Arsenico: vecchi e nuovi ‘merletti’

Cicuta, arsenico, cianuro, aconite, belladonna: uno di questi strumenti di morte celebrati da Agata Christie nel suo “Arsenico e vecchi merletti” satura la cistifellea di non pochi eletti del popolo, che per dimostrare di esistere, ne spargono a iosa sul bersaglio di loro simili. Fresca, fresca, è la dose letale somministrata, chissà se con la complicità di un barista amico, nel caffè del premier Conte, colpito e affondato dalle bordate congiunte della destra, capeggiate dal vendicativo inventore di Italia Viva, al secolo Matteo Renzi, che aperta la crisi deve spiegare il fattaccio della trasferta da invitato speciale in casa del tiranno arabo Mohamed bin Salaman, gratificata con una ‘parcella’ di 80mila euro e trasferimento in aereo privato del despota.

Tra i numerosi soci del club ‘neutrale’ del gruppo misto, Lupi e sue parole, testuali: “Il comizio di Conte un grave errore, giusta fine di giorni indegni”. Questo il velenoso commento a un ultimo segno di correttezza istituzionale, alla signorilità, che ha connotato l’abnegazione del professore prestato alla politica, senza pause, profusa con esemplare impegno “per il bene degli italiani”, come ha detto lui stesso più volte e a ragione.

Lo dico non da fan di Conte, ma da insospettabile supporter di un esecutivo della sinistra, l’unico accreditato per corrispondere al dettato costituzionale che garantisce il rispetto dei diritti a tutti gli italiani. Lupi, a nome dei partecipanti al complotto per il the end del governo giallorosso, ha inveito con rabbiosa veemenza contro Conte, che nel lasciare l’incarico di premier e con le due Camere in stand by per ovvi motivi, nella piazza di palazzo Chigi, ha pubblicamente ringraziato i partiti dell’alleanza di governo e, per fugare ogni maldicenza di fake news, ha rivolto a Draghi i suoi sinceri auguri di buon lavoro.  Lupi è, che dire, tra quelli che probabilmente se ne fregano del bene comune e partecipano agli incontri esplorativi del presidente incaricato da Mattarella, per pretendere che l’esecutivo nascente sia politico, ovvero che inglobi uomini di partito, in vista dello tsunami di euro in arrivo dall’Europa. Per molti è la premessa ineludibile del ‘via’ a Draghi e spiega chiaramente i perché del tentennamento strategico di Salvini, del suo “sì, ma prima i contenuti”, del più roccioso ‘ci asterremo” della Meloni. Riuscirà il salvatore della Patria a contenere la bulimia dei pretendenti alla spartizione dei miliardi europei? Resisterà alle pressioni in corso per defenestrare i titolari di ministeri e per esempio di Speranza, che Locatelli, cioè il più autorevole scienziato alle prese con il Covid, ha elogiato per aver governato al meglio l’emergenza pandemica? Sarà deciso nel confermare il protocollo, che di recente ha cancellato il decreto disumano di Salvini in tema di migranti e che il ‘carrocciaro’ ha già poso tra le pregiudiziali per sostenerlo? È ipotizzabile un esecutivo in cui convivano esponenti della Lega e dei 5Stelle, nemici giurati, come conferma la bugia spudorata di Salvini, che ieri ha inventato a favore di telecamera l’intenzione di Grillo di introdurre la patrimoniale, che peraltro non sarebbe un’idea impropria, se tarata sulla progressività, cioè più tasse per i ricchi, meno per chi le paga anche per loro? E il Pd? Avrà l’autorevolezza e il potere contrattuale per indurre Draghi a non disperdere quanto di positivo lascia in eredità il governo giallorosso?

In poche, laconiche righe, l’ospedale di Omsk, dove è stato ricoverato   Navalnj per l’avvelenamento, ha comunicato la morte di Maksimishin Sergey Valentinovich, stimatissimo medico che ha curato lì dissidente russo. La nota parla di ‘morte improvvisa’ e così laconica, la notizia apre forse un nuovo capitolo sui metodi dittatoriali instaurati da Putin. Forse Valentinovich sapeva chi ha avvelenato Navalnj e per conto di chi?

Il machismo è una patologia mondiale. L’incredibile Yoshiro Mori, presidente del comitato olimpico giapponese: “Le donne? Parlano troppo” Sessismo becero è la reazione diffusa a questo sgarbo mondiale, che si sostanzia con la presenza di solo 5 donne su 23 membri nel comitato olimpico. Yoshiro non si contiene e afferma: “Le donne. Se ce ne fossero molte in consiglio, le riunioni non finirebbero mai.  Bisognerebbe limitare la durata dei loro interventi, perché faticano a concluderli e risultano fastidiose”. Non finisce qui. La cronaca racconta che chi ascoltava l’‘emerito’ presidente ha riso di cuore alla sua esternazione ultra maschilista.


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