“Imputato… “Assente”

Una forma di ragionevole pietas è tra le doti di quanti condividono la solidarietà come ponte sociale con l’intera umanità e comprende l’augurio di buona salute per un uomo provato da molte insidie alla propria salute qual è Silvio Berlusconi, più volte costretto ad affidare malattie anche di una certa entità alle cure ospedaliere. Dunque lunga e sana vita al fondatore di Forza Italia, senza però assolvere con un colpo di spugna la lunga striscia di reati, che gli sono costati condanne, rinvii a giudizio e una serie di processi, incluso il Ruby ter, in pieno svolgimento. La cronaca racconta che il numero uno di Mediaset non vi parteciperà ‘in presenza’, (formula in auge tra le misure di sicurezza antiCovid, adattata per la circostanza). Lo comunica il suo legale e il motivo dell’assenza è il ricovero al solito San Raffaele, dove opera il medico personale Zangrillo: non meglio identificati ‘problemi di salute’… “Su cui non mi dilungherei”, precisa l’avvocato Cecconi (e perché, si dilunghi, saremmo interessati a conoscere il perché). La dichiarazione avviene in concomitanza con l’avvio di una nuova udienza del Ruby ter, processo in cui l’ex premier è accusato di corruzione in atti giudiziari, con altri e per esempio con le ‘olgettine’, chiamate a rispondere anche di falsa testimonianza, per aver intascato denaro e altri ‘regali’ al fine di tacere sulle serate ‘allegre’ di Arcore. Ci rasserenano i dettagli sul ricovero, che per bocca del legale di Berlusconi non nascondono niente di grave, oltre all’esigenza di un check up post Covid: “Il presidente deve stare un po’ fermo”. Confermiamo, buona salute e lunga vita per Berlusconi, ma anche legittimo scetticismo sulla sistematica coincidenza tra sedute del processo e assenze per ricoveri ospedalieri, mai avvenuti negli intervalli tra un’udienza e l’altra, che lo vedono impegnato nel tentativo di compattare i frammenti di Forza Italia andata in pezzi da qualche tempo in qua. Ci permettiamo perciò di suggerire a Zangrillo la prescrizione al suo assistito vip-vip, di una visita psichiatrica, che gli vieti in permanenza di frequentare i tribunali, per ‘incompatibilità neurologica’ con il clima giustizialista delle aule dove si svolgono i processi a suo carico, ovvero che gli assicuri una sorta di legittimazione definitiva a starne lontano. Risparmierebbe a tutti noi lo stato di “ansia per la salute del meno male che Silvio c’è” e ai suoi legali la noiosa replica di motivazioni per esentare il suo assistito dalle sedute e dall’interesse morboso dei media per le allegre serate di Arcore.

A prescindere dall’appartenenza al mondo della moderazione centrista, storica pandemia mondiale del nostro Bel Paese, è da laurea in meridionalismo, per ora di quella ‘breve’, la ministra Mara Carfagna, titolare del dicastero per il Sud e la coesione territoriale, protagonista di una fronda interna a Forza Italia. Ha dato vita a un gruppo di parlamentari che a lei fanno riferimento, insomma a un’ennesima corrente centrista.  La signora Carfagna non ha perso tempo. Ragionando da sudista sulla redistribuzione dei miliardi UE, ha perentoriamente chiesto che siano occasione d’oro per sanare il gap economico Nord-Sud, destinando maggiori risorse al Mezzogiorno.  Draghi ha colto al volo la proposta, l’ha fatta sua, con dati alla mano della storica sperequazione tra le due Italie. Alle buone intenzioni seguiranno i fatti, o la presenza leghista nell’esecutivo in gangli decisivi dell’economia si opporrà al risarcimento del Sud, problema ritenuto marginale dai governi che hanno preceduto l’esecutivo Draghi? Occhi aperti!


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