, invece, gli illeciti commessi di altri atleti”.

Giampiero Lago

Va detto: i legali di WADA riescono a rendere perfettamente i concetti e il senso di quanto la Voceha scritto. WADA, infatti, ha ‘complottato’ (le virgolette sono solo per riferirsi ai termini usati dalla controparte, perché di vero complotto si tratta), lo ha fatto in combutta con altre entità (IAAF e il laboratorio di Colonia) per ‘accusare falsamente di doping il signor Schwazer’. Perfetto: è successo proprio questo. Come documentano le decine e decine di pagine dell’ordinanza firmata da Pelino.

Non è finita. Perché viene poi scritto che “il giornalista afferma nuovamente che WADA avrebbe ‘vivacemente contestato’ la scelta di fare eseguire la perizia presso il comando dei RIS di Parma, luogo prescelto dal Gip di Bolzano”.

E’ proprio così. Lo dicono i fatti, le carte, tutte le circostanze. Lo dettaglia Pelino. Lo conferma “l’acredine” mostrata lungo tutto l’iter peritale da uno dei tre ‘consulenti’ di WADA, Vincenzo Pascali, nei confronti del colonnello Giampiero Lago, il comandante del RIS che ha firmato la perizia affidatagli dal tribunale di Bolzano.

 

FALSITA’ E MANIPOLAZIONI

PAGINA 10 – Un altro top viene raggiunto quando i legali di WADA precisano: “Ad ulteriore conferma della tesi complottista seguita dal blog, l’articolista afferma che WADA sarebbe entrata nel panico, per gli esiti che potranno scaturire dagli esami (ndr, del DNA)”.

Basti ricordare, a tal riguardo, quanto scrive Pelino a pagina 46 della sua ordinanza: “Quando, nell’ambito delle analisi sul DNA, è emerso il dato relativo alla concentrazione, WADA, che evidentemente ne aveva ben compreso la pericolosità, ha cercato subito di correre ai ripari e lo ha fatto con la strategia che ha caratterizzato la sua difesa durante tutto l’incidente probatorio, cioè violando il contraddittorio”.

Continuano i legali WADA: “In altri termini, WADA, insieme a IAAF, starebbe tentando in ogni modo di ostacolare le indagini tecniche in corso poiché preoccupata del loro possibile esito. Ciò presupponendo sempre la falsità delle accuse di doping rivolte all’atleta e la manipolazione dei suoi dati biologici ad opera di IAAF e WADA”.

Perfetto. Una ricostruzione davvero precisa e puntuale, quella appena effettuata dal team WADA e attribuita alla Voce come oltraggiosa della loro adamantina reputazione.

Tutto vero, come oro colato. WADA e IAAF hanno “ostacolato le indagini tecniche”, proprio “perché molto preoccupate del loro possibile esito”. E ciò – esatto – presupponendo la “FALSITA’ delle accuse di doping e la MANIPOLAZIONE dei suoi dati biologici ad opera di IAAF e WADA”.

Hanno la faccia di bronzo (il gip la chiama più urbanamente “impudenza”) di fare anche dell’ironia, lorsignori, i ‘galantuomini’ ricordati da Cicerone.

PAGINA 11 – Si parla di IAAF e WADA che “chiudono regolarmente gli occhi”. E poi si riprende il consueto leit motiv, puntando l’indice contro un nostro articolo del 2 marzo 2017: “WADA, l’agenzia internazionale per il doping, che fa finta di controllare e vigilare ed invece è spesso e volentieri collusa con chi truffa a botte di doping”. La stessa circostanza è ripetuta anche nella pagina seguente (la numero 12).

Spiacenti: è l’esatta fotografia delle realtà.

 

METODI MAFIOSI

PAGINA 13 – Ed ancora una volta, scrivono i legali di WADA: “Anche in questo caso, la Fondazione viene accusata di concorrere con la IAAF nel tentativo di depistare le indagini italiane circa l’assunzione di doping da parte del sig. Schwazer”. La solita solfa.

Sempre a pagina 13, i signori della Fondazione antidoping sostengono che “la campagna diffamatoria ha assunto contorni ancor più gravi, oltrepassando ogni limite con la pubblicazione di due nuovi articoli, in cui WADA viene esplicitamente accusata di aver gestito ‘in modo mafioso’ le procedure di analisi dei campioni biologici di Alex Schwazer”.

Proprio quanto è successo: se non sono “metodi mafiosi” quelli che portano a manomettere prove e provette, taroccare i test, organizzare frodi processuali, imbandire falsi ideologici d’ogni sorta, diffamare eminenti periti come il colonnello Lago, dove stanno, allora, i veri metodi mafiosi? Sono proprio questi – lo ribadiamo a chiare lettere – e sono tanto più gravi perché orditi da colletti bianchi, quei ‘gentiluomini’ di ciceroniana memoria.

