Letta vs Salvini: “Al fin della licenza, io tocco!”

Niente male il Machiavelli chiamato al capezzale dell’agonizzante eredità del comunismo italiano. Dialettica astuta, mossa intrigante sullo scacchiere, che per evidente stato di emergenza dell’Italia, propone la stramba ‘compatibilità’ tra incompatibili soggetti politici. È il primo round di una guerriglia probabilmente destinata alla replica di storici duelli del genere ‘zero feriti’ nelle vicinanze del rituale convento delle Carmelitane scalze, al fioco chiarore dell’alba. Letta, number one, che a sorpresa ha ricevuto il testimone della staffetta dal rinunciatario Zingaretti, vanta titoli accademici a profusione, percorsi pregressi di partito al top con incarichi istituzionali di prestigio e ha dalla sua parte anche l’atout di erede del dna ricevuto da politici dialetticamente abili, al tempo che fu del dominio democristiano. Il neo segretario del Nazareno, forse per smentire lo scetticismo del variegato pianeta Dem sull’efficacia di una signorile compostezza nei confronti del ‘nemico’, ha spinto Salvini sulla graticola e l’antagonista ne è uscito con ustioni da Pronto Soccorso. Le ‘professeur parisiene’ gli ha esternato apprezzamento (“è una buona notizia”) per il triplo salto mortale che, per ora sommessamente, lo ha ‘europeizzato’, con lo scoperto obiettivo di entrare dalla porta principale nel club del ‘tutti insieme appassionatamente’, di cui si circonda Draghi, per partecipare direttamente alla gestione dei miliardi Ue concessi all’Italia. Il ‘like’ di Letta (“sarei lieto se aderisse al partito popolare”), è arrivato al mento di Salvini come un potente gancio da ko. La finta di Letta di credere nella redenzione del socio solidale con beceri tiranni quali sono Putin, Orban, Erdogan, ha di colpo ghigliottinato l’impalcatura del sovranismo leghista, incavolato nero per l’effetto collaterale di servire un poker di assi alla destra neo fascista della Meloni, così delegata a rappresentare la destra in Italia e in Europa senza rivali.  Il povero, palesemente dimesso ‘carrocciaro’, è stato costretto ad arrampicarsi sugli specchi con il risultato di scivolare in basso, con un inverosimile dichiarazione di “europeismo e sovranismo che possono andare di pari passo”. Insomma, al primo assalto s’accende la luce che accredita la stoccata all’aggressivo segretario Dem, e moltiplica significativamente l’intenzione di impedire alla Lega, con decisi ‘no’, il doppio gioco di componente dell’esecutivo e di partito di opposizione. Un esempio probante è aver respinto al mittente la richiesta di ripristinare i decreti sicurezza anti migranti. Frasi da antologia di strategia e opportunismo della partitocrazia. Letta: “Mi piace la metamorfosi leghista”. Salvini: “Eliminate le discriminanti si può andare d’accordo”. Il problema è di chi ci crede.

Renzi, avanza nel buio del tunnel in cui procede con passo da masochista, e tesse orditi per evidente disposizione all’azzardo, con malcelate intenzioni di sodalizio con il peggio del mondo arabo immerso nell’oro nero. Mentre l’Italia lavora per l’unanimità operativa nella lotta al Covid, lui vola in Bahrein, di nuovo negli emirati, che violano i diritti umani, per assistere al Gran Premio di automobilismo, dove la presenza era condizionata dall’obbligo di avvenuta vaccinazione. Era vaccinato il fondatore di Italia Viva, che non riesce a superare il due virgola qualcosa nei sondaggi del gradimento? Se lo era, l’abuso è avvenuto in Italia, non gli spettava per questioni anagrafiche, o in Arabia (magari in un viaggio precedente nel Dubai) e in questo caso avrebbe emulato la deprecabile furbizia di chi non ha atteso il proprio turno e si è andato a vaccinare all’estero.


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