OPERE PUBBLICHE / PIU’ SCANDALOSO IL MOSE O IL METRO’ DI NAPOLI?

In un intervento sulle colonne dell’Espresso, il 5 aprile Massimo Cacciari si scaglia con veemenza contro il disastro annunciato del Mose di Venezia. Ecco le sue parole: “Occorre continuare a parlare del Mose poiché si tratta del più grande scandalo mondiale in tema di lavori pubblici nell’intera storia del secondo dopoguerra. E di una vergognosa devastazione di risorse del nostro Paese che dura ormai da un trentennio. La parte destinata a corruzione e tangenti, passata quasi in giudicato, è quella quantitativamente meno rilevante”.

Punta l’indice, soprattutto, verso “le deficienze complessive del progetto, sotto tutti i profili, che sono costate miliardi di euro e continueranno a costarli, se si vuole in qualche modo ‘salvare l’opera’, almeno nel senso che di quando in quando le paratoie possano sollevarsi”.

Un piccolo consiglio per Cacciari. Si informi di quanto sta succedendo a Napoli con la realizzazione della Linea 6 della metropolitana di Napoli, e poi aggiornerà la sua classifica: il podio per l’opera pubblica più scandalosa al mondo le spetta di diritto. Il Mose può seguire tranquillamente a ruota.

Partiamo dai tempi. E bisogna risalire all’aprile 1976, quindi a 45 anni suonati, per trovare la classica posa della prima pietra.

I costi totali sono ormai incalcolabili, vista lo stratosferico arco temporale che ha continuato a ingoiare ogni anno prima miliardi di lire, poi milioni di euro.

Bastano un paio di raffronti: 1 chilometro di metrò partenopeo costa il triplo di 1 chilometro di tunnel sotto la Manica, ‘leggermente’ più complesso sotto il profilo tecnico e completato in 7 anni. E il doppio del metrò a Roma, dove le preesistenze archeologici sono di almeno ugual portata.

Per non parlare dei progetti. All’inizio, per consentire lo start dei lavori, si sono serviti addirittura della tesi di un laureando in ingegneria. Per anni si è proceduto senza neanche la VIA, ossia la Valutazione di impatto ambientale ormai di prassi anche per realizzare una veranda.

L’impatto ambientale per realizzare la linea, non ancora ultimata, è stato devastante. Sventrato il centro storico, edifici storici lesionati, crollata (per fortuna senza morti) un’intera ala dell’antico Palazzo Guevara lungo la Riviera di Chiaia, problemi di stabilità al Teatro San Carlo, crollo di cornicioni alla Galleria Umberto (uno studente ucciso), a rischio crollo il tunnel della Vittoria per lo smottante e sovrastante Monte Echia (per anni a repentaglio la vita delle migliaia di automobilisti in transito quotidiano).

Per corruzione e mazzette non ci siamo fatti mancare niente: solo che la magistratura – fino ad oggi – ha chiuso gli occhi e non ha mai aperto un’inchiesta. E non ci siamo fatti mancare, fin dagli esordi nel ’76, neanche le ruspe della camorra, per la precisione quelle dei ‘ruspanti’ Casalesi (vedi al nome Michele Zagaria), impegnate nel movimento terra.

Se Cacciari vuol documentarsi a fondo, può leggere ‘la Metrocricca’, il dossier promosso dalle battagliere ‘Assise di palazzo Marigliano’ (costola del mitico ‘Istituto per gli Studi Filosofici’ fondato dall’avvocato Gerardo Marotta) e dalla Voce. Basta cliccare nella barra a fianco per entrare in una vera galleria degli orrori.

 

LEGGI

LA METROCRICCA

 


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