E proprio a pagina 13 si comincia a trattare il caso delle e-mail sottratte alla IAAF.

“Non vi è nessun’altra comunicazione che coinvolga, direttamente o indirettamente, membri o rappresentanti della WADA”, scrivono i suoi legali.

Allora come mai – sottolinea Pelino nella sua ordinanza – proprio da WADA sono arrivate le bordate più pesanti contro quella sottrazione di e-mail, assai più rispetto a chi era stato direttamente colpito, come la IAAF? La prova lampante che il contenuto (autentico) di quelle e-mail preoccupava molto i vertici della Fondazione antidoping: perché contribuiva a svelare il ‘plot’.

Pagina 14 – Si prende a spunto, stavolta, un articolo del 4 luglio 2017, basato proprio sull’affaire delle e-mail. “Già il titolo spiega la portata diffamatoria dell’articolo. Il lettore, infatti, è portato a credere che in quelle mail vi sia la prova del complotto organizzato ai danni di Alex Schwazer da IAAF e WADA. Cosa che, si ribadisce, non è”.

Ed invece, purtroppo, E’. Ed in modo manifesto. Ma non si tratta della sola prova del complotto: quanto di una delle tante. Quelle tante che è possibile trovare lunga la più che istruttiva lettura dell’ordinanza Pelino.

WADA è nuovamente accusata di voler ostacolare le indagini di Bolzano”, lamentano i suoi legali. Ed è la pura, sacrosanta, certificata verità.

PAGINA 15 – Ora è il turno di un articolo del 17 luglio firmato da Paolo Spiga, uno pseudonimo utilizzato da Andrea Cinquegrani (e addirittura ‘identificato’ da WADA come un cittadino sardo: ai confini della realtà). Titolo dell’articolo: “Caso Schwazer / Da Colonia arriva il campione taroccato”, nel quale “si afferma apoditticamente – scrive WADA – che il campione giunto al RIS di Parma sarebbe appunto ‘taroccato’ e che tale circostanza sarebbe stata accolta da WADA e IAAF ben contente di tutto l’andamento ‘mafioso’ delle procedure”.

Ancora una volta colgono nel segno, gli strenui difensori degli atleti dalla piaga del doping. Quel campione è stato taroccato, senza più alcun bisogno di virgolettare il termine. E di taroccamento parla (anzi scrive) senza peli sulla lingua il gip di Bolzano.

Quanto all’andamento ‘mafioso’ delle procedure, vale il ragionamento fatto poco fa. E le virgolette, anche in questa circostanza, si possono tranquillamente eliminare.

 

I CASTELLI DI ACCUSE INFONDATE

PAGINA 16 – I legali WADA continuano a scrivere di ‘procedure mafiose’ e di ‘campione taroccato’. E ad un certo punto notano: “L’articolo accusa il laboratorio di Colonia di aver ‘preso in giro’ il Giudice di Bolzano, inviando al RIS di Parma un campione taroccato, nel tentativo di rendere vano l’accertamento disposto dal Gip”.

Ancora una volta: è successo proprio così. Come la Voce ha scritto a suo tempo e WADA riporta.

Ma il gip non chiama in causa, per la ‘presa in giro’, solo il laboratorio di Colonia, bensì direttamente anche WADA e IAAF!

Hanno poi l’impudenza di sostenere: “La falsa notizia che esce da questo castello di accuse infondate e omesse informazioni è che il laboratorio di Colonia starebbe con ogni mezzo, anche illecito, impedendo di accertare il complotto subito da Alex Schwazer”.

Perfetta ricostruzione, manca solo un dettaglio: il laboratorio di Colonia agisce su preciso imput (come dimostrano le e-mail e certo non solo) di WADA e IAAF.

Il gip Walter Pelino

A proposito di “castelli”, parlano da perfetti esperti della materia, i vertici di WADA. Basti leggere a pagina 70 dell’ordinanza Pelino: “Alla luce di tutto questo, appare più che evidente che siamo in presenza di un castello di carte costruito ad arte per ingannare. Prima si è cercato di impedire la perizia sul campione B, poi si è cercato di consegnare una provetta diversa, quindi di inficiare i risultati della perizia e non si è esitato di ricorrere a dichiarazioni false, a dati falsi o artatamente presentati, e ad artifizi per trarre in inganno il giudicante: cioè a vere e proprie frodi processuali”.

