MARADONA VINCE IN CASSAZIONE – UN GOAL ALL’INGIUSTIZIA

Sono trascorse solo poche ore da quando la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Angelo Pisani, difensore di Diego Armando Maradona, ha assegnato al campione l’ultima vittoria, proclamando la sua innocenza dopo trent’anni di persecuzione del Fisco italiano. Trent’anni che hanno avvelenato l’esistenza del Pibe, segnando l’inizio di quella parabola discendente che nel novembre scorso ne ha definitivamente segnato il destino.

«Una vittoria postuma, quella in Cassazione, dal sapore amaro – commenta a botta calda l’amico ed avvocato Pisani – ma pur sempre l’affermazione di quella verità che noi conoscevamo fin dall’inizio, il trionfo della Giustizia sulle torture inflitte dalla burocrazia non solo a lui, ma anche a tanti italiani».

 

Cosa ha stabilito esattamente la Suprema Corte?

La Cassazione ha messo la parola fine ad una vicenda durata oltre 30 anni, stabilendo che Diego non è mai stato un evasore fiscale. Del resto, come abbiamo sostenuto fin dall’inizio, quella violazione fiscale non è mai esistita. Anzi, pur non esistendo, era stata anche pagata dal datore di lavoro di Maradona, la Società Calcio Napoli. Quindi, pagato il condono, non si sarebbe più dovuto nemmeno parlare di quella vicenda, perché quel condono andava esteso, come per Careca ed Alemao, anche a Maradona. Ma purtroppo la burocrazia, il Fisco, i responsabili di quel procedimento, che risponderanno di tutti i danni ingiustamente causati, ma anche i tanti sciacalli e diffamatori, hanno voluto strumentalizzare il nome di Diego Armando Maradona.

Il campione è stato usato solo perché si chiamava Maradona. Si è punito lui per punire tanti contribuenti.

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Quindi ci sarà una richiesta di risarcimento danni?

Certo, Maradona dovrà essere risarcito di tutti i danni, gli abusi e le strumentalizzazioni che ha subito per tanti anni, non solo dal Fisco, ma anche da tanti falsi moralisti, sciacalli, burocrati.

 

Ritiene che questa vittoria possa segnare un precedente importante in favore dei contribuenti?

Ne sono sicuro e, anzi, Diego e io vogliamo dedicare questa vittoria a tanti contribuenti vessati, a tanti cittadini che a causa del fisco hanno perso la casa, l’auto, i propri beni, alle persone che hanno sofferto per le ingiustizie, le violazioni da parte delle istituzioni che avrebbero dovuto tutelarli. La Cassazione finalmente ha messo il punto, E noi, orgogliosi di aver tifato per la verità, per la giustizia, fieri di aver difeso Maradona, continuiamo a difendere tutte le vittime innocenti. Anche se in Italia è più difficile difendere un innocente che un colpevole.

 

 

Il calvario giudiziario di Diego Armando Maradona con il Fisco italiano è stato ripercorso da Angelo Pisani nel fresco di stampa L’AVVOCATO DEL D10S – Un’arringa in difesa di Diego Armando Maradona (LOG Edizioni), con prefazione di Maurizio De Giovanni e contributi di Gianni Minà e Nicola Graziano.

 

Ne pubblichiamo alcuni brani tratti dal quarto capitolo intitolato I Falli del fisco, nel quale Pisani anticipava ampiamente il verdetto favorevole della Cassazione.

 

 

 

 

 

 

I falli del fisco

 

 

Angelo Pisani e Diego Armando Maradona.

 

(…) già al tempo in cui apparve a Napoli, faceva di Maradona non solo un calciatore e non solo uno sportivo. Maradona era già potenzialmente un’azienda, quello che oggi chiamiamo brand ossia la sua eredità incalcolabile, capace da solo di attrarre sponsorizzazioni di grandi dimensioni. Una caratteristica che oggi è più tipica e riconosciuta, una caratteristica a cui siamo oramai abituati. Certamente possiamo chiamare azienda personaggi del calcio contemporaneo come Lionel Messi o come Cristiano Ronaldo, o anche come David Beckham, se guardiamo a un passato abbastanza recente.

(…)

 

In base già al suo primo contratto, quello sottoscritto nel 1984, dunque nei giorni del suo arrivo in Italia, Diego diventa a tutti gli effetti «un dipendente» del Napoli, come accade al rapporto di lavoro che ogni altro calciatore ha col suo club. L’atleta è tenuto a offrire le sue prestazioni sportive con ognuno degli obblighi connessi – allenamenti, vita sana, rispetto della maglia, osservanza del regolamento interno ecc. – e la società è tenuta a pagargli, generalmente in dieci tranche annuali, lo stipendio pattuito. «Il club agisce da sostituto d’imposta, versa cioè al dipendente lo stipendio netto dichiarato e al fisco le tasse applicate su quell’importo». Dal giorno in cui, nel 1989, entra in vigore il nuovo accordo, quello che fissa il compenso per lo sfruttamento dell’immagine, le imposte del contratto aggiuntivo si pagano invece nel paese in cui ha sede la società che rappresenta il calciatore, o nel suo paese d’origine, se l’atleta si gestisce da solo e non ha alle spalle società che amministrino i suoi rapporti con gli sponsor. E fu proprio a partire da questo momento, da quel 1989 in cui si inaugurarono le modalità innovative del secondo contratto di Diego, che le autorità tributarie italiane approfondirono la loro lunga e accuratissima indagine e affinarono gli artigli.

 

(…)

 

Inizia la guerra mediatica. Il sistema esattoriale si lancia all’inseguimento del campione, serviva colpirne uno per educare, anzi inginocchiare, tanti altri e riscuotere le pretese stile medioevo. La fase violenta della persecuzione a Maradona si inaugura ufficialmente il 12 febbraio del 2001. Stavolta il set è l’aeroporto internazionale di Fiumicino. Qui si mette in scena ciò che è destinato a diventare uno dei primi spot più riusciti a vantaggio del sistema italiano, uno spot che somiglia tanto a quello utilizzato nel maggio del 1982 ai danni di Sophia Loren, che fu arrestata in questa stessa aerostazione. Il messaggio non vuole avere alcun risvolto subliminale, è anzi aggressivo e brutale, ovviamente rivolto al popolo dei contribuenti italiani: qui non si guarda in faccia a nessuno, né si teme nessuno, tutti devono pagare le tasse, tutti, anche chi è in difficoltà, anche chi non ce la fa, anche chi è in credito con lo Stato che non paga. Tutti devono pagare senza fiatare, altrimenti si finisce male. Il diritto di difesa è un optional, per Maradona neanche la possibilità di capire e tutelare i suoi diritti.


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