Napoli è preda facile, catturata infinite volte da narratori, illustri e di scrittura approssimativa, banalmente superficiale, dal giornalismo d’inchiesta, da cineasti, dalla pletora dei cronisti di cronaca nera, da osservatori allineati sulla lunghezza d’onda del denigrare, spesso avvelenata da un mix di invidia, odio razziale e letture colpevolmente settoriali, insistite, del lato oscuro della città, di marginalità e degrado di cui non è esente nessuna grande città del mondo. Non mancano esempi recenti di pregiudiziale ostilità a diffusione nazionale, purtroppo ripresa oltre confine, statisticamente ben delineata dalla concentrazione geopolitica del monopolio editoriale che opera da Roma in su. Il giudizio si sostanzia con il supplemento di grane rammarico per libro e serie televisiva di ‘Gomorra’, nefasto biglietto da visita della città esportato di là dalle Alpi e dall’oceano e come non bastasse riproposto ora con le variazioni sul tema del regista Garrone, specialista della messa in scena di criminalità camorristica. Se alla generale lettura in negativo si associa anche una quota autoctona, ecco la motivazione del perché la Napoli di ‘Città segrete’ scritta e filmata da Augias, induce a delusione e parzialmente a rabbia, ma invita anche a confrontarla con il capolavoro televisivo di Alberto Angela, raffinato narratore di Partenope, in onda qualche tempo fa per Rai 1. Un lungo, immotivato capitolo del lavoro di Augias, appena a ridosso dell’esordio nella splendida Certosa di San Martino, si attarda a raccontare il via vai di Leopardi da e verso Napoli. Le meraviglie della cappella di San Severo, si stemperano nel poco lusinghiero culto di San Gennaro, letto come subcultura popolare, senza neppure cenno per il convincente e documentato scetticismo scientifico sul presunto miracolo. Estenuante, impropria, la scelta di corpose quote del programma riservate al mito del ‘Dio’ Maradona, alla camorra, alla città devastata dalla guerra, alla necessariamente sintetica una ricostruzione storica delle tante dominazioni, di ribellioni per fame, non ideologiche, culminate con la figura derisa di Masaniello. Capodimonte (e poco altro dell’immenso patrimonio culturale della città), pretesto per un film nel film protagonista Artemisia Gentileschi, le sue disavventure tra Napoli (“non si era trovata bene”), Firenze e Roma. La nascita e lo splendore del San Carlo, offuscati dalla figura in primo piano di un affarista, tenutario di bische, ambiguo ex machina del lirico opera di Ferdinando di Borbone. Insomma luci e ombre, chiaro e scuro, sacro e profano, fascino contraddittorio, città sospesa, vicoli, bassi e un’altra per il tributo dettagliato, legittimo, ma incompatibilmente esteso nel cuore del programma, a Moscati, medico santificato, di Moscati, una puntatina nei quartieri spagnoli territorio di prostitute, faccendieri e migranti. Poteva mancare il folclore di Pulcinella? Non è mancato, pretesto per la narrazione dei De Filippo, di ‘Miseria e Nobiltà’. Pioggia di bombe sulla città, terremoto (non quello dell’80), eruzione devastante del Vesuvio e invocazione a San Gennaro, ‘ascoltata’; tifo e colera. ‘En passant’ le 4 Giornate ma “più per rabbia popolana da fame che antifascismo!”. In sintesi l’elogio di Augias a Napoli: “Città più pulita di Roma” e come massimo riconoscimento “Napoli spediva i rifiuti in Germania, ora Roma se ne libera inviandoli a Napoli”.
Partenope nel bene, soprattutto nel male. Augias idem per questa discutibile puntata di ‘Città segrete’. Recensioni on line. ‘Il Mattino’: “La sagra dei luoghi comuni”. L’assessore del Comune Alessandra Clemente: “Delusa, non dà merito all’immensa storia culturale della città. Mi farò sentire”. ‘Napoli to day’: “Stereotipi offensivi”, eccetera, eccetera.
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