A questo punto: chi è che costruisce “castelli”, la Voce o WADA? Chi è che fabbrica catene di “falsi”, la Voce o WADA? Chi è che tarocca le notizie, la Voce o WADA? Chi è che artatamente presenta dati fasulli, la Voce o WADA?

Pagina 17 – Si comincia subito con una boutade già scritta, a proposito delle ricostruzioni effettuate dalla Voce: “Questa falsa ricostruzione dei fatti, unita al continuo suggestivo riferimento a inesistenti interdipendenze tra WADA e il laboratorio (mediante inesistenti affiliazioni), induce a ritenere che WADA possa essere la regia dietro al complotto”.

Proprio così, signori. In combutta con la IAAF e sulla pelle di chi osa controllare, ficcare il naso o addirittura denunciare: come ha fatto il coraggioso teste Schwazer nel procedimento a carico dei medici con la maglietta della Federazione di atletica e come ha cercato di fare la Voce con le sue contro-inchieste.

Sempre a pagina 17 si torna sulle terminologie mafiose. Una diminutio per WADA, questa volta. Perché l’articolo contestato parla di “IAAF, descritta come una vera e propria piovra mafiosa. I cui tentacoli riescono a condizionare le azioni della WADA, l’organismo che sulla carta dovrebbe contrastare l’uso del doping nell’atletica”.

Sembrano, pari pari, le doglienze espresse da WADA per la vicenda delle e-mail e brillantemente spiegata dal gip nella sua ordinanza: allora, come ora, è WADA a lamentarsi per qualcosa di cui il diretto interessato, IAAF, non fa. Del resto, sorge spontanea la domanda: come mai WADA si è mossa come un carrarmato contro la Voce mentre IAAF non ha mosso un dito? Eppure, in tutti gli articoli e le inchieste i due mostri sacri vengono tirati in ballo (quasi) sempre in coppia!

PAGINA 19 – Si torna a parlare della “presunta congiura ai danni di Schwazer”. “In particolare, secondo l’articolista, tale congiura sarebbe la vendetta, voluta dalla IAAF, per rispondere alle dichiarazioni accusatorie rese dall’atleta – nell’ambito del processo celebrato a suo carico in occasione della prima vicenda doping, del 2012 – nei confronti di un medico della stessa IAAF, il dott. Giuseppe Fischetto”.

Sbagliano soprattutto la data e la circostanza, i legali di WADA. Basta andare a leggere (pagina 82) l’incipit del giallo Schwazer come descritto da Pelino nella sua ordinanza: “La Difesa Schwazer ha dedotto, sin dall’inizio, che la decisione di effettuare il controllo a sorpresa era partita il 16 dicembre 2015, cioè, guarda caso, il giorno in cui Alex Schwazer aveva testimoniato contro i medici della federazione di atletica, Fiorella e Fischetto, che avrebbero spinto gli atleti a doparsi. Doping di Stato, dunque, e una testimonianza pericolosa che non solo veniva dall’interno di quel mondo, ma anche da un atleta che aveva scelto come proprio allenatore il paladino dell’antidoping: Sandro Donati. Colpire Schwazer significava, dunque, neutralizzare quella pericolosa testimonianza e, al tempo stesso, neutralizzare Sandro Donati, da quel momento allenatore di un dopato”.

Pagina 20 – Si torna ad affrontare il tema dell’invio parziale del campione di urina dal laboratorio di Colonia al RIS di Parma. “Obiettivo del sig. Spiga sembra quello di screditare il provvedimento giudiziario tedesco che ha imposto l’invio parziale dei campioni biologici e le tesi dei consulenti tecnici del laboratorio di Colonia, della IAAF e della WADA, che sul punto sono concordi nel ritenere che il campione parziale inviato sarebbe sufficiente per l’esecuzione degli accertamenti peritali richiesti dal Gip di Bolzano”. Ebbene, secondo Spiga – inveiscono i legali di WADA – “il quantitativo di materiale biologico inviato al RIS non sarebbe sufficiente a svolgere le analisi”. E continuano: “Anche sul responsabile di quel ‘tarocco’, l’articolo non sembra concedere dubbi: ‘Proprio quei vertici IAAF, in combutta con quelli griffati WADA, che cercano di incastrare Schwazer, colpevole di lesa maestà per aver puntato i riflettori, già molti mesi fa, su quelle combine”.

Lo ribadiamo per l’ennesima volta. E’ questo il vero, autentico copione andato in scena per anni, e che ha trovato la sua apoteosi nel caso-Schwazer. Un copione, del resto, fedelmente ricostruito, scena per scena, dal gip di Bolzano.

