La video-lettera di Luciana

Mai accaduto, ma da ieri sera il mio nome mi piace. Perché, al femminile, veste alla perfezione la saggia, pedagogica satira, in chiave di comicità, della Littizzetto e la sua benedetta, permanente crociata contro soprusi, ingiustizie, discriminazioni, razzismo, comportamenti incivili, violenze di ogni genere. C’è in giro non poco perbenismo di casta, e convive tra società snob e ipocrisia, bizzochismo: storce il naso se la prima donna di ‘Che tempo che fa’ si concede un intercalare osé, spesso allusivo al sesso di maschi e femmine, specialmente esplicito nello ‘sputtanare’ (scusate è una licenza alla Littizzetto) politici e politicanti, cosiddetti onorevoli e acclarati disonorevoli. Quanti hanno l’ardire di far satira irruente, aggressiva, dissacrante e rischiare querele di ritorsione?  Ecco la ragione che mi convince a offrire lo spazio dell’articolo di oggi 12 aprile alla strepitosa lettera di Luciana, adeguatamente irriverente, contro tutti i ‘mentecat-caller e le molestie subite dalle donne in strada. L’ha resa pubblica ieri sera, nel format domenicale di Fabio Fazio. Questa è la pungente premessa: A chi dice che gli uomini non possono fare più i complimenti, dico che noi donne sappiamo ben distinguere chi fa un complimento, da chi dice volgarità”. La lettera: “Caro cretino, fischiatore solitario, smanettatore di ‘Valter’ (chiara allusione alla masturbazione di beceri esibizionisti, ndr), che mi gridi ‘ciao zoccola’ mentre in pantaloncini corro al parco, cosa pensi, ammesso che pensi, quale neurone ti fa credere che io risponda, ‘ma grazie, come sei carino, quasi quasi te la do’, cosa ti dice il cervello e quella palude di melma che sta nello spazio tra le tue orecchie, qual è la sinapsi che fa partire la tua lingua? Rendimi edotta grandissimo coscion, minchione a sonagli, catalizzatore di tutti i miei vaffan: cosa speri, che strizzando tra le mani quel poco che tieni tra i pantaloni io mi butti tra i tuoi piedi gridando’ sono tua, che…complimento di alta caratura, questo è l’uomo della mia vita’. Cretino di un cretino. Ma quanto devi essere disperato per comportarti così e poi chi te lo ha insegnato. Non credo tua madre e dubito fortemente tu l’abbia imparato sui libri…. Non dite ‘ma cosa sarà mai, ma quanto la fate lunga, è solo un complimento’. Io non passo il tempo in strada gridando (a un maschio, ndr)‘oh, bastano 100 euro?’ …Se hanno subito le nostre nonne e le nostre mamme chi se ne frega. Noi non lo vogliamo più, le nostre figlie non lo vogliono più…Io sono stanca di aver paura per colpa tua, sono stanca di essere in ansia se torno con l’ultimo treno…quindi per piacere, amico, la prossima volta che senti bisogno di urlare schifezze, fallo rivolto alla Luna e se non sai tener ferma la lingua lecca il muro”

Ecco: c’è tanta provocazione nella denuncia di Luciana, qualche espressione molto ‘forte’, ma anche rabbia e la coraggiosa spregiudicatezza del parlar chiaro alla stirpe di codardi molestatori.  


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