Non fa neanche in tempo per riconquistare la ribalta nazionale nella vomitevole sceneggiata della crisi governativa che lo becca la randellata della maxi inchiesta della procura di Reggio Calabria sulle super connection a botte milionarie fra ‘ndrine, politici e imprenditori.
Lui è Lorenzo Cesa, uno dei più impresentabili tra gli impresentabili di sempre. Che si è subito proclamato del tutto estraneo a quella robaccia, immacolato come un giglio, e ha mostrato tutto il suo coraggio a prova di bomba dimettendosi della presidenza della prestigiosa UDC.
Fino a qualche ora fa ago della bilancia nella crisi più incredibile che l’Italia abbia mai conosciuto, l’Udc. E lui, Cesa, tra i più corteggiati dall’entourage contiano, la vera donzella più bella del reame.
E poi ha addirittura rifiutato quel corteggiamento, il Cesa tutto d’un pezzo (di cosa?). Sdegnoso, incomprabile, incorruttibile fino al midollo.
Detto fatto, in tempo reale Nicola Gratteri lo inchioda con la sua maxi inchiesta sulle ‘ndrine che hanno fatto corpo unico con politici, imprenditori e affaristi calabresi. Proprio la candida Udc è il collante. E lui, Cesa, il capo in testa.
Miracolato, pronto a incamminarsi verso Lourdes, il sempre più Dc Conte. Figurarsi la possibile sceneggiata nella sceneggiata: una Udc fresca di nozze con la ‘maggioranza’ (sic) governativa e fresca di accertate altre nozze ‘ndranghetiste.
Per raccogliere un bel ‘gruppo’ Giuseppi forse fa meglio a rivolgersi a cosche e clan di mafia e camorra.
Non fanno tanto i preziosi.
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