Pagina 21 – Si prosegue con la litania: “Anche in questo caso, l’accusa è pertanto grave e circostanziata ed è quella, ‘in combutta con IAAF, di aver incastrato Schwazer, facendolo risultare falsamente positivo al doping e impedendo, poi, di far emergere tale presunto complotto”.

Lo ripetiamo fino allo sfinimento: le cose stanno proprio così.

Pagina 23 – Basandosi su un articolo del 1 ottobre 2017, così scrivono i legali di WADA: “L’oggetto dell’articolo è l’approssimarsi dell’udienza davanti al giudice di Colonia, chiamato a decidere se accogliere o meno la richiesta di rogatoria formulata dal Gip di Bolzano inerente l’invio in Italia della parte residua di campioni biologici dell’atleta, ancora custoditi presso il laboratorio di Colonia. Tale notizia è l’occasione per il sig. Paolo Spiga per ribadire le consuete, calunniose allusioni ad un ruolo attivo di WADA nel presunto complotto subito dall’atleta: ‘Dava molto fastidio, Alex Schwazer, per le sue denunce sul mondo del doping, sui finti controlli e soprattutto sulle complicità in seno sia alla IAAF che alla WADA”.

Non resta che ripetere per l’ennesima volta quanto già sostenuto: è proprio così. C’è stato un complotto ordito da WADA e IAAF per incastrare e delegittimare Schwazer, punto. La monumentale ordinanza del gip di Bolzano è tutta lì a dimostrarlo in pieno.

 

LE ACCUSE DELLA VOCE E L’ORDINANZA DEL GIP

Pagina 25 – Ancora una volta viene tirato in ballo l’invio in Italia dei campioni biologici da Colonia. Osserva WADA, riferendosi ad un articolo Voce del 16 ottobre 2017: “Anche nel riferire questa notizia, l’articolista non perde l’attimo per diffamare, con l’ennesima falsa informazione, il buon nome di WADA”. Si tratta delle già viste interferenze e condizionamenti esercitati da IAAF e WADAper la consegna dei campioni di Colonia al Gip e quindi al RIS.

Hanno la faccia tosta, lorsignori, di parlare di false informazioni, proprio loro, che di falsi nella vicenda Schwazer ne hanno costruiti a bizzeffe, fino a produrre falsi per coprire falsi precedenti. E osano parlare del loro ‘buon nome’: loro, i galantuomini…

Pagina 32Tra le principali accuse che vengono mosse alla Voce c’è quella di non aver rispettato la verità, la realtà dei fatti. Così sentenziano: “Tutti gli articoli in questione contengono una ricostruzione di fatti storici accaduti viziata dall’inserimento intenzionale di inesattezze tali da stravolgere completamente il significato di quanto accaduto”.

E, per fare un esempio fra tanti, pensosi osservano: “Si pensi al tema della perizia sul DNA dell’atleta”. Un tema che è stato affrontato in modo molto approfondito nell’ordinanza di Bolzano, la quale giunge a conclusioni diametralmente opposte rispetto a quelle dei legali di WADA.

Ma c’è soprattutto una cosa da sottolineare, di fronte alle farneticanti accuse lanciate da WADA: la verità dei fatti, la ricostruzione storica del caso effettuata quattro anni fa dalla Voce con le sue inchieste e i suoi articoli, guarda caso, combacia perfettamente, punto per punto, in modo impressionante con quella effettuata dal gip del tribunale di Bolzano.

Pagina 33 – Proseguono incessantemente nelle farneticazioni, i legali griffati WADA: “In questi termini, la specifica accusa di aver partecipato al complotto ordito ai danni di Schwazer non può certo considerarsi una notizia, dovendosi degradare a mera illazione priva di alcun fondamento, come tale gravemente diffamatoria”.

Inanellare tali e tante baggianate in poche righe è davvero da guinness dei primati!

Non è una notizia? Una notiziona! Soprattutto tenuto conto del totale livello di appiattimento di quasi tutti i media, irregimentati e scodinzolanti davanti ai padroni del vapore nel mondo sportivo, WADA e IAAF. E pronti a gettare la croce addosso al povero Schwazer, la vittima del super plot!

Mere illazioni? Supposizioni prive di ogni fondamento? E anche diffamatorie? Siamo davvero ai confini della realtà. Ma per rientrarvi si fa presto: basta scorrere – come abbiamo più volte sottolineato – le pagine dell’ordinanza Pelino che inchiodano i responsabili, i colletti bianchi, i galantuomini a quei pesantissimi reati dei quali prima o poi dovranno rispondere.

 

 

 

 IN ALLEGATO

la querela della WADA

WADA querela

 

 

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