Impossibile convivenza

Un quotidiano nazionale, fino a non molto tempo fa in sintonia con l’affiancamento mediatico della sinistra, ospita con tanto di richiamo in prima pagina (perché ‘onorato’ di cotanta prestigiosa presenza?) il pensiero della patriottica ‘borgatara’ Meloni. Ella s’immette nel periglioso territorio dell’analisi politica e s’ingegna a motivare il “no” all’esecutivo salva Italia che la scombussolata confraternita dei partiti, del ‘tutti insieme appassionatamente’, sembrerebbe proporre da subito come il futuro da affidare alle cure di un avvocato matrimonialista, chiamato a governare l’atto di separazione per incompatibilità. Certo la speranza, come si dice? l’ultima a morire, si alimenta con l’ottimismo della ragione, affinché il fuoco ‘amico’- ‘nemico’ dei destrofili imbarcati nell’esecutivo sia smorzato dal banchiere Draghi, prestato alla politica. La Meloni pensa (ed è già un notevole sforzo) che l’europeismo (per lei il demone da esorcizzare) rischia di diventare una foglia di fico dietro la quale coprire un’operazione, quella del governo Draghi, costituzionalmente legittima, ma guidata da un premier non eletto…racconto, che fa dell’Italia una nazione arretrata e non un’avanguardia come si vuole far credere. Conclusione muscolare: “Fratelli d’Italia non si piegherà mai”. Meno male, questo epilogo di un lungo sproloquio rassicura cuore e mente della democrazia.

Il patatrac c’è stato e non gli è estraneo Di Battista, che per trascorsi e strane empatie potrebbe convergere nel sovranismo destrofilo della Lega, perché no, di concerto con qualcuno dei 15 grillin-grullini che hanno votato no all’esecutivo Draghi e degli otto assenti. La disintegrazione dei 5Stelle degenera forse in ritardo se si risale mentalmente alle improvvise e improvvisate origini del Movimento, generato dall’ambiguità dell’antipolitica impersonata da Casaleggio, incernierato nella piattaforma Rousseau senza controllo incrociato e sul presupposto di sventare l’insidia dell’essere partito, ma anche di interpretare l’eroismo di mani pulite e onestà, condite purtroppo di baldanza goliardica, quanto friabile. Tra espulsioni, fughe, inquisiti e condannati, la creatura di Grillo è visibilmente deperita e non sembra guaribile dal dimagrimento, in assenza di appropriate terapie. La prossima scadenza elettorale delle amministrative nelle maggiori città è in agguato e proporrà ai 5Stelle l’alternativa tra la definitiva eclissi del Movimento e l’estrema soluzione di fondersi con altri, per esempio con il Pd.

Il ‘carrocciaro’ leghista: “Europeismo? Sì (come, sì?), ma se l’Europa impone disoccupazione (!?!?), chiusure (!?!?) e sbaglia a ordinare i vaccini, criticarla non è un diritto, è un dovere”. Il neo, finto mansueto Salvini, costretto a ingoiare il rospo delle bacchettate di Draghi su Euro ed europeismo senza se e senza ma, pretende di mettere un’ipoteca sui miliardi del Recovery Plan e spara la richiesta di concludere i lavori del contestato Tav, ma non si accontenta e azzarda l’idea di investire nel ponte sullo stretto di Messina, follia svergognata universalmente. Intanto da elementi dell’eversione leghista, per nulla coinvolta dal buonismo salviniano e di Giorgetti, partono bordate di insulti all’esecutivo, compreso Draghi. La vera anima del sovranismo? Il timore è che si manifesterà con frequenza incompatibile con il governo dell’unità invocato dal premier (“Non è un’ opzione, a un dovere”